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Attualità

Il piano Madagascar.

di Raul Hilberg

Fino al 1940, i programmi di emigrazione si erano limitati a prevedere il trasferimento di diverse migliaia di ebrei, 150.000 nel caso del piano Schacht.

Il progetto Madagascar riguardava milioni di Ebrei. I suoi fautori volevano liberare dalla popolazione ebrea tutta la zona del Reich-Protettorato e tutta la Polonia occupata. L’idea, a grandi linee, fu promossa dalla sezione III dell’Abteilung Deutschland del ministero degli Esteri (l’Abteilung Deutschland, del resto, doveva dedicare molte delle sue attenzioni alle questioni ebraiche).

Il piano venne trasmesso a un ufficio vicino che lo accolse con favore: L’Ufficio centrale della Sicurezza del Reich diretto ha Heydrich. Quest’ultimo fu entusiasta dell’idea.

La reazione più che favorevole di Heydrich si spiega perfettamente se si prende in esame il progetto. Ricordiamo in sintesi che il Madagascar, isola africana, doveva essere ceduta dalla Francia alla Germania con un trattato di pace.

La marina tedesca si sarebbe riservata le basi migliori dell’isola, e il resto del Madagascar sarebbe stato posto sotto la giurisdizione di un governatore della polizia che avrebbe risposto direttamente a Heinrich Himmler.

La zona controllata dal governatore della polizia doveva diventare riserva ebraica. Quanto al trasferimento degli Ebrei, sarebbe stato finanziato con le proprietà che questi erano costretti a lasciare nei territori di partenza.

Questo piano, secondo l’Abteilung Deutschland, era di gran lunga preferibile all’insediamento di una comunità in Palestina. Innanzitutto, la Palestina apparteneva al mondo cristiano e musulmano. Poi, trasferiti nel Madagascar, gli Ebrei avrebbero potuto servire da ostaggi per garantire la buona condotta dei loro “compagni di razza” in America.

Heydrich non sapeva che farsene di quegli argomenti. A lui bastava che la quasi totalità dell’isola fosse governata dalle SS e dalla polizia. Ma il piano Madagascar non vene mai varato. Si fondava su un trattato di pace con la Francia, ma questo trattato dipendeva dalla fine delle ostilità con l’Inghilterra.

Se non si poneva un termine al conflitto, non ci sarebbe stato un trattato di pace, e senza trattato di pace non c’era il Madagascar.

Il piano Madagascar fu l’ultimo importante tentativo destinato a “risolvere il problema ebraico” con l’emigrazione. (Raul Hilberg, “La distruzione degli Ebrei d’Europa”, Tomo II, pagg. 435-436, Einaudi).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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