Categorie
Attualità

Il mondo che ci è cambiato sotto i piedi.

di Pankaj Mishra

Il mondo dei diritti individuali, delle frontiere aperte e del diritto internazionale si sta allontanando rapidamente.

Oggi, la recinzione statunitense lungo il confine messicano, la pratica australiana di imprigionare i richiedenti asilo al di fuori del suo territorio (vogliamo parlare della deportazione in Albania decisa dal governo Meloni?, ndr), l’aperto incitamento rivolto da un ministro ai nazionalisti inglesi di estrema destra e la crescente ossessione di molti giovani uomini per “il genocidio bianco”, la “Grande Sostituzione” e altri scenari apocalittici prospettati all’inizio del Ventesimo secolo, rendono idealmente visibile il ritorno a casa del suprematismo bianco nel cuore dell’Occidente moderno.

il 7 ottobre 2023 e il suo feroce atteggiamento difensivo si è infiammato, quando Hamas ha distrutto, in modo definitivo, l’aura di invulnerabilità di Israele.

Quest’assalto a sorpresa da parte di persone che si presumeva fossero state schiacciate rappresenta, per molte maggioranze bianche turbate e inorridite, la seconda Pearl Harbor del Ventunesimo secolo, dopo l’11 settembre.

È come è già successo, la percezione diffusa che il potere bianco sia stato pubblicamente violato, ha “scatenato”, secondo le parole di John Power, “una rabbia che rasenta la furia omicida”.

Nel tentativo di riconquistare la propria immagine di potenza attraverso un vasto bagno di sangue, Israele e i suoi sostenitori oggi barcollano verso la “terribile probabilità” delineata in passato da James Balwin: che i vincitori della storia, “lottando per mantenere ciò che hanno rubato ai loro prigionieri, e incapaci di guardarsi allo specchio, scateneranno un caos nel mondo che, se non porrà fine alla vita su questo pianeta, provocherà una guerra razziale, di dimensioni che il mondo non ha mai visto”.

Abbiamo già assistito a Gaza – dopo i milioni di morti evitabili durante la pandemia – a un’altra fase di quella che l’antropologo sociale Arjum Appadurai chiama “una vasta correzione malthusiana mondiale” che è “orientata ad approntare il mondo per i vincitori della globalizzazione, senza il rumore scomodo dei suoi perdenti”.

Non è esagerato affermare che raramente la posta in gioco etica e politica è stata più alta. Le atrocità di Gaza, approvate, addirittura santificate, dalla classe politica e mediatica del mondo libero, e sfacciatamente promosse dai suoi autori, non si sono limitate a devastare una già debole fiducia nel progresso sociale. […]

Possiamo ancora salvare delle visioni di giustizia e solidarietà dalle sfide a somma zero per i riconoscimento a l’identità e dalla strane competizioni per l’innocenza?

Di fronte a Gaza, dobbiamo fare di più che esprimere rabbia, dolore, disgusto o senso di colpa, perché né la venerazione delle vittime né il disprezzo dei carnefici ci aiuteranno a trovare una via d’uscita dall’empasse globale. […]

Chi si oppone alla ferocia israeliana e alla propaganda occidentale basata sull’omissione e l’offuscamento non può aspirare a molto di più. Rischia di restare con l’amaro in bocca per tutta la vita.

Ma le manifestazioni di indignazione e gli atti di solidarietà che hanno avuto luogo in questi mesi potrebbero avere in qualche modo alleviato la grande solitudine del popolo palestinese.

E possono offrire una speranza per il mondo dopo Gaza, (Pankaj Mishra, “Il mondo dopo Gaza”, Guanda.)

Share this nice post:
Share this nice post:
Share and Enjoy:
  • Print
  • Digg
  • StumbleUpon
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Yahoo! Buzz
  • Twitter
  • Google Bookmarks
Share

Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: