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Attualità

Il primo esperimento storico di un governo di centro sinistra fu un disastro, che si è ripetuto nel tempo, fino ai giorni nostri.

di Luciano Canfora

Un accordo tra Spd e Uspd era impensabile, dopo che appena pochi giorni prima delle elezioni, Noske, commissario del popolo all’esercito (ed esponente socialista di spicco) aveva domato manu militari la rivolta spartachista in un quartiere di Berlino espugnando personalmente la sede del «Vorwärts» occupata e dopo che indisturbati Freikorps avevano massacrato Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg quattro giorni prima delle elezioni (15 gennaio).

Ma la soluzione parlamentare era pronta: il centro-sinistra. […]

Sul peso dell’affrettata e impotente insurrezione spartachista sulla vicenda politica di quel cruciale gennaio 1919 si è molto speculato.

Il perbenismo socialdemocratico si è speso tutto in difesa di Noske, per scagionarlo dalla responsabilità dell’assassinio di Liebknecht e della Luxemburg.

Tempo sprecato, visto che il problema non era chi avesse armato la mano degli assassini affiliati ai Freikorps bensì che la neonata «democrazia» tedesca tollerasse – per spirito legalitario – l’esistenza dei Freikorps, gruppi paramilitari e revanscisti, il cui revanscismo per ora si sfogava nella violenza contro i militanti di sinistra.

Il loro apporto alla nascita del movimento nazista è ben noto.

Peraltro un po’ di gratitudine dall’estrema destra Noske se la guadagnò con la sua azione (egli era ministro dell’Esercito e della Marina, e dunque avrebbe dovuto sciogliere i Freikorps e distruggerli con ben altra violenza di quella che consacrò ad espugnare la sede del «Vorwärts»). […]

Ad ogni modo, la tesi che l’insurrezione spartachista avrebbe spostato a destra l’opinione pubblica negli ultimi giorni di campagna elettorale è fragile.

Il governo Ebert-Scheidemann-Noske fece di tutto per dimostrare ai borghesi impauriti che la socialdemocrazia sapeva schiacciare il pericolo «anti-democratico» proveniente da sinistra.

Il sangue abbondantemente versato fu garanzia della «democraticità» della dirigenza socialdemocratica.

Il contraccolpo elettorale poté averlo, semmai, l’Uspd che, per semplificazione polemica molto comoda in campagna elettorale, veniva tout court assimilata – dalla propaganda di quasi tutti gli altri (fatta eccezione per il Partito Democratico) – alla Lega di Spartaco.

Insomma, la sconfitta elettorale fu bruciante per la socialdemocrazia, nella cui vicenda elettorale weimariana quel deludente risultato rimase pur sempre il massimo storico. (Luciano Canfora, “La democrazia”, Editori Laterza.)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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