La leggenda professionale voleva che ai giornalisti venissero i calli, per via delle suole di scarpe consumate a caccia dei fatti, da cui ricavare la notizia da raccontare ai lettori.
Attualmente, i giornalisti italiani consumano il fondo dei calzoni a furia di posare le natiche sulle poltroncine dei talk show.
Tuttavia, ci sono momenti di pura innovazione della professione.
Non mi riferisco solo a quella sporca dozzina di mestatori al soldo di fogliacci di destra – clienti di denaro pubblico – che fanno coro, canto e controcanto alle veline di Palazzo Chigi. Che non sarebbe un’innovazione, dal momento che sembrano novelli epigoni dell’Agenzia Stefani, che tante soddisfazioni diede al regime fascista. (*)
Il fatto è che ho recentemente sentito un decano del giornalismo italiano dire candidamente in tv che le sue erano precise intuizioni, scaturite dalle parole pronunciate da altri in tv.
Eccola l’innovazione, in tutto il suo splendore: ieri dai fatti alle opinioni, oggi dalle opinioni alle illazioni.
Il nostro eroe era nientepopòdimenoche Paolo Mieli. Il programma era 8 e 1/2, che sarebbe meglio ri-titolare 6 meno meno.
(*) Durante il periodo fascista, l’Agenzia Stefani divenne lo strumento di propaganda del regime di Mussolini, controllata dal governo per manipolare e diffondere informazioni a favore del fascismo.