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Attualità

Le origini del vassallaggio.

di Luciano Canfora

“La situazione era resa ancora più imbarazzante perché nel corso della discussione, già il 16 marzo (1949, ndr), emerse la questione, formalizzata nell’emendamento presentato da Togliatti, della eventuale concessione di basi militari di altri paesi sul nostro territorio.

L’emendamento non poneva più in discussione l’adesione al Patto (Atlantico, ndr) ma la condizionava all’impegno di non concedere «a nessun governo straniero l’uso del territorio nazionale per l’organizzazione di basi militari di qualsiasi genere».

Gronchi, che presiedeva, era noto come non proprio favorevole all’adesione al Patto e dopo poco affidò la presidenza della seduta al vicepresidente Gaetano Martino.

Interpellato dal proponente, il governo – nella persona del presidente del Consiglio, De Gasperi – formulò una risposta destinata ad essere smentita dai fatti:

«Nessuno ci ha mai chiesto basi militari, e d’altra parte non è nello spirito dei patti di mutua assistenza fra Stati liberi e sovrani, come è il Patto Atlantico, di chiederne e concederne».

È possibile che De Gasperi lo pensasse davvero.

Sta di fatto che l’emendamento che avrebbe vincolato l’adesione al Patto al preventivo rifiuto di accogliere basi militari sul nostro territorio non fu messo ai voti perché – sostenne De Gasperi – già metterlo ai voti avrebbe significato «insinuare che sia in noi una convinzione diversa»!” (da “Sovranità limitata” di “Luciano Canfora”). 

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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