Lo scambio Sala-Abedini si è felicemente concluso. Come anticipato per tutta la giornata di domenica da strane e cadenzate indiscrezioni telecomandate sulla stampa, il ministro Nordio ha ordinato la scarcerazione dell’ingegnere iraniano. Adedini è già in Iran.
Possiamo scrivere la parola “fine”’? E no!
“Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad”, si legge nella nota ufficiale diffusa dal ministero della Giustizia.
“In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana – si legge sempre nella nota del ministero – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”.
Adesso, se non vi dispiace, vorremmo sapere chi è stato tanto servile con gli USA da inventarsi un’estradizione impossibile.
Mentre si fantastica di telefonate tra la polizia italiana e i servizi americani per l’arresto, di via libera che sarebbero stati dati da Biden e Trump per la scarcerazione, la domanda a cui il governo italiano deve dare precisa risposta è: visto che non c’erano gli estremi dell’estradizione, chi ha ordinato e predisposto l’arresto del cittadino iraniano a Malpensa lo scorso 16 dicembre?
Per essere più precisi: agli ordini di chi gli agenti della polizia italiana hanno prelevato il passeggero all’aeroporto per associarlo al carcere di Opera?
Non è difficile rispondere, basta semplicemente raccontare la verità, invece che le stravaganti versioni alla “tomo tomo cacchio cacchio” che abbiamo sentito fin’ora.