di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Si tratta di un’iscrizione tecnica, per dare modo ai sette di nominare gli avvocati che li rappresentino lunedì 23 dicembre, quando è fissata l’autopsia della vittima.
Si tratta di Patrizio Randazzo, alla guida del mezzo investitore e, tra gli altri, di Antonio Benvenuti, Console della Culmv, del general manager di Psa Roberto Goglio, di Paolo Casali, head of services di Psa e di Marco Ferrari, direttore ingegneria civile di Psa Italy Services.
Il quadro delle indagini è complicato, perché la dinamica dell’incidente appare incompatibile con il colpo di sonno di cui ha parlato Randazzo, che era comunque al secondo turno di lavoro consecutivo.
Sullo sfondo c’è lo scambio di accuse incrociate tra le varie componenti che agiscono nel Porto di Genova. La vedova di Macciò parla apertamente di favoritismi all’interno della Culmv, sostenendo che vengono fatti lavorare soci in condizioni psicofisiche non buone o addirittura sotto l’effetto di stupefacenti.
Randazzo ad esempio è risultato positivo ai cannabinoidi: scrive Repubblica che nel 2021 gli era stata ritirata la patente e che ha potuto continuare a lavorare nei terminal solo grazie all’intervento diretto di Benvenuti.
Non ci vanno leggeri nemmeno gli autotrasportatori, secondo i quali i soci Culmv guidano i trattori portuali con molta leggerezza e ampio uso dei telefonini.
Volano gli stracci, insomma, e in una situazione del genere è difficile accertare cosa è vero e cosa no. Anche perché non esiste un controllo dei carichi di lavoro nel porto, il cui eccesso viene indicato da Randazzo come causa dell’investimento di Macciò.
Sta di fatto che i terminalisti non sanno se un socio Culmv è reduce da un turno di lavoro precedente, né l’Autorità di sistema portuale è mai riuscita a fare ordine nella materia. Su tutto questo dovranno lavorare gli inquirenti, coordinati dal pm Arianna Ciavattini.