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VERITÀ E GIUSTIZIA PER ELENA

Elena Nadirashvili

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Elena Nadirashvili, georgiana di Tbilisi, aveva 55 anni ed era una brava badante, come testimoniano le famiglie per le quali aveva lavorato. L’ultimo rapporto di lavoro le è stato fatale.

Dopo aver concluso un incarico a Napoli il 23 luglio 2024, ne aveva iniziato uno nuovo il 1° agosto, per assistere una signora anziana in una famiglia di Torre del Greco che ha una casa al mare a Palinuro.

Le viene chiesto di raggiungere l’abitazione estiva con il treno da Salerno. Le fanno subito un contratto, cosa che raramente capita alle georgiane: vengono infatti da una realtà difficile e di solito accettano i lavori più umili e meno garantiti.

Il lavoro non sembra male, lo testimonia un video realizzato l’11 agosto da Elena, in cui si vedono l’anziana e un suo famigliare, nella cucina di Palinuro. Una serenità che durerà ancora per poco.

Il 14 agosto l’anziana tenta di accendere un barbecue a gas e viene avvolta da una fiammata improvvisa. Urla, la badante accorre e le fiamme investono anche lei, causandole gravi ustioni.

Intervengono i vicini, che chiamano i soccorsi: la situazione è grave ed Elena viene trasportata con l’elisoccorso al Cardarelli di Napoli dove la ricoverano nel reparto grandi ustionati. È cosciente, soffre moltissimo ma riesce a parlare, anche se a fatica.

Dopo un paio di settimane contatta i datori di lavoro per chiedere sostegno e aiuto, ma trova un muro di gomma. Arrivano a dirle di prendere un interprete “perché non si capisce cosa dici”, eppure dalle sue chat si evince che parla italiano discretamente e tra i suoi documenti conserva i quaderni usati per studiare la nostra lingua.

Ottiene soltanto che qualcuno le porti i suoi indumenti in ospedale, lasciandoli fuori dal reparto: niente contatti. Elena non si arrende e a ogni suo risveglio dalla sedazione prova nuovamente a contattare la famiglia: le interessano soprattutto i documenti per rinnovare il permesso di soggiorno.

Elena resiste per quattro mesi in terapia intensiva poi, sabato 16 novembre, finisce di soffrire.

Senza un gesto dai suoi datori di lavoro, senza aver ricevuto un euro, tanto meno i documenti richiesti. Per lei parla il contratto, che risulta ancora in essere. Di lei nessuno si interessa, le poche notizie circolate sui media parlano addirittura di un incidente occorso a una turista.

Poco prima di morire ha ricevuto un po’ di sollievo dall’arrivo dei fratelli: volevano trasferirla in Germania per tentare di salvarla, ma era troppo tard

i. La Rete nazionale dei lavoratori domestici si è messa subito a disposizione dei familiari di Elena Nadirashvili, perché la morte della badante venga riconosciuta come esito di un infortunio sul lavoro.

Il corpo è pronto per il ritorno in patria, in una bara di zinco saldata per rallentare la decomposizione. Il rito ortodosso è già stato celebrato. Elena attende verità e giustizia.

#elenanadirashvili#LavoroDomestico

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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