“Netanyahu e il suo governo devono pagare non solo per quello che hanno fatto ai palestinesi di Gaza, ma anche per quello che la loro politica ha comportato per la stessa Israele”.
I morti di Gaza sono opera di uno Stato che si proclama a gran voce democratico, l’unica democrazia del Medio Oriente, ma che non esita a colpire vecchi e bambini per uccidere un solo capo di Hamas.
Un capo che sarà sostituito da un altro dopo pochi giorni.
E gli ebrei del mondo, di quella diaspora che si riempie la bocca e la mente di etica ebraica e di pensiero ebraico, come possono accettarlo senza reagire?
Come possono parlare solo dell’antisemitismo senza guardare a ciò che in questo momento lo fa divampare, la guerra di Gaza?
L’unico modo in cui possono farlo è se davvero credono che tutti gli arabi, che tutti i palestinesi, siano terroristi pronti a sgozzarli.
Non voglio pensare che sia così, preferisco vedere in questo il volto terribile della vendetta.
[…]
“Il percorso di Israele appare sempre più come un vero e proprio suicidio.
L’escalation del governo israeliano non si ferma e aggiunge ogni giorno nuovi morti nei bombardamenti, nuove violenze, nuove dichiarazioni provocatorie dei suoi ministri. Israele restituisce colpo su colpo.
Ma è davvero questa la strategia vincente?
Forse presto questo governo di estremisti cadrà e le bombe smetteranno di uccidere civili a Gaza. E in qualche misura, coi necessari compromessi, la vita ripartirà in Israele e nei territori palestinesi.
Compromessi, perché dopo questa terribile esplosione di odio la strada non dico per la pace ma per una semplice convivenza è lunga.
Le ferite devono rimarginarsi, quello che è stato distrutto deve almeno iniziare ad essere ricostruito.
Netanyahu e il suo governo devono pagare non solo per quello che hanno fatto ai palestinesi di Gaza, ma anche per quello che la loro politica ha comportato per la stessa Israele.
Gli israeliani dovranno trattare con Hamas, colpevole della terribile strage del 7 ottobre, ma i palestinesi dovranno trattare con chi è colpevole di aver distrutto le loro case e ucciso le loro famiglie.
Non possiamo dare per scontato che l’odio lasciato da tutti questi traumi cesserà un giorno. Ma non ci sono altre strade che questa.” (da “Il suicidio di Israele” di Anna Foa, Editori Laterza).