di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Di Lorenzo Parelli, lo studente 18enne morto il 21 gennaio 2022 alla Burimec di Pavia di Udine nell’ultimo giorno di stage, si era parlato molto nello scorso fine settimana per la firma di Confindustria sotto la “Carta di Lorenzo”, una dichiarazione di intenti in cui le aziende promettono di tutelare la sicurezza degli studenti impegnati nella cosiddetta alternanza scuola-lavoro (si chiama in realtà PCTO, “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, uno di quei nomi pomposi che servono solo a nascondere le magagne).
Se ne torna a parlare oggi, martedì 29 ottobre 2024, dopo le condanne inflitte con il rito abbreviato dal gip di Udine ai tre responsabili dell’incidente in cui Lorenzo perse la vita, colpito alla testa da una putrella.
Per tutti l’accusa era di omicidio colposo con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro: Claudio Morandini, l’operaio che doveva affiancare Lorenzo ma si era allontanato dalla postazione, è stato condannato a 3 anni di reclusione, stessa pena patteggiata dall’imprenditore Pietro Schneider; 2 anni e 4 mesi sono stati inflitti a Emanuele De Cillia, tutor aziendale, quel giorno assente perché colpito dal Covid.
Al di là della vicenda giudiziaria, resta la speranza che sia messo un punto definitivo alla sciagurata esperienza della scuola trasformata in succursale aziendale (nel caso specifico si trattava dell’Istituto salesiano Bearzi di Udine).
Gli studenti vanno a scuola per imparare, non per fornire manodopera a basso costo alle piccole aziende del territorio. I corsi di formazione li faranno una volta diplomati, a carico delle varie ditte.