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L’importanza dei partiti messianici in Israele.

“In Israele, la stessa preoccupazione per la fertilità fa sì che le cinque mogli dei leader dei partiti religiosi della coalizione che ha vinto le elezioni del primo novembre 2022 (governo Netanyahu VI, ndr) abbiano data alla luce ben 42 figli!

Gli Haredim (ultra-ortodossi) sono i primi in questo senso: nel 2020 rappresentavano il 20 per cento della popolazione ebraica e nel 2040 dovrebbero raggiungere il 35 per cento, ceteris paribus.

Il voto comunitario per la Jut (United Totah Judaism) (sette membri alla Knesset) assicura loro la maggioranza nelle città devote e a Gerusalemme ottengono il 24 per cento dei voti.

Lo Shas (che rappresenta i sefarditi tradizionalisti provenienti dai paesi arabi, di estrazione popolare e le cui famiglie sono prolifiche) detiene undici seggi, e i sionisti religiosi – altrettanto prolifici, soprattutto negli insediamenti della Cisgiordania – quattordici deputati.

In questo modo i partiti hanno un totale di trentadue seggi, a pari merito col il Likud di Netanyahu, e gli forniscono una base socio-ideologica che non ha subito vicissitudini nonostante il crollo del potere constatato il 7 ottobre.” (“Olocausti”, Gilles Kepel, Feltrinelli.)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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