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Raffaele Fitto, neo vicepresidente esecutivo, porta nella Commissione Europea un valore aggiunto tipicamente italiano.

(Fonte: Wikipedia).

Inchiesta “La Fiorita” per tangenti in sanità

Nel 2006 Fitto è stato indagato dalla Procura di Bari a seguito del finanziamento di 500.000 euro da parte di Tosinvest, società di Antonio Angelucci, alla lista La Puglia prima di tuttocreata dallo stesso Fitto in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo la Procura, tale somma sarebbe stata una tangente pagata per ottenere dalla Regione Puglia la gestione di undici residenze sanitarie assistite nell’ambito di un appalto da 198 milioni di euro[34].

Il 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere con gli arresti domiciliari di Fitto, nel frattempo diventato deputato. La Camera ha respinto l’autorizzazione all’arresto con 457 voti favorevoli su 462 presenti. Il 12 ottobre 2009 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Fitto, insieme a numerosi altri imputati[35], ritenuto colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d’ufficio e illecito finanziamento ai partiti. L’11 dicembre 2009 il giudice dell’udienza preliminareha rinviato a giudizio Fitto per abuso d’ufficio, due episodi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato e un altro abuso e lo ha prosciolto per gli altri reati[36].

Il 12 febbraio 2013 Fitto è stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici per i reati di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio, venendo assolto per gli altri capi d’imputazione[37][38]. Il 29 settembre 2015 viene assolto in appello perché “il fatto non sussiste”.[39]

Nel 2017 la Corte di cassazioneha confermato l’assoluzione, riconoscendo tuttavia «il diritto della Regione Puglia al risarcimento del danno».[40] A febbraio 2020 si è pertanto aperto il procedimento civile presso il Tribunale di Bari, che vede Fitto contrapposto alla Regione Puglia per un ammontare di 189.000 euro più gli interessi.[40]

L’inchiesta sulla gestione delle RSA

Complessivamente, i procedimenti civili che vedono Raffaele Fitto contrapposto alla Regione Puglia sono quattro, per un contenzioso di circa 21 milioni di euro.[40]

Tale cifra è in gran parte legata alla vicenda, che, peraltro, sul piano penale si è conclusa favorevolmente, con l’accoglimento da parte della  Cassazione del ricorso di Fitto.

I Giudici di legittimità hanno rinviato gli atti al giudice civile, a seguito della intervenuta prescrizione del reato.

Si  trattava dell’affidamento a privati di cinque residenze sanitarie assistenziali (RSA)pubbliche per effetto di una delibera della giunta regionale del 2004 che evidenziava carenze di personale pubblico, in contrasto con le dichiarazioni raccolte dai dirigenti sanitari secondo i quali la gestione pubblica diretta sarebbe stata possibile senza difficoltà.[40]Per tale vicenda la Corte di appello civile è stata chiamata a decidere sulla richiesta di risarcimento presentata dall’avvocatura della Regione Puglia, per un ammontare di 21 milioni di euro.[40]

Nel luglio 2021 i giudici hanno emesso una sentenza di condanna al risarcimento di 454.000 euro da parte di Fitto alla Regione Puglia.[41], con la quale, pur riconoscendo che l’on. Fitto non aveva provocata alcun danno patrimoniale, ha affermato la sussistenza del danno morale: la terza sezione della Corte di Cassazione, con sentenza dell’11 ottobre 2023, accogliendo in parte il ricorso dei difensori dell’On. Fitto, ha cassato tale sentenza con riferimento ai criteri di quantificazione del danno, ed ha rinviato alla Corte d’Appello di Bari, in diversa composizione per un nuovo esame.

Con la stessa pronunzia, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di Fitto di ottenere una diversa valutazione del fatto costituente il falso attribuitogli, essendo precluso al Giudice di legittimità la sua  rivalutazione , ritenendo inoltre la ipotetica risarcibilità del danno morale anche a favore di un ente pubblico, quale la Regione Puglia.

La Corte di Appello di Bari con due pronunce, rispettivamente dell’aprile[42] e del giugno[43]del 2022 ha respinto le richieste risarcitorie proposte dalla Regione, sicché allo stato sono ancora pendenti due giudizi.

Inchiesta sul fallimento Cedis

Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e di interesse privato del curatore fallimentareper aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis, all’epoca dei fatti in amministrazione straordinaria, a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all’imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia.

Prima dell’avvio del processo Fitto accusò i magistrati inquirenti di essere “un manipolo di legionari”[44][45] e ne denunciò l’operato presso il Consiglio Superiore della Magistratura che, il 4 aprile 2009 archiviò la denuncia e aprì un nuovo fascicolo per ingerenze politiche sull’operato dei magistrati[44]. Alla fine di marzo, infatti, il guardasigilliAngelino Alfano, compagno di partito di Fitto, all’epoca dei fatti anche Ministro della giustizia, aveva disposto un’ispezione ministeriale presso la Procura di Bari. L’ispezione aveva determinato un’indagine per abuso d’ufficio a carico dei due ministri, poi archiviata.[46]

Il 6 luglio 2012 il pubblico ministero ha chiesto il proscioglimento di Fitto per intervenuta prescrizione dei reati[47]. Dopo la rinuncia dello stesso Fitto alla prescrizione, questi è stato assolto il 22 ottobre successivo “per non aver commesso il fatto”.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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