Categorie
Attualità

Le uova con la pancetta.

di Jon Fosse

“(…) accendo al massimo il fornello grande su cui c’è la padella, poi taglio la pancetta a fette spesse, abbastanza da riempirci tutto il tegame, le dispongo sul fondo e cominciano subito a sfrigolare, così abbasso il calore e taglio delle fette di pane, due per Åsleik e due per me

Cucini sempre cose buonissime, Asle, dice Åsleik

Non saprei, dico e nella cucina si diffonde il buon odore della pancetta fritta e la giro in modo che si indori anche dall’altra parte, poi prendo due piatti, due coltelli e due forchette e Åsleik dice che i piatti sono vecchi, gli ricordano quelli dell’infanzia, ai tempi della vecchia Alise, dice

Che profumino meraviglioso, dice Åsleik e mi piazzo davanti ai fornelli e guardo la pancetta che frigge dentro la vecchia padella, che è così pesante che secondo Ales era troppo pesante per lei, se ne lamentava sempre e a suo dire faceva troppo fumo, per questo ne avevamo comprata una nuova che Ales usava sempre, mentre io ho sempre utilizzato quella vecchia di ferro

e ora la padella di Ales si trova nell’armadietto delle pentole vicino alla cucina e mi basta soltanto pensare all’altra padella che mi vengono le lacrime agli occhi e l’ho infilata il più possibile in fondo all’armadietto in modo da non vederla così facilmente perché mi ricorda sempre e così tanto Ales che sto male ogni volta che la vedo, sì mi si inumidiscono gli occhi, a dire la verità, ma adesso non ci voglio pensare,

a quando io e Ales l’avevamo comprata, perché adesso devo smetterla di continuare a pensare a questi ricordi, eppure li ho presenti come se fossero successi ieri, e continuo a ritornarci con la memoria, io che invece ce l’ho così scarsa,

sì a meno che non si tratti del deposito di immagini che ho impresse nella mente, sì tutte quelle che mi riempiono la testa, quelle le ricordo sempre, ma quei dettagli, come quando io e Ales avevamo comprato la padella, cose del genere, quelli me li ricordo in maniera perfettamente nitida

Adesso vedi di non dimenticarti la pancetta, dice Åsleik e sussulto e mi accorgo che si sente odore di bruciato e in un baleno tolgo la padella dal fornello, lo spengo e giro la pancetta che si è un po’ bruciacchiata, ma l’odore di bruciato è così forte che sembra quasi che si sia carbonizzata, invece non è così, è semplicemente ben cotta da un lato, si potrebbe dire

Venivo spesso dalla vecchia Alise, dice Åsleik ùE molte volte cucinava per me, dice e aggiunge che ha il sospetto che fosse convinta che a casa sua non avessero quasi di che mangiare e poi dice che in effetti durante la sua infanzia non erano messi molto bene,

però c’erano soltanto lui e Sorella, non bisognava sfamare un’orda di figli come avveniva spesso a quei tempi, per qualche motivo c’erano soltanto lui e Sorella sì, ma, sì dopo che il padre era scomparso in mare, sì, allora, dice Åsleik

e si interrompe e io suddivido la pancetta fritta nei due piatti e metto quella meno bruciacchiata su uno che darò a Åsleik, penso e dispongo le quattro fette di pane nella padella e le abbrustolisco un po’ nel grasso prima di metterle sui piatti,

poi prendo la cipolla, la sbuccio e l’affetto, la trito in pezzetti più piccoli che poi verso nella padella e li rigiro fino a quando non sono dorati, perché a me piace quando la cipolla non è troppo cotta, sì quando è morbida e appena appassita,

poi prendo quattro uova e le rompo una alla volta battendole sul bordo della padella prima di versarle sulla cipolla e rimango a guardare il tegame senza pensare a nulla, mentre Åsleik rimane in silenzio

Un attimo ed è pronto, dico e lo dico come per rompere il silenzio e penso che di solito non lo faccio quasi mai

E ho proprio fame, dice Åsleik

È la cipolla a dare quel gusto speciale, dice

Lo dà a tutto quanto, dice e Åsleik dice che uova e pancetta sono sempre buone, ma soprattutto quando c’è anche il gusto della cipolla, dice

e penso che ci sta proprio bene un po’ di cibo perché è sera e in tutto il giorno non ho mangiato quasi niente, penso, sì sento un brontolio allo stomaco, ci voleva proprio un boccone, penso

e Åsleik dice che quella è una pietanza degna di un re, e ripete degna di un re, una pietanza degna di un re, sì, dice e di nuovo è come se Åsleik fosse orgoglioso di conoscere quell’espressione,

perché lui è così, deve enfatizzare alcuni termini, articolarli con cura e forse ci sta anche con parole come croce di Sant’Andrea, perché non sono tanti a sapere cosa significa, ma quella della pietanza degna di un re è così comune, sì, in un certo senso così antiquata, perché inorgoglirsi tanto per il fatto di conoscerla?

penso e dico che adesso le uova sembrano cotte al punto giusto e suddivido uova e cipolla nei due piatti, poi ne prendo uno, quello con la pancetta meno bruciacchiata e lo poso davanti a Åsleik, infine vado a prendere coltello e forchetta e glieli porgo

Ha un aspetto davvero invitante” (da “L’altro nome. Settologia I-II” di Jon Fosse).

Share this nice post:
Share this nice post:
Share and Enjoy:
  • Print
  • Digg
  • StumbleUpon
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Yahoo! Buzz
  • Twitter
  • Google Bookmarks
Share

Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: