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Popoli e politiche

Bush il mago.

La superstizione è geneticamente programmata negli umani, la cui mente si è adattata a ragionamenti intuitivi che producono irrazionalità. A sostenerlo è Bruce Hood, professore di psicologia sperimentale all’Università di Bristol. Religioni e credenze magiche continuano a diffondersi ‘malgrado la mancanza di prove e gli avanzamenti della scienza, perché la gente è naturalmente incline ad […]

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La superstizione è geneticamente programmata negli umani, la cui mente si è adattata a ragionamenti intuitivi che producono irrazionalità. A sostenerlo è Bruce Hood, professore di psicologia sperimentale all’Università di Bristol. Religioni e credenze magiche continuano a diffondersi ‘malgrado la mancanza di prove e gli avanzamenti della scienza, perché la gente è naturalmente incline ad accettare un ruolo per l’irrazionale’, sostiene il professore.

Per quanto non nuova, questa teoria spiega le molte brutte cose, insite nella comunicazione di massa. Credere al malocchio, piuttosto che al miracolo delle lacrime di sangue di una statuetta è, evidentemente il sintomo si una predisposizione genetica all’irrazionale.

Ma il punto è se questi siano fenomeni spontanei o possono essere eterodiretti. Il fatto è che la predisposizione all’irrazionale è diventato uno dei fenomeni delle società complesse, nell’era della comunicazione globale, con il risultato di scatenare una continua produzione di fenomeni irrazionali, che influiscono sul consenso, che arrivano fin dentro le nostre democrazie. Nonostante la mancanze di prove, si sono scatenate campagne d’opinione che hanno favorito scelte elettorali delle nazioni, decisioni politiche dei governi, gli stessi comportamenti dei singoli appartenenti alla collettività.

Anzi, è proprio la mancanza di prove a diventare il supporto che fa da leva, e che si avvale dell’inclinazione all’irrazionale, che perdura nelle società moderne. La guerra al terrorismo scatenata dall’amministrazione Bush dopo l’11 settembre 2001 è l’esempio più eclatante degli ultimi anni. Sulla spontanea paura di feroci attacchi terroristici si è deliberatene spinto sull’acceleratore della psicosi collettiva.

Ha così trovato fertile terreno di consenso la tesi della guerra preventiva al terrorismo, la superstizione dell’attacco alle nostre vite, alle nostre case, ai nostri cari. Abbiamo vissuto la sindrome dell’attacco e dunque la necessità della difesa, vale a dire del contrattacco. Abbiamo temuto il malocchio islamico, abbiamo scelto la magia della guerra.

Ma il mago, come in tutte le vicende di cronaca legate al business dell’occulto a un certo punto ha preso il sopravvento. In piena campagna elettorale per le elezioni di medio termini negli Usa, il presidente George W. Bush ha rinnovato lo stato d’emergenza nazionale proclamato dopo l’11 Settembre 2001. Per il capo della Casa Bianca, ‘la minaccia dei terroristi persiste’ e di conseguenza lo stato d’emergenza, che sarebbe scaduto il 14 settembre, sarà prorogato per un altro anno. Ecco che ci si mette anche la cabala: l’anno prossimo saranno i fatidici 7 anni di stato d’emergenza nazionale negli Usa.

Ma la missione non era compiuta, come apparve scritto sulla portaerei in cui Bush annunciò la vittoria contro Saddam Hussein? Ma il Patriot Act non doveva essere una misura d’emergenza, quindi provvisoria? Ma Guantanamo non doveva essere una strumento efficace per smantellare la rete di al Qaeda? L’esportazione della democrazia in Medioriente non doveva essere accolta a braccia aperte in Afghanistan e in Iraq?

Evidentemente no, la superstizione continua. A meno che gli elettori americani non rompano l’incantesimo nelle prossime elezioni di Novembre. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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