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Attualità

C’è un giudice a Modena.

di Piero Santonastaso.

C’è una giudice a Modena, si chiama Natalina Pischedda, e martedì 9 luglio ha pronunciato una sentenza capace di andare oltre il trito rituale che nei tribunali italiani prevede pene ridicole per proprietari e dirigenti delle aziende responsabili di violazioni delle norme sulla sicurezza.

La vicenda riguarda la morte, il 3 agosto 2021, di Laila El Harim, madre quarantenne di una bimba di (allora) 4 anni.

La lavoratrice fu uccisa alla Bombonette di Camposanto (azienda di packaging in provincia di Modena) da una fustellatrice alla quale erano state tolte le protezioni statiche, per aumentarne la velocità di produzione.

Laila aveva paura di quella macchina e ne aveva già fotografato e denunciato i malfunzionamenti. Quel maledetto 3 agosto vi rimase intrappolata e morì sul colpo, proprio come era accaduto tre mesi prima a Luana D’Orazio.

Le indagini appurarono le manomissioni sul macchinario, nonché l’assenza di formazione dei lavoratori, e furono rinviati a giudizio per omicidio colposo e violazione delle norme antinfortunistiche il fondatore e titolare Fiano Setti e il nipote Jacopo Setti, delegato alla sicurezza.

Morto il 20 dicembre scorso l’87enne Fiano Setti, i pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara avevano chiesto per il nipote una condanna a due anni, tenuto conto del risarcimento integrale già versato ai familiari di Laila.

La giudice Pischedda è stata di parere diverso e ha inflitto a Jacopo Setti – che in aula si è professato innocente, sostenendo che in azienda faceva tutto il nonno – la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a 250mila euro di multa all’azienda.

C’è una giudice a Modena.

#lailaelharim#mortidilavoro#luanadorazio#ceunagiudiceamodena

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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