“Nietzsche ci presenta la nostra coscienza morale come il risultato dell’interiorizzazione di impulsi di crudeltà, piuttosto che come una voce imparziale che ci richiama a presunti doveri morali; e scredita ogni forma di ascetica negazione di sé come sintomo di decadenza e negazione della vita.
Ma ecco il principale problema della ricostruzione nietzschiana dell’origine della morale: non corrisponde alla verità.
L’affermazione secondo cui il canone un tempo vigente dei valori cristiani di umiltà e uguaglianza, modestia e compassione sia scaturito dall’impotenza e dall’odio per sé stessi di uomini deboli, spinti alla creazione di valori ostili alla vita dall’invidia e dal livore per lo sfarzo dei potenti, non regge all’esame degli storici.
[…] Dobbiamo piuttosto affrontante un problema molto più basilare chiedendoci come sia possibile la nascita stessa della morale umana.
[…] Dobbiamo affidarci alla migliore triangolazione possibile tra diverse discipline.
Genetica, paleontologia, psicologia, scienza cognitive, primatologia e antropologia, filosofia e teoria dell’evoluzione offrono ognuna una serie di prospettive che possono essere collegate per formare un’immagine unitaria.” (“L’invenzione del bene e del male”, Hanno Sauer, Editori Laterza.)