In inglese esistono termini con vario sfumature: ingorance (ignoranza) talvolta viene viene distinta da nescience (nescienza) e anche da non-knowledge (non sapere).
Esiste anche unknowing (inconsapevolezza), un termine che sembra coniato ieri ma che invece risale a un autore del XIV di un trattato sul misticismo.
Esistono distinzioni analoghe in altre lingue: i tedeschi, per esempio, parlano e scrivono di Unwissen e Nitch-Wissen; il sociologo Goerg Simmel discusse ciò che aveva definito “la normalità quotidiana del non sapere” (Nitch-Wissen). Sfortunatamente, autori diversi usano questo termini in modi diversi.
Ciò su cui generalmente si concorda. d’altra parte, è la necessità di distinguere fra known unknowns, “ciò che si sa di non sapere”, come la struttura del DNA prima della sua scoperta nel 1953, e unknown unknowns, “ciò che non si sa di non sapere”, come nel caso di Colombo che scoprì l’America mentre cercava le Indie.
Benché tale distinzione fosse stata formulata prima da ingegneri e psicologi, viene spesso attribuita al segretario alla difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld. Nel corso di una conferenza stampa sulla preparazione all’invasione dell’Iraq, gli venne chiesta la prova delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e rispose così:
I rapporti che riferiscono che qualcosa non è successo sono sempre interessanti per me perché, come sappiamo vi sono known knowns: sono cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che vi sono known unknowns, vale a dire che sappiamo che alcune esistono ma non le conosciamo. Ma esistono anche unknown unknowns – quelle cose che non sappiamo di non sapere. E se volgiamo lo sguardo alla storia del nostro paese e di altri Paesi liberi, sono quelle dell’ultima categoria che tendono a essere le più difficili.
A di là del fatto che Rumsfeld l’abbia usata per eludere una domanda scomoda, la distinzione fra ciò che sappiamo di sapere, ciò che sappiamo di non sapere e ciò che non sappiamo di non sapere resta utile.
E che cosa dire delle unknown knowns, di “ciò che non si sa di sapere”? Questa espressione, che sembra appropriata per discutere quel che viene normalmente descritto con “conoscenza tacita”, è stata usata in senso alquanto differente dal filosofo Slavoj Zizek, il quale evidenziò che Rumsfeld “dimenticò di aggiungere […] il quarto termine cruciale: le unknown knowns […] l’inconscio freudiano ‘la conoscenza che non conosce sé stessa’, come diceva Lacan”, compresa la stessa conoscenza che Rumsfeld aveva delle tortura a Abu Ghraib.” (“Ignoranza, una storia globale”, Peter Burke, Raffaello Cortina Editore.)