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Media e tecnologia Società e costume

” Il web resta ancora confinato a una cassa di risonanza dell’agenda setting dettata da altri media.”

di Francesco De Carlo – Megachip.info

A che serve il web? A far circolare le idee, catturare l’attenzione dei consumatori, promuovere beni e servizi, soddisfare le fantasie erotiche di giovani e meno giovani. Tanti modi di utilizzare uno strumento oramai divenuto centrale nelle abitudini dei cittadini di buona parte del pianeta. Ma quali sono i contenuti più popolari? Qual è l’argomento più discusso? Quale il personaggio più cliccato?

Una recente indagine di Liquida, un portale aggregatore della blogosfera, ci offre uno spunto per ragionare sul tipo di consumo del web fanno le masse attraverso un’analisi semantica di 600mila post contenuti in più di 10mila blog.
Il giornalista Massimo Russo ha riportato la ricerca (http://massimorusso.blog.kataweb.it/cablogrammi/2009/01/19/berlusconi-e-il-piu-citato-dai-blog-ecolalia-dei-media/) che ha preso in esame l’ultimo quadrimestre 2008.

Interessanti i dati relativi alle prime 10 posizioni. Dunque la parola più cliccata è “Berlusconi” (9.807 volte) e certo non può considerarsi una grossa notizia. Stacca di gran lunga “Obama” (7.951) e soprattutto “Veltroni” (3.863) che chiude la top ten, leccandosi, ancora una volta, le ferite. Prima considerazione: nonostante la grande attenzione del leader del Pd (e naturalmente del suo beniamino statunitense) per il web, è Silvio Berlusconi, imperatore televisivo, a dominare la scena. Certo andrebbe affrontata anche la prospettiva qualitativa, quella che descrive come si parla di questi soggetti. Ma l’evoluzione dei mezzi di comunicazione è stata accompagnata da un credo, empirico più che teorico: bene o male, l’importante è che se ne parli. Il Presidente del Consiglio ha fatto e farà di tutto per dimostrare l’incrollabile fede in questo principio.

Tra le prime dieci parole, oltre ad altre due keyword politiche (Partito Democratico, quinta, e Gelmini, settima) spiccano Windows, Facebook e Iphone. E questo potrebbe spiegarsi innanzitutto con la connaturata tendenza dei media a parlare di se stessi. È chiaro, peraltro, che gli utenti di internet sono i più interessati a tali tematiche, spesso ignorate dagli altri media tradizionali.
Terza considerazione. Tutte o quasi le parole della top ten sono marchi. Che si tratti di un brand politico o commerciale il consumatore resta il protagonista del processo comunicativo, costantemente bombardato da messaggi chiaramente pubblicitari, ma anche disposto a sfruttare gli spazi più liberi della discussione per trattarne i diversi aspetti.

In conclusione, si può dire che il web resta ancora confinato a una cassa di risonanza dell’agenda setting dettata da altri media (interessante la parte dell’analisi dedicata ai temi dell’attualità). L’interattività permette sì la possibilità di discutere liberamente, ma gli argomenti restano sempre gli stessi. Questo per dire che a qualche tempo dalla sua esplosione internet ancora non ha sicuramente espresso a pieno le sue potenzialità, in termini di organizzazione del dissenso, capacità di condizionare le decisioni pubbliche, possibilità di disegnare scenari alternativi e porli al centro di un progresso culturale che accompagni quello tecnologico.

Forse manca solo un po’ di coraggio, forse un po’ di immaginazione, ma nel 2009 scoprire che Maria de Filippi è più cliccata di Roberto Saviano e Simona Ventura di Marco Travaglio, dà il senso e la misura di quanta strada c’è ancora da fare. Anche se i tanti segnali di una involuzione intellettuale del pubblico scoraggiano ogni forma di ottimismo: più il consumo di web si diffonde più viene utilizzato dagli strati sociali affezionati al trash televisivo e non c’è da stupirsi se nelle prossime classifiche le parole legate all’impegno civile troveranno sempre meno spazio. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

2 risposte su “” Il web resta ancora confinato a una cassa di risonanza dell’agenda setting dettata da altri media.””

Ma l’agenda setting dettata dai media da chi è dettata a sua volta? Dovremmo rispondere dalla “realtà”? Ma la “realtà” sono anche i media, ovvero ciò che descrive, interpreta e anche determina i fatti della “realtà”. Le strade, le piazze, i bar, gli stadi, il cielo, gli uffici, le fabbriche, le scuole, il mare, la brezza, le sedi istituzionali e ciò che accade sono già questa “realtà” meticciata da un paradigma interpretativo che è forse più profondo degli stessi media e del sistema informativo. Nel web noi ci ritroviamo tutto questo. In uno dei paesi dove si legge meno in Europa perché in rete Saviano dovrebbe superare la De Filippi, o Travaglio la Ventura? Nella blogosfera c’è un sacco di gente che non posta neanche una riga e si limita a foto, video, immagini, suoni di ogni genere “copiati e incollati” dall’interno stesso della rete, o auto prodotti. Gente che non leggerebbe neanche l’incipit di un post su questo blog. Eppure cresce nel web una materia che proprio perché sfugge a chi detta l’agenda setting, fa di costoro e delle loro presuntuose agende qualcosa di sbruffonescamente limitato. Magari a Veltroni farebbe bene, ogni tanto, imparare a camminare in rete al di fuori dell’agenda setting che lui tenta vanamente di dettare.

Pur lavorando da anni nel settore del web – per dirla tutta “mangio grazie al web” – sono fermamente convinto che il web si possa paragonare al cervello umano che utilizza una minima percentuale delle sue potenzialità per soddisfare le esigenze degli internauti.
Questo non è da imputarsi ad una incapacità da parte della rete (intesa come oggetto globale) ma ad una ristrettezza da parte degli utenti.
Chi naviga non si aspetta di trovare quello che desidera dalla rete, ma si accontenta di quello che trova.

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