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Stesso problema, stesse vittime, stesso sistema economico e stile di vita, stesse morti di lavoro.

Stamani, The Boston Globe, pubblica in prima pagina:

“Una corsa di 23 minuti per 3,52 dollari: i rider delle consegne di cibo a Boston vengono investiti da tutte le parti.

Con poca supervisione da parte delle aziende basate su app, una forza lavoro in gran parte migrante che cerca di sbarcare il lunario si precipita sulle strade della città – sollevando problemi di sicurezza – per soddisfare l’insaziabile domanda di cibo da asporto”.

In “Morti di lavoro” del 10 giugno u.s., la rubrica quotidiana curata da Piero Santonastaso si legge:

“Quando sono emigrati dal Pakistan non sapevano che sarebbero finiti a Milano a fare i rider (in lingua urdu: zaid), né che domenica 9 giugno 2024 sarebbero stati trasportati in codice rosso all’ospedale Niguarda, dove uno è morto e l’altro è ricoverato in rianimazione, entrambi investiti da automobili.

La vittima è il trentaquattrenne Adnan Qasim, travolto in via Camaldoli (zona Ponte Lambro) da un’auto pirata poco prima della mezzanotte, mentre in bici tornava a casa a Sesto San Giovanni. 

È stato raccolto in condizioni disperate, tant’è che la morte è sopraggiunta poche ore dopo il ricovero. 

La polizia locale ha trovato poco lontano una Punto con il radiatore rotto e nel pomeriggio di lunedì 11 ha individuato il pirata, un 22enne di San Colombano al Lambro (L.C., la privacy per gli italiani è sacra) che non è stato arrestato ma soltanto denunciato a piede libero. 

Doppiamente strano, perché la vettura appartiene a un’altra persona che sostiene di essersela vista “sottrarre”.

Poche ore prima si era invece fermato per i primi soccorsi l’automobilista che aveva investito un rider ventiquattrenne (di cui non conosciamo ancora il nome) all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione. 

Il ferito ha riportato un grave trauma cranico. Uno dei due è passato con il semaforo rosso: se l’automobilista o il rider, lo stabiliranno le indagini”.

Stesso problema, stesse vittime, stesso sistema economico e stile di vita, stesse morti di lavoro. Non è un bel mondo.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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