“L’inefficacia dell’esplicito è il punto in questione perché consente di tornare direttamente al problema dell’eccitazione che deriva dallo sguardo.
Con le rappresentazioni falliche o le scene di copula sui vasi greci, le lampade romane o le pitture murali pompeiane; nelle piccole sculture falliche di giada della Cina e nelle pitture su seta K’ang-Hsi; nei falli di pietra shintoisti e nella pornografia Ukiyo-e; e anche nelle straordinarie sculture Khajuraho, la rappresentazione e la narrazione sono sono fin troppo ovvie.
Non importa che ci soffermiamo o che ci concentriamo per vedere quel che accade: vediamo subito il pene e la vulva, diamo un’occhiata affrettata e afferriamo il concetto.
La scena è troppo ovvia e chiara, come fosse scritta a caratteri cubitali.
Non importa che guardiamo attentamente: in effetti, possiamo essere fin troppo imbarazzati per farlo e l’imbarazzo non provoca eccitazione”. (“Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi.)