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Il segretario della NATO sembra il capo dell’esercito di Franceschiello quando disse ai suoi soldati “facite ‘a faccia feroce”.

Gli Usa ora pronti ad accettare che Kiev colpisca la Russia con i suoi missili. Ecco perché”, titola Repubblica, mentre nell’occhiello si legge: “Le parole di Stoltenberg sull’uso delle armi Nato in territorio russo non fanno che confermare che le discussioni in questo senso sono avanzate.

Avete già capito che questo articolo in prima pagina, dall’inviato Paolo Mastrolilli da New York è una bufala bellicista, quel “ecco perché” è un disperato tentativo del titolista del quotidiano di tenere in piedi un pezzo che cade a pezzi.

La possibilità che l’Ucraina possa attaccare la Russia nel suo territorio non è una novità, è già successo, quindi dov’è la svolta?

Non c’è, infatti si ricorre alla foglia di fico del condizionale: “durante il briefing tenuto venerdì con i giornalisti in vista della missione del segretario Blinken nel Vecchio continente, (l’assistente) sembra ammettere che Kiev ha già il permesso di attaccare Mosca sul suo territorio per difendersi”.

Il raid russo a Kharkiv.

Sembra ammettere? Perché si tergiversa? Perché gli ucraini non possono, cioè non devono, usare armi americane in territorio russo, che questo significherebbe un coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto, e perché questo significherebbe a sua volta che la NATO non aiuta l’Ucraina, ma attacca la Russia.

E questo autorizzerebbe l’uso di armi nucleari tattiche da parte di Putin, eventualità che proprio in questi giorni sta sbandierando attraverso le minacciose manovre, con tanto di bombe atomiche in equipaggiamento.

Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO.

Ecco perché quello che ha detto Stoltenberg ha fatto rizzare i capelli in testa alle cancellerie europee. Qual è, allora, il punto?

Poiché sembra che la Russia abbia lanciato due bombe planari a navigazione satellitare su Khariv da basi a ridosso del confine, la NATO chiede il permesso agli USA di varcare il confine e bombardare in territorio russo.

Ma è solo un “pour parler”, infatti Mastrolilli, dopo aver lanciato il sasso, nasconde subito la mano dietro un puerile: “le dichiarazioni di Stoltenberg confermano che la discussione è in fase avanzata”. 

E mentre come al solito Biden dice e non dice e Blinken va in giro ad arricchire la sua personale collezione di pessime figure, i Russi stanno travolgendo le difese ucraine e la NATO crede di poter rispondere “facendo la faccia feroce”.

Francesco II delle Due Sicilia, soprannominato Franceschiello.

Stoltenberg sembra la brutta copia del generale borbonico Francesco Landi che così credeva di incitare le sgangherate truppe di re Franceschiello di fronte all’avanzata dei garibaldini. “Facile la faccia feroce” non fermò Garibaldi che riuscì ad annettere i territori del Regno di Napoli.

Tornando all’insalatona di condizionali, illazioni, processi all’intenzioni, dietrologie e supposizioni che oggi Repubblica scodella in prima pagina, c’è di nuovo da prendere nota che l’ansia bellicista che ormai quasi ogni giorno tormenta l’etica professionale del direttore del quotidiano sta facendo sprofondare la testata in una gazzetta, che lancia bollettini, invece che notizie verificate o analisi indipendenti supportate da fatti.

E questo ci dice che siamo già in un clima guerra, quel clima intossicato da fake news, tanto da rendere famosa la frase: “quando scoppia la guerra, la prima vittima è la verità”.

Hiram Johnson (1866-1945).

Il fatto che dirlo sia stato nel 1917 Hiram Johnson,  un senatore americano tra i più cocciuti oppositori all’adesione degli USA alla Società delle Nazioni, la madre dell’ONU, la dice davvero lunga e profonda sulla necessità che il diritto internazionale torni a disarmare l’odierna classe politica, prima che ci trascini nel baratro di un conflitto dalla conseguenze umane irreversibili.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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