“Un paio di anni fa, le femministe slovene sollevarono la pubblica indignazione contro il manifesto pubblicitario di una lozione solare messo in circolazione da una grossa azienda cosmetica, sul quale l’immagine di un certo numero di deretani femminili abbronzati e inguainati in succinti costumi da bagno era accompagnata dallo slogan «A ciascuna il suo fattore».
Naturalmente, questa pubblicità si basava su un doppio senso di dubbio gusto: lo slogan, in apparenza, si riferiva alla crema, che veniva offerta ai consumatori con diversi fattori di protezione solare adatti a diversi tipi di pelle; tuttavia, il suo effetto complessivo si fondava sull’ovvia lettura sciovinista-maschile:
«Qualsiasi donna può essere posseduta, se solo l’uomo ne conosce il fattore, lo specifico catalizzatore; insomma, quello che la eccita!»
Il punto di vista freudiano è che ciascun soggetto, maschio o femmina che sia, possiede un tale «fattore» che regola il suo desiderio:
«Una donna vista da dietro carponi» era il «fattore» per l’Uomo dei lupi, il paziente più celebre di Freud; una donna statuaria priva del pelo pubico era invece il fattore per John Ruskin.
Non vi è nulla di edificante nel nostro essere consapevoli di questo fattore: esso è misterioso, persino terrificante, poiché in qualche modo spossessa il soggetto, riducendolo al livello di una marionetta, al di là di dignità e libertà.” (da “Leggere Lacan: Guida perversa al vivere contemporaneo” di Slavoj Žižek)