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“Se vogliamo davvero affrontare i fenomeni distruttivi che ci affliggono negli ultimi decenni, dall’ascesa dei nuovi populismi alle nuove forme di controllo sociale, dobbiamo rivolgere uno sguardo critico sul fondamento filosofico stesso della democrazia liberale odierna, il pensiero illuminista”.

“Vediamo bene che cosa ci aspetta al di fuori di questo spazio, nel nuovo gruppo dei non allineati, i brics, tanto più ora che vi hanno aderito anche Arabia Saudita e Iran: la tolleranza… dei rispettivi crimini.

Tuttavia, il vero problema è come mantenere davvero viva l’eredità emancipatrice dell’Occidente.

In Germania si ripete spesso l’espressione «mai più» (nie wieder), intendendo che occorre fare tutto il possibile per evitare che si ripeta alcunché di simile alla Shoah.

Tuttavia, come ha scritto di recente Franco Berardi, oggi da un punto di vista tedesco, quelle due parole, Nie wieder, vanno interpretate in maniera differente.

Dopo avere ucciso sei milioni di ebrei, due milioni di rom, 300.000 comunisti e 20 milioni di sovietici, i tedeschi promettono che difenderanno Israele in ogni caso, perché i sionisti non sono più nemici della razza superiore, e gli riconosciamo il privilegio che noi abbiamo da cinquecento anni: il privilegio dei colonizzatori, degli sfruttatori, degli sterminatori.

Queste righe appariranno forse spietate, ma è importante notare come Jürgen Habermas, ultimo grande rappresentante della Scuola di Francoforte, che ha cofirmato una lettera di pieno sostegno a Israele, principale bersaglio critico di Berardi, sia un grande partigiano dell’eredità dell’Illuminismo: uno dei suoi libri più noti è “Il moderno. Un progetto incompiuto”, una critica non solo del pensiero postmoderno francese ma anche della Dialettica dell’illuminismo di Adorno e Horkheimer.

Per dirla in breve, Habermas liquida gli orrori degli ultimi secoli, dal colonialismo agli stermini di milioni di persone, come meri segni che il progetto dell’Illuminismo non si è ancora del tutto realizzato, mentre Adorno e Horkheimer vedono in questi orrori l’attuazione delle potenzialità più riposte dell’Illuminismo, non soltanto i residui di un passato oppressivo e non ancora cancellato dall’Illuminismo.

Berardi ci ricorda le righe scritte da Max Horkheimer e Theodor Adorno nel lontano 1941: Il concetto stesso di questo pensiero [il pensiero dell’Illuminismo] […] implic[a] già il germe di quella regressione che oggi si verifica ovunque.

Se l’Illuminismo non accoglie in sé la coscienza di questo momento regressivo, firma la propria condanna.

Se la riflessione sull’aspetto distruttivo del progresso è lasciata ai suoi nemici, il pensiero ciecamente pragmatizzato perde il suo carattere superante e conservante insieme, e quindi anche il suo rapporto alla verità.

Accade esattamente lo stesso col sostegno di tanti intellettuali occidentali alle azioni intraprese da Israele a Gaza e in Cisgiordania: essi percepiscono Israele come incarnazione dell’Illuminismo europeo in una zona meno progressista del mondo, ignorando che il destino degli ebrei europei e ciò che Israele sta facendo ai palestinesi testimoniano il «lato distruttivo del progresso».

Un nero americano ha di recente visitato Hebron per verificare l’opinione prevalente secondo cui la situazione laggiù sarebbe molto complessa; quella che ha riscontrato è una situazione semplicissima: nessuna complessità, apartheid duro e puro…

La lezione generale da trarre è che, se vogliamo davvero affrontare i fenomeni distruttivi che ci affliggono negli ultimi decenni, dall’ascesa dei nuovi populismi alle nuove forme di controllo sociale, dobbiamo rivolgere uno sguardo critico sul fondamento filosofico stesso della democrazia liberale odierna, il pensiero illuminista.” (da “Ucraina, Palestina e altri guai” di Slavoj Žižek).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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