I bonus che vorrebbero lenire i dolori sociali provocati dall’aumento generalizzato delle tariffe energetiche sono un modo sfacciato di finanziare la speculazione.
Significa, in realtà, permettere loro di agire sui prezzi senza controllo; significa addirittura rendere più vantaggiosi i rincari, perché paradossalmente finanziati con i cosiddetti bonus, che altro non sono che spesa pubblica in deficit, dunque a carico del contribuente. In altri termini, un doppio guadagno per chi quegli aumenti sta imponendo: il primo per l’aumento, il secondo per l’incentivo all’aumento.
Qual è la via?
Poiché i prezzi non vengono determinati da maggiori costi di produzione e trasporto, ma da operazioni finanziarie in Borsa, con l’intento tutto politico di contrastare la transizione alle rinnovabili, invece che atteggiamenti compassionevoli verso le fasce di reddito più deboli, una seria azione di contrasto alla speculazione energetica dovrebbe avere le due lame di una stessa forbice: a) fasce sociali tariffarie per il sostegno del reddito famigliare; b) aumento delle tasse per i distributori e per i redditi da stock option borsistici degli azionisti.In modo che il punto b finanzi il punto a. E insieme dissuadano la speculazione, così che le due lame della forbice, insieme, taglino di netto gli income fraudolenti delle grandi compagnie e l’aumento della spesa pubblica.
Questo dovrebbe fare subito un governo cui stesse a cuore il patto sociale sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
E per questo, ecco la piattaforma minima che andrebbe resa pubblica come forma di lotta sociale per la difesa delle condizioni materiali della stragrande maggioranza degli italiani. Contro il gelo neoliberista, riscaldiamoci i cuori con la lotta alla speculazione, al sopruso dei più forti, alla servitù governativa, all’inconsistenza dei partiti e dei loro impiegati in Parlamento.