È morto Giuseppe Pecora, noto gestore di locali di Roma.Con Bartolo Cuomo e Billy Bilancia, scomparsi a distanza di pochi anni l’uno dall’altro, Giuseppe fu tra i fondatori dell’Hemingway, poi delle Cornacchie, poi del Caffè della Pace, poi del Bramante.
Tra gli Ottanta e i Novanta furono loro gli innovatori dei locali, portando a Roma la formula dell’american bar che nella capitale non c’era e che oggi è molto diffusa. Una volta un giornalista definì la serie dei locali che sbocciavano uno dietro l’altro nella zona immediatamente a ridosso di Piazza Navona “il triangolo del Prosecco”, versione capitolina della “Milano da bere”, che oggi si chiamerebbe “movida”.
Perché Giuseppe e gli altri avevano lanciato e gestito la moda dell’aperitivo pre-serale, e insegnato a una nuova generazione di bar tender come si facevano e sprattutto come si servivano i cocktail, come ci si relazionava con i clienti, che musica proporre. Luoghi confortevoli che la sera mescolavano scrittori, giornalisti, pubblicitari, pittori, gente di teatro, del cinema, della tv, e varia altra umanità.
L’ultima volta che l’ho incontrato fu in un bar a Trastevere, mi aveva chiesto un libro in regalo, e gli portai “Le benevole” di Jonathan Littell. Giuseppe leggeva, parlava un buon italiano e un fluente inglese, era dotato di sense of humor, di buongusto e di buone maniere.
Anche lui una volta mi regalò un libro, “Memorie intime” di Simenon. Me lo ha ricordato Elettra, mia figlia, che ebbe anche lei l’occasione di conoscere Giuseppe e anche Nicola, uno dei suoi due figli.
Non ci siamo più visti per tanto tempo. Poi la notizia della sua morte improvvisa, come uno shock della memoria, un lutto del tempo che risucchia la mente a frugare nel passato, nei momenti spesi a shakerare un aperitivo con i pensieri, le intuizioni, le chiacchiere, le risate, le riflessioni, le amarezze. Giuseppe è sempre stato un istrione sincero. A volte melodrammatico, a volte esagerato.
Come quella volta che apostrofò con mali modi due clienti petulanti che risultarono invece essere militari in borghese dei Nas dei carabinieri. Dopo una capziosa ispezione gli comminarono una settimana di chiusura. Una punizione “esemplare” per la sua lingua lunga e tagliente.
Una volta, non ricordo chi tra le amicizie nate al Bramante, qualcuno disse che tra il barman e il cliente si stabilisce sempre una sorta di relazione come tra confessore e peccatore. Ma con Giuseppe era il contrario: perché era lui che si confessava col cliente.
E forse proprio questo mancherà per sempre a tutti coloro che l’hanno conosciuto.