di Giulio Gargia
Davanti a Putin, pare abbia eseguito “ E’ meglio ‘na canzone ”.
A Bush, invece, ha cantato ‘Na pizza americana, con l’orgoglio dello chansonnier diventato autore. Perché, da quando il premier è anche ministro degli Esteri, l’arma della serenata in napoletano, tirata fuori a sorpresa, sembra essere un supporto cruciale dei nostri rapporti diplomatici. E per non lasciare nulla al caso, il nostro presidente del Consiglio si è messo a scrivere canzoni proprio in napoletano. Anzi, a riscriverle.
Sarà la smania per la riscrittura che ha preso i nostri governanti (codice penale, libri di storia e adesso anche le canzoni), fatto sta che Berlusconi, “bauscia” puro, si è buttato nell’impresa di arrangiare i testi di canzoni partenopee.
Uno sforzo che sarà testimoniato da un cd, in uscita a dicembre, firmato dal nostro premier insieme a Mariano Apicella, l’ex-posteggiatore divenuto ora il suo Virgilio a gettoni. Ma nella sua rincorsa a Di Giacomo e Bovio, il fondatore di Forza Italia si è dimenticato un particolare: quello di citare il vero autore delle canzoni che lui “arrangia”, ovvero Rino Giglio. Il quale, dopo una vita passata a comporre versi per la musica, non ci sta a farsi mettere in disparte senza protestare. Specie dopo quello che è successo in tivù, prima delle ferie d’agosto.
Come tutti gli annunci importanti, la consacrazione di Berlusconi poeta ed epigono di Bovio avviene a “Porta a porta”. Qui il premier fa esibire Apicella nell’immortale
“E’ meglio ‘na canzone ”, presentandola come un brano scritto da lui.
Bruno Vespa vuol sapere allora come ha fatto lui, da lumbard, a scrivere in napoletano. E Berlusconi: “Ho usato un vocabolario”.
“Ecco, il vocabolario sono io – commenta Rino Giglio – la canzone è mia, iscritta alla Siae come tutti gli altri brani che ho scritto da trent’anni a questa parte… E vorrei che fosse ricordato, quando si va su un palcoscenico di quel livello”.
Com’é andata la vicenda, nel dettaglio? “Insomma, non capisco, Berlusconi – ricostruisce Giglio – mi fa telefonare da Apicella il primo dell’anno, mi chiede tramite lui se può fare dei cambiamenti ai miei versi, e io naturalmente gli dico di sì, ci mancherebbe… anche perché, ho pensato, se lui ha convinto tanti italiani con le parole, e vuole intervenire sulle mie, beh, vuol dire che forse c’erano delle cose da aggiustare, che potevano essere migliorate”. E se poi la prospettiva, come dettogli da Apicella, è l’uscita di un CD, da firmare insieme al Presidente del Consiglio, beh, allora cambiasse tutte le parole che vuole, fa intendere Giglio.
“… Ma questo è un conto… – protesta l’artista partenopeo –
Se poi va in televisione e dice che la canzone è sua, allora è diverso, c’è qualcosa che non torna…”.
Giglio, in realtà, è sospeso tra due posizioni: una, più preoccupata di perdere l’occasione, e perciò attenta a misurare le parole. E l’altra, più orgogliosa e rivendicativa. “Io sono certamente riconoscente al Cavaliere per aver portato un mio brano all’attenzione di tante persone, e anche a Mariano Apicella, per aver fatto da tramite musicale tra me e il Cavaliere. I miei brani sono passati in televisione e adesso saranno inseriti in un cd. Di questo gli sono certamente grato…”.
E in effetti, difficilmente Retequattro avrebbe dedicato uno speciale a Mariano Apicella che canta le canzoni di Giglio,
se Berlusconi non vi avesse messo mano. Nè Vespa avrebbe citato titoli come “E’ meglio na’ canzone”, “A’ gelosia”, “’Na pizza americana”, se non avessero riguardato le smanie poetiche del presidente del Consiglio.
Così adesso Giglio, dopo una lunga carriera in cui ha collezionato anche belle soddisfazioni, (alcuni suoi brani sono nel repertorio di Peppino di Capri, Mina vuole incidere un suo testo) , si è trovato ad essere co-autore di canzoni con il premier. Quasi un miracolo, se non fosse per questo sgradevole particolare: che non viene mai citato.
“Non lo faccio per una questione di soldi: i brani sono regolarmente iscritti alla Siae, a firma Giglio /Berlusconi/Apicella, quindi i diritti mi arriveranno…
ma vorrei solo che il mio nome stesse al posto giusto, e venisse dato a Cesare quel che è di Cesare… invece per il momento io sono solo un vocabolario…”.
Rimane, però, la curiosità per gli ‘aggiustamenti’. Sapere quali parole a Berlusconi non piacevano è un particolare che va consegnato alle cronache. “Beh, per esempio, ha cambiato ‘a ‘ sconvoglia a’ gelusia, diceva che era troppo partenopeo, e l’ha trasformato in mi tormenta a’ gelosia… – rivela Giglio – così come i suoi cambiamenti in genere si sono indirizzati a italianizzare le espressioni più dialettali… E poi mi hanno modificato il titolo di “Mon amour” perché, dopo un consiglio dei ministri, Berlusconi ha fatto sentire la canzone e Ignazio La Russa ha suggerito di cambiare il titolo, prendendolo da un verso del brano…”.
E così è nata “E’ meglio ‘na canzone”, che si annuncia come la hit del prossimo cd. Giglio non dice se i cambiamenti gli sono piaciuti. Né commenta il fatto che la canzone era già iscritta alla Siae e, dopo il suo intervento, Berlusconi l’ha fatta reiscrivere, aggiungendo il suo nome.
Certo é che un ministro degli Esteri-premier, meneghino purosangue, che canta in napoletano per strappare simpatie diplomatiche, è strategia ancora inedita. Secondo alcuni “politologi” ricorderebbe la politica del ping-pong, con cui Nixon si riavvicinò a Mao. Ad altri, invece, riporta alla mente l’episodio di un film di Massimo Troisi, quando il comico napoletano- finito dai giorni nostri nel Medioevo – cerca di sedurre Amanda Sandrelli spacciandosi per musicista.
E improvvisa dall’inglese, facendo finta di comporre al momento per lei una canzone, che si chiama Yesterday e il cui primo verso dice : “All my troubles seem so far away”, con la musica che conosciamo. Il film si chiamava “Non ci resta che piangere”.
3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana