Apparentemente è una specialità podistica. La corsa all’indietro, o, come dicono gli addetti ai lavori il “retro.running”. Si sta tenendo in Svizzera il campionato mondiale della nuova specialità: 42 atleti provenienti da molti Paesi si sono sfidati nel campionato del mondo di “Retro-running”, su un percorso di undici chilometri di dislivello partendo da 1900 metri per raggiungere la pianura.
In realtà è una straordinaria metafora del mondo attuale, un formidabile tributo all’arretramento su tutti i fronti delle relazioni umane, sociali e politiche. Un icona dell’esser tornati indietro di anni, per ritrovarci immischiati negli scontri di civiltà, nell’era dei diritti negati, dell’intolleranza, della manipolazione dei fatti, dell’intossicazione dell’aria, dell’acqua e della mente.
Tuttavia, il retro-running è spaventosamente moderno e attuale. Più che una specialità olimpica sembra essere l’attitudine odierna della maggioranza delle persone: tirare avanti, con la testa rivolta all’indietro.
Cambia anche il modo di tagliare il traguardo: invece che con la testa in avanti, nel retro-running il filo di lana di taglia con il culo. Apoteosi sublime del fattore C. Beh, buona giornata.