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democrazia Pubblicità e mass media

Punire gli smoderati.

Toglietevi dalla testa che in questa campagna elettorale il centrodestra italiano abbia toccato il fondo. Insulti, menzogne, vigliaccate sono state, sono e saranno il pane quotidiano del crepuscolo berlusconiano. Sembra proprio la ferocia che precedette il dissolvimento della Repubblica di Salò: senza più inibizioni, pudori, ipocrisie il ceto politico berlusconista ha sguainato il pugnale e colpisce a tradimento, senza nascondere più la bava alla bocca e l’autocompiacimento per il gestaccio.

L’arroganza dei capo-manipolo berlusconisti è qualcosa che va al di là delle esagerazioni da circoscrivere all’interno di un periodo di campagna elettorale: è un ordine di scuderia impartito da Lui in persona. E al suo segnale, si è scatenato
l’inferno, che potrebbe durare per tutta la seconda parte della legislatura.
Berlusconi ha paura di essere fatto fuori, non già dall’opposizione.

Sono i “suoi” che lo minacciano: la Lega, la Chiesa, la Confindustria. Questo atteggiamento personale di insofferenza è diventata una politica precisa: io non mollo,boia chi mi vuol far mollare. È una strategia mediatica di straordinaria
violenza verbale. Azzera ogni possibilità del ben che minimo livello di
confronto, azzittisce ogni accenno di dialogo, non ammette mediazioni. È
una politica dell’informazione che trucca le carte, che rovescia preventivamente il rapporto tra il vero e il falso, che aggredisce e diffama senza quartiere.

È l’estremismo di fine corsa: il tragitto cominciato con il politicamente scorretto sta finendo in un baratro di rabbia, di gaffes, di arroganza ciarliera, di cieca violenza verbale. Sbaglia chi sostiene che questo è un sintomo di disperazione, perché incomberebbe il pericolo di una sconfitta elettorale, per esempio a Milano. Sbaglia non perché non sia possibile che il candidato del centro sinistra costringa al ballottaggio il sindaco Moratti a Milano, nella roccaforte del berlusconismo. Sbaglia non perché sia impossibile al centrosinistra riconfermarsi a Napoli, a Torino e a Bologna. Lo sbaglio sta nella valutazione dei comportamenti degli uomini e delle donne del centrodestra berlusconista: essi non si stanno comportando in modo scorretto perché in preda al panico della sconfitta.

Essi sono così, esattamente così lo sono sempre stati: è una classe dirigente improvvisata, raccogliticcia, ingorda e presuntuosa come lo possono essere tutti i dilettanti che l’impresario Berlusconi ha mandato allo sbaraglio. Persone senza scrupoli politici, capaci di fare la spola da uno schieramento all’altro, capaci, per una poltrona, uno stipendio, un business di favore, di trasformarsi in sicari pronti a tutto.

In questo ultimo parapiglia elettorale è davvero difficile immaginare una coerente linea di condotta del centrosinistra. D’altronde, se uno incontra un avversario scorretto, falloso, truffaldino e vigliacco il risultato è un pessimo spettacolo. Succede nelle partite di pallone, negli incontri di pugilato,
figuriamoci nelle tribune politiche, nei talk show. Come la politica italiana sia stata ridotta in quindici anni di berlusconismo è sotto gli occhi, le orecchie e le labbra di tutti.

E come al solito, la borghesia italiana è stata fin troppo opportunista, ha preso tutti i vantaggi che il berlusconismo poteva dargli. Ma è oggi che Berlusconi chiede apertamente indietro il prestito, con gli interessi: “facciano loro qualcosa per il governo” ha detto senza mezzi termini Berlusconi a proposito della richiesta di Confindustria di fare di più per le imprese.

A Milano si è rivista la borghesia progressista schierarsi per Piasapia. Sarebbe troppo augurarsi che questa domenica elettorale i “non sento, non vedo e non parlo” della borghesia milanese più moderata si prendessero una breve vacanza e, magari non andando alle urne, punissero Berlusconi e i suoi accoliti? Una astensione moderata contro gi eccessi del potere berlusconista sarebbe una sonora batosta, capace di rimettere in moto la politica, bloccata da mesi dalle vicende private del Cavaliere, oltre che una incapacità ormai conclamata di affrontare i nodi della crisi del Paese.

Lo sanno bene i milanesi, come lo sanno i napoletani, i bolognesi, i torinesi e tutti i cittadini italiani chiamati alle urne in questa tornata elettorale che non succederebbe nessuna rivoluzione. I tempi sono maturi per voltare pagina: basterebbe che i moderati punissero gli smoderati. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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