Basta leggere sul Corsera quello che scrive in prima pagina Magdi Allam per capire a che punto siamo. “Continuano purtroppo a sbagliare-scrive Allam- coloro che immaginano che questo terrorismo sia una reazione all’occupazione israeliana e all’imperialismo americano.” Ecco fatto: finché c’è guerra c’è speranza di sconfiggere il male, di respingere l’assalto alla civiltà occidentale, di sconfiggere l’odio culturale e religioso che anima gli jahdisti.
Per la teoria dell’esportazione della democrazia, per la tesi degli stati canaglia, per la pratica della guerra al terrorismo islamico, i fatti di Londra sono una “mano santa”. Un sostegno, fortemente sperato, pervicacemente perseguito al ruolo di reggi-coda della politica estera Usa, dell’appiattimento inglese sulle politiche della Casa Bianca, una messa cantata all’invasione israeliana in Libano. Con il naturale corollario della messa in mora dell’azione dell’Onu, dell’indebolimento strutturale della diplomazia europea, nonché del disorientamento dell’opinione pubblica e del movimento pacifista.
“Queste anime ingenue –sono sempre le parole di Allam – hanno eretto una cappa di mistificazione della realtà che, tra i suoi effetti più deleteri, ha sortito delle sentenze emesse dai tribunali italiani che legittimano e nobilitano i reclutatori nostrani di kamikaze quali ‘resistenti’ e gli assassini dei soldati della forza multinazionale in Afghanistan, italiani compresi, quali ‘martiri’”. Tipico meccanismo del rovesciamento delle responsabilità: la dimostrazione che non la democrazia, bensì il terrorismo è stato esportato in questi sei anni di amministrazione Bush.
E i paesi europei oggi il terrorismo lo stanno importando nelle loro città, nei loro aeroporti, nella vita di tutti i giorni, sociale, politica, giuridica. Se a questo aggiungiamo l’infaticabile lavoro degli impiegati della guerra, Allam in questo senso è un impiegato modello, il gioco può continuare. Fino al prossimo atto di guerra, fino al prossimo simmetrico atto di terrorismo. Beh, buona giornata.