Oggi accadrà, di Maurizio Landini*-il manifesto
Quella di oggi sarà una grandissima giornata di lotta in difesa della democrazia, del contratto, dei diritti delle persone e del lavoro.
Abbiamo indetto questa manifestazione dopo l’accordo separato alla Fiat di Pomigliano, aprendo anche un dialogo con chi pensa che il nostro paese abbia bisogno di un cambiamento, che il lavoro deve tornare a essere un elemento centrale, che quello firmato a Pomigliano non può essere il modello, che il contratto nazionale va difeso per tutti e che far votare e decidere le persone è la condizione per ricostruire l’unità.
Con il ricatto che la Fiat ha voluto imporre a Pomigliano (se vuoi lavorare devi rinunciare alla dignità e ai diritti) è partito un attacco ai diritti del lavoro che non ha paragoni per gravità nella storia della nostra Repubblica. Non a caso la Confindustria ha chiesto di estenderlo a tutto il mondo del lavoro. Il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, la stessa Costituzione sono in discussione. Il recente accordo separato che prevede si possa derogare al contratto nazionale sempre, perché le deroghe possono essere attuate sia quando l’azienda è in crisi che quando investe per competere sui mercati, porta alla cancellazione del contratto nazionale, alla «guerra» tra imprese e quindi alla contrapposizione tra lavoratori. Questa scelta porta con sé l’idea che di fronte alla globalizzazione non c’è diritto che tenga e che lo sfruttamento e l’impoverimento ne siano conseguenze inevitabili. Un disegno supportato dalle modifiche alle leggi sul lavoro che il governo sta attuando (dall’arbitrato allo statuto dei lavori) alle vicende sui precari della scuola, dal blocco delle elezioni delle Rsu al contratto separato del pubblico impiego.
Quando noi diciamo che «il lavoro è un bene comune» intendiamo dire che il lavoro deve tornare a essere interesse generale di questo paese per dare una prospettiva ai giovani, alle donne, al fatto che non si può essere precari sempre e che la sicurezza del proprio lavoro e del proprio futuro serve anche a far funzionare meglio le imprese. Vuol anche dire porsi il problema di un diverso modello di sviluppo, che guardi alla qualità e all’innovazione dei prodotti e dei processi, alla valorizzazione del lavoro e alla sostenibilità ambientale e sociale.
Quella di oggi è anche una manifestazione per la legalità. L’estensione del sistema criminale in economia non ha precedenti e non riguarda solo il Sud, ma l’intero paese. In particolare, la frantumazione del processo lavorativo e il sistema di appalti e subappalti – purtroppo diventato la regola – permette sempre più all’illegalità di entrare strutturalmente nel sistema economico. Legalità per noi significa difesa del lavoro, la sua riunificazione e quella del processo produttivo, l’estensione dei diritti, l’applicazione della Costituzione come elementi non solo formali ma come valori che determinano la condizione di un cambiamento. Ed è in questo quadro che la libertà di informazione è elemento irrinunciabile non solo per la Fiom, ma per tutto il paese.
L’assurdo dell’attuale situazione è che tutti parlano dei problemi delle lavoratrici e dei lavoratori e gli unici che non hanno la possibilità di discutere, di decidere e di votare sugli accordi che li riguardano sono proprio le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici. Non a caso abbiamo presentato una legge di iniziativa popolare che chiede diventi un diritto il fatto che tutti gli accordi a qualsiasi livello – aziendale, nazionale, interconfederale – per essere validi debbano essere approvati dalla maggioranza delle persone coinvolte. Gli eventi di questi mesi indicano che questo è il tema decisivo per poter ricostruire un’azione unitaria; senza democrazia, cioè senza la possibilità per le lavoratrici e i lavoratori di poter decidere anche quando ci sono punti di vista diversi fra sindacati, non solo si mantiene una divisione, ma fa sì che siano le imprese a decidere di volta in volta con chi fare gli accordi, sulla base delle proprie convenienze.
Oggi siamo in piazza con tutti coloro che condividono e che difendono questi principi e questi valori. Questa grande giornata di lotta non è un punto di arrivo, perché una mobilitazione generale è assolutamente necessaria.
*segretario generale della Fiom
(Beh, buona giornata)