La morte è brutta, anche se a morire è uno che ha il sangue blu. Le madri piangono i figli morti, anche se non muoiono in Libano, ma in un carcere tailandese, come è successo a Christoff Hohenloe (per gli amici Kiko), il figlio cinquantenne di Ira Furstenberg.
Arrestato perché: “invece di comprarsi un altro visto, ha cambiato la data a quello che aveva… da lì loro hanno fatto una storia sostenendo che si trattava di un crimine rilevante e lo hanno messo in prigione. Ma è chiaro che non è che ci sia stata un’offesa così grande per finire così male”, come ha detto il fratello Hubertus Hohenlohe.
Secondo il principe Giovannelli: “speriamo che questa tragedia sia utile a far intervenire le organizzazioni internazionali sulle condizioni terribili in cui vivono i detenuti in certe carceri”.
Ha ragione il principe: paese che vai leggi Fini-Bossi sull’immigrazione che trovi. Finire in carcere per un visto d’ingresso falsificato non è degno di un paese civile, dunque neanche per il nostro. Morire in carcere per aver varcato illegalmente i confini è barbaro, proprio come da noi.
Condoglianze a tutte le madri dei figli del mondo, morti per il diritto a camminare liberamente sulla Terra.
Beh, buona giornata.
2 risposte su “I giorni dell’Ira.”
aiutateci ad avere giustiziaa anche noi abbiamo perso un nostro caro ucciso dalla polizia thailandese a Nong khay il 20/10/2002. Mio fratello Marcello Mancusi viene percosso selvaggiame4nte e poi strangiolato mentre si trovava in caserma.
aiutateci ad avere giustiziaa anche noi abbiamo perso un nostro caro ucciso dalla polizia thailandese a Nong khay il 20/10/2002. Mio fratello Marcello Mancusi viene percosso selvaggiame4nte e poi strangiolato mentre si trovava in caserma.