Intervista a Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale di Sdl Intercategoriale.
Fabrizio Tomaselli non ha la faccia né i modi di un estremista, ha gesti gentili e, dietro quei grandi occhiali da vista, uno sguardo pulito. Parla in modo pacato, a tratti caldo, a volte duro. C’è tensione tra i lavoratori di Alitalia, la stessa che Tomaselli sembra aver interiorizzato. Il suo lavoro è assistente di volo, il suo ruolo è coordinatore nazionale di Sdl intercategoriale, una delle sigle del “fronte del no”, come la stampa ha definito quelli che non accettano gli accordi sanciti dal “lodo Letta”
Tomaselli, che cosa è il lodo Letta?
Un trucchetto, un sotterfugio escogitato a Palazzo Chigi lo scorso venerdì 29. Le trattative erano state improvvisamente interrotte da Sabelli, l’ad di Cai il mercoledì precedente. Venerdì 29 siamo stati convocati dal Governo. Invece di spiegarci il perché della unilaterale sospensione della trattativa, il Governo, nella persona di Gianni Letta ci presenta un paio di fogli di carta e ci chiede di firmarli: c’era scritto che tutto quello che non è stato ancora definito dalla trattativa lo garantisce lui, come rappresentante del Governo. Una cosa mai vista.
In che senso?
Facciamo un esempio. Lei va a comprare un macchina nuova. Lei fa le domande che si fanno a un concessionario: che cilindrata? Quanti chilometro per litro? Quali optional? Qual è l’anticipo? Quante rate? Quello si spazientisce e ti dice: adesso basta, firmi il contratto. Tutto quello che sarà difforme dal contratto lo garantisco io che sarà conforme. Lei che farebbe?
Gli girerei le spalle, e me ne andrei pensando che gli manca qualche rotella.
E’quello che abbiamo pensato tutti. Però, senza un vero perché Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno firmato. Hanno comprato una macchina nuova senza sapere niente di quello che avevano sottoscritto. All’incontro erano presenti tutte le nove sigle che rappresentano i lavoratori di Alitalia, e hanno firmato solo quelle che meno rappresentano le categorie interessate.
Sì, ma qual è il punto?
Semplice. Gli accordi di settembre prevedevano che si sarebbero contrattati i dettagli. Mercoledì 27, alle 23,45, dopo 7 ore di trattativa, Sabelli di Cai si è alzato e se ne andato, interrompendo il dialogo. Venerdì 29 il Governo, invece che mediare tra le parti, ha voluto imporre la volontà di una parte, la Cai. Letta, invece che una crostata, ha cucinato un pasticcio, come ha detto l’on. Casini.
Se questa è la verità, allora perché i sindacati confederali hanno invece firmato il lodo Letta?
Hanno sottoscritto un placet politico al progetto Cai, perché è certo che i contenuti degli accordi contrattuali non si sono voluti prendere in esame. La domanda è: rappresentano i lavoratori presso la Cai, o la Cai presso i lavoratori? Perché il Governo garantisce tutto a Cai e invece niente ai lavoratori? Perché è possibile che si garantisce che la Cai non dovrà restituire il prestito ponte, come chiede l’Europa, e in cambio non si vogliono sottoscrivere garanzie ai lavoratori in cassa integrazione, ai precari, alle madri lavoratrici e neppure ai lavoratori che hanno familiari disabili in famiglia? Perché a Cai si danno garanzie di “immunità” sulla norme antitrust, italiane e europee e invece ai lavoratori si nega anche il solo diritto di discutere, attraverso i loro rappresentanti, punto per punto la stesura del nuovo contratto di lavoro? Abbiamo letto che Tremonti ha detto: “Dobbiamo puntare di più sui valori e sull’etica e meno sugli interessi economici”. Belle parole. Fatto sta che il lodo Letta punta tutto sugli interessi di Cai e nulla sui valori del lavoro, né sull’etica di Cai.
Lunedì 3 avete tenuto un’assemblea a Fiumicino. C’era molta tensione e molto nervosismo. C’è chi ha parlato di blocco totale.
I lavoratori sono esasperati, non solo dai contenuti del lodo Letta, ma anche dal modo di condurre questa vicenda da parte di Cai e del governo, che non media, si schiera smaccatamente. L’assemblea ha deciso di rigettare il lodo Letta, nella forma e nella sostanza, ha dichiarato lo stato di agitazione permanente dei lavoratori e ha dato mandato alle sigle che li rappresentano di dare vita a tutte le iniziative necessarie per sbloccare la vertenza.
L’assemblea ha chiesto alla Cgil di ritirare la sua adesione al lodo Letta. Perché?
La straordinaria gravità della vertenza Alitalia impone una riflessione generale su come nel nostro Paese si stanno rapidamente modificando in modo negativo le relazioni tra aziende, organizzazioni sindacali e lavoratori.
Siamo di fronte ad una situazione nella quale un’azienda (CAI) non rispetta gli accordi sottoscritti ed i più elementari principi etici, ricatta in modo strumentale lavoratori che già si trovano in uno stato di estremo disagio e di profonda incertezza per il proprio futuro, infrange e ridicolizza riconosciuti criteri di solidarietà sociale e calpesta le più basilari regole di democrazia e rappresentanza sindacale. Chiediamo alla Cgil di essere coerente con la posizione presa da Epifani in occasione della rottura delle trattative con Confindustria sul nuovo modello di contratto, sulla vertenza nell’impiego pubblico, del contratto del commercio, coerente con la decisione che vedrà i metalmeccanici in sciopero il prossimo 12 dicembre.
Colaninno, presidente di Cai ha detto che la trattativa è conclusa. Prendere o lasciare.
Colaninno si sente fortemente spalleggiato dal Governo. La Cai è appena nata e già si sente favorita dal Governo, in ogni senso. Sa di poter contare su soldi pubblici (i famosi trencento milioni), sa di poter contare sulla macchina propagandistica della maggioranza che appoggia il governo, che minaccia i lavoratori di non poter godere della cassa integrazione se non accettano le condizioni di impiego in azienda.
Alitalia è ormai per Governo e Confindustria un banco di prova per far passare modelli contrattuali e meccanismi di rappresentanza sindacale più penalizzanti e più autoritari: in tale scenario i lavoratori sono trattati come cavie di tale “sperimentazione”. Questo modo di immaginare le relazioni industriali è autoritario.
La logica che Confindustria vuole imporre è quella del “prendere o lasciare”, senza neanche percorrere la strada del reale confronto: questo è un metodo sindacalmente inaccettabile ed eticamente censurabile.
Colaninno ha detto che bisogna mettere la parola fine alla logica dei veti incrociati. Non vuole cogestione col sindacato, come è avvenuto negli anni passati in Alitalia.
L’idea-forza di Colaninno:è comanda l’impresa, non gli accordi. Però poi trova comodo che la cogestione si sia spostata dall’azienda a Palazzo Chigi, come dimostra il lodo Letta. La nostra idea-forza è semplice: noi facciamo sindacato, ne abbiamo legittimità, sia dal punto di vista giuridico, perché nel nostro paese fare sindacato è legale; sia dal punto di vista del consenso, perché rappresentiamo, assieme ad altri soggetti sindacali, la maggioranza schiacciante dei lavoratori. Li rappresentiamo e li consultiamo frequentemente. La cogestione l’hanno tentata di fare le sigle confederali. Colaninno ha due scelte: o tratta con noi, che siamo agguerriti, ma leali nei confronti degli accordi presi. Oppure cercare una sponda con sigle compiacenti, ma inaffidabili, perché hanno poco peso e credito tra le categorie del trasporto aereo. Nel primo caso ci troverà pronti alla trattativa, nel secondo è lui stesso che crea una nuova cogestione. Se ha a cuore il futuro della sua impresa, e non solo i ricavi che conta di gestire, sa quello che deve fare.
Tomaselli, Sdl è un sindacato di base, con radici nel sindacalismo alternativo alle sigle storiche. Come vi trovate insieme a sindacati, che spesso di autodefiniscono associazioni professionali, ma che in genere vengono chiamati autonomi, per non dire corporativi?
Ciò che ci unisce è uno scenario completamente nuovo nel panorama delle relazioni industriali e sindacali. Il modello autoritario che si sta sperimentando in Alitalia non può che unire tutte le categorie che si sentono minacciate nella loro professionalità, ma anche nel loro modello sociale di riferimento.
Prendiamo i piloti. Sono professionisti di alto profilo, erano considerati facente parte la classe dirigente del Paese. Hanno nutrito anche simpatie politiche per le forze che rappresentano un governo che oggi vorrebbe anche solo negargli voce in capitolo.
L’attacco della crisi colpisce tutti gli strati: quelli più deboli, come gli operai aeroportuali; quelli medio-bassi, come i tecnici e gli assistenti di volo; quelli medi, come i piloti, arrivando a colpire anche i comandanti, il cui tenore di vita era, fino a poco tempo fa, medio-alto. Se alla crisi si associa l’arroganza e l’autoritarismo della Cai e del Governo, la coscienza di essere maltrattati unisce. E’ la condizione materiale che prende atto del proprio stato, al di là dei retaggi politici o ideologici. Non va dimenticato, che al contrario degli industriali della cordata, Sdl e Anpac, al pari delle altre sigle, il trasporto aereo lo conoscono, lo vivono sia negli aspetti tecnici che in quelli commerciali, vale a dire la relazione con i clienti, cioè i passeggeri.
Come pensate di sostenere la grande pressione che vi stanno esercitando contro per costringervi a sottoscrivere il lodo Letta?
Barak Obama ha detto: “Non siamo una collezione di individui, siamo un nazione”. Parafrasando le sue parole, mi viene da dire che quella di Alitalia è una situazione e una vertenza gravissima che coinvolge ormai tutti i lavoratori italiani e che deve essere affrontata saldando in un unico obiettivo tutti i lavoratori, i precari, gli studenti e le forze sociali del Paese: battere l’autoritarismo e l’arroganza della Confindustria e del Governo e rendere possibile un’ampia, collettiva e democratica risposta di tutte le forze sane di questo Paese.
Insomma, avete intenzione di volare alto.
Sì. Per battere l’arroganza di Cai, del Governo e di Confindustria dobbiamo volare alto. D’altronde, volare alto è il nostro lavoro. No? (Beh, buona giornata)
Una risposta su “Vertenza Alitalia: “Per battere l’arroganza di Cai e Governo dobbiamo volare alto””
Questa intervista è davvero uno straordinario pezzo di giornalismo. Si dà voce a uno dei protagonisti della vicenda Alitalia e il quadro della situazione emerge in tutta la sua drammatica chiarezza. Si può dissentire, avere un altro punto di vista, essere schierati da una parte completamente opposta, ma non si può certo negare che Tomaselli spieghi il preciso significato di alcuni nodi intricati della matassa. Nodi intricati che tali devono rimanere. Il lodo Letta deve restare un oggetto oscuro, così che la gente possa sentirsi smarrita, disorientata al solo riferirsi di un titolo di telegiornale a esso e ritrovare l’orientamento nell’indice puntato a mo’ di cartello indicatore nel dare addosso a chi quella roba non l’ha firmata perché sopra non c’è scritto nient’altro che: “Favorite fuori dell’aereo: mentre è in volo, prego”. C’è chi informa, chi deforma, chi trasforma, chi conforma a forza dentro ormai ristrette tavole delle leggi, ma la comunicazione oggi è già altro. In questo blog, anche con pezzi come questo, quanto meno, si tenta di spiegarlo e di praticarlo.