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I lavoratori stranieri in Italia quadagnano il 21,6% in meno di quelli italiani.

Stipendi più bassi ai lavoratori stranieri
Un dipendente toscano guadagna in media 268 euro in più rispetto a un immigrato di Rosa Serrano-firenze.repubblica.it

Retribuzioni a due velocità in Toscana. Il gap salariale tra dipendenti toscani e stranieri si attesta a 268 euro a favore dei primi: se un lavoratore toscano mediamente riceve mensilmente 1.242 euro, uno straniero arriva appena a 974 euro, cioè il 21,6% in meno. Questo il dato più significativo che emerge dall’analisi effettuata dalla Fondazione Leo Moressa per Repubblica sulla base dei dati contenuti nella recente rilevazione Istat sulle forze di lavoro che per la prima volta contiene l’indicazione delle retribuzioni mensili nette degli occupati.

I dati sono relativi alle retribuzioni dei dipendenti del mese precedente alla rilevazione escluse altre mensilità (tredicesima, quattordicesima e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi, premi di produttività, arretrati, indennità per missioni, ecc.). Il dato toscano non si discosta molto da quello medio nazionale che evidenzia un differenziale retributivo del 22,8%. La percentuale di occupati di origine straniera in Toscana rappresenta il 9,4% del totale della forza lavoro. Le mansioni e le professioni svolte da lavoratori di origine straniera differiscono molto da quelle degli italiani: essi, infatti, per la maggior parte sono operai (75,8%), mentre per tale professioni gli italiani sono solo il 31,3%.

Quali le motivazioni di questo forte divario retributivo? Per Valeria Benvenuti che ha curato la ricerca, in molti casi la differenza nella retribuzione dipende soprattutto dall’anzianità dei dipendenti stranieri in un’impresa: la loro assunzione è più recente rispetto al lavoratore italiano e beneficiano, quindi, di un numero minore di scatti retributivi, anche a parità di mansioni.

A suo avviso, si deve considerare anche il fatto che il lavoro per lo straniero è la condizione necessaria per avere e per rinnovare il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione da parte del lavoratore di condizioni occupazionali marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sotto pagate. Il tema del lavoro immigrato nella nostra regione è stato ampiamente trattato in una ricerca dell’Irpet curata da Michele Beudò dalla quale emerge la rilevanza strutturale dell’immigrazione per il sistema economico regionale indirettamente confermata anche dal fatto che le assunzioni degli stranieri risultano essere per la maggioranza (57%) a tempo indeterminato, un dato praticamente in linea con quello che riguarda gli italiani (59%).

Le occupazioni svolte dagli immigrati sono caratterizzate da mansioni di livello medio-basso e retribuzioni inferiori alla media. Per Beudò sono molteplici le motivazioni che producono questo differenziale retributivo: fra l’altro, i lavoratori immigrati, in molti casi, effettuano parte delle prestazioni lavoratori “a nero” e ciò comporta una riduzione della retribuzione ufficiale mensile certificata poi dall’Istat. Altri vengono assunti con una qualifica inferiore a quella effettivamente svolta: ad esempio, nell’edilizia uno straniero può essere assunto come manovale anziché come muratore e ciò comporta un differenziale sfavorevole rispetto al muratore italiano. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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