Corte dei Conti, UN’INFLUENZA TRATTATA IN SEGRETO, di Nerina Dirindin-lavoce.info
In pochi si sono vaccinati contro l’influenza A. Un comportamento probabilmente condizionato dalle modalità con le quali è stato trattato il problema: un allarme più mediatico che reale, affrontato in modo poco trasparente, diffondendo informazioni confuse e talvolta addirittura contraddittorie. Ma davvero sorprendente è il contratto tra il ministero e la società farmaceutica che produce il vaccino in Italia: sottoposto a vincolo di segretezza e con un evidente squilibrio di oneri, tutti a carico della pubblica amministrazione.
Nonostante l’allarme pandemia si sia diffuso più rapidamente del virus stesso, gli italiani che hanno scelto di vaccinarsi contro l’influenza A sono pochi. Il notiziario n. 8 del 24 dicembre dell’Istituto superiore della sanità informa che la copertura vaccinale (percentuale di persone vaccinate sul totale della popolazione alla quale è raccomandato) è pari al 4 per cento. Per il personale sanitario e sociosanitario la copertura è un po’ più elevata: 15 per cento. (1)
Percentuali decisamente inferiori a quelle ipotizzate dal ministero (40 per cento) e che, paradossalmente, trasformano il rischio pandemia in un problema di conservazione delle dosi di vaccino inutilizzate, di cui sono pieni i frigoriferi delle Asl.
Ma perché gli italiani aderiscono così cautamente al programma vaccinale? Si tratta di diffidenza eccessiva o hanno buoni motivi per essere titubanti?
La risposta non è certo facile, ma è probabile che il comportamento degli operatori e dei cittadini sia stato condizionato dalle modalità con le quali è stato trattato il problema: un allarme più mediatico che reale, in gran parte ingiustificato sulla base delle evidenze scientifiche, affrontato in modo poco trasparente, diffondendo informazioni confuse e talvolta addirittura contraddittorie. Ce n’è abbastanza per spiegare le perplessità della gente.
Perplessità che avrebbero potuto essere ben più ampie se gli italiani avessero avuto modo di conoscere i contenuti del contratto di acquisto del vaccino.
UN CONTRATTO COPERTO DAL SEGRETO DI STATO
C’è infatti una novità, emersa solo recentemente e trascurata dagli organi di informazione; un fatto che sconcerta e che alimenta nuove perplessità. (2) Il contratto di acquisto del vaccino stipulato dal ministero è sottoposto a vincolo di segretezza.
Il testo contrattuale è attualmente reperibile nel sito http://attentiallebufale.it/, uno spazio che con sano pragmatismo e sottile ironia aiuta a orientare i lettori nella fitta giungla dei documenti scientifici cercando di distinguere i lavori seri dalle bufale. (3)
Ma come mai un contratto che dovrebbe essere pubblico è stato secretato?
La ragione è molto semplice: è stato sottoscritto in base all’ordinanza n. 3275 del presidente del Consiglio del 2003 adottata per fronteggiare rischi di natura terroristica legati alla crisi internazionale e alla guerra irachena dell’epoca. (4) Il governo vi ha fatto ricorso per poter acquistare i prodotti a “trattativa privata, anche mediante affidamenti diretti”. (5) A tale potere si è infatti richiamata l’ordinanza del 31 luglio di quest’anno, con la quale il presidente del Consiglio ha autorizzato il ministero ad acquistare “in termini di somma urgenza” vaccini, antivirali e dispositivi di protezione per almeno il 40 per cento della popolazione italiana.
E così una (presunta) emergenza sanitaria è stata trattata, dal punto di vista contrattuale, come una emergenza terroristica. Il che ha consentito di procedere secondo modalità definite “riservate” con riferimento non solo ai contenuti ma, addirittura, all’esistenza dello stesso contratto(cfr. articolo 10).
LE RESPONSABILITÀ DEL MINISTERO E QUELLE DI NOVARTIS
Ma ciò che appare sorprendente non è solo la natura riservata del contratto. Nel merito, appare evidente lo squilibrio fra gli oneri posti a carico del ministero e quelli posti a carico della Novartis, la casa farmaceutica produttrice del vaccino utilizzato in Italia.
Infatti, come rilevato anche dalla Corte dei conti,il contratto stipulato tra il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics srl presenta aspetti che necessitano di importanti chiarimenti. (6)
Contiene condizioni che “vanificano a favore della Novartis” (le parole fra virgolette sono della Corte dei Conti) tutti i vincoli contrattuali. Non impone alcuna penalità in caso di mancata consegna dei vaccini o in caso di violazioni di disposizioni essenziali da parte della Novartis. Prevede garanzie a carico del ministero non bilanciate rispetto a quelle a carico della Novartis (l’osservazione è sempre della Corte dei conti). Manca di adeguate valutazioni tecniche circa la congruità dei prezzi.
Ma, soprattutto, il ministero si impegna a risarcire alla Novartis, senza alcun limite, né monetario, né temporale, tutte le perditederivanti da danni causati dal vaccino a persone e/o cose, con la sola eccezione di quelli legati a difetti di fabbricazione. Il ministero si accolla quindi tutti i rischi connessi a eventuali reazioni avverse, effetti collaterali o qualunque altra conseguenza, comprese quelle imprevedibili, derivante dall’uso del vaccino. Un’assunzione totale di responsabilità da parte della pubblica amministrazione che esonera completamente la Novartis.
Una clausola che non può non sollevare perplessità: è accettabile che una società privata aumenti i propri profitti grazie a una emergenza sanitaria e scarichi sul contribuente tutti i rischi connessi all’uso del prodotto che vende? Ed è accettabile che un governo acquisti vaccini per centinaia di milioni senza pretendere garanzie adeguate sui prodotti, anzi accollandosi ogni rischio? E ancora. Se, come più volte affermato, il vaccino non presenta controindicazioni, perché questa clausola così platealmente liberatoria nei confronti del produttore?
Le domande sono probabilmente destinate a restare senza risposte. Persino la Corte dei conti ha finito per dare il visto a un contratto che, pur “al di fuori degli ordinari schemi contrattuali”, è giustificato solo in ragione della eccezionalità e urgenza dell’intervento.
Certo che, tra falsi allarmi, pandemie mancate e segreti di Stato, appare sempre meno incomprensibile la diffidenza degli italiani nei confronti del programma vaccinale.
Comprendendo le difficoltà che il governo ha dovuto affrontare di fronte a una situazione di rischio epidemiologico, trasformata in pandemia da una semplice revisione della definizione di questo concetto da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, la recente esperienza dell’influenza A meriterebbe un’analisi serena, basata su informazioni complete e trasparenti. (Beh, buona giornata).
(1) Tabella 1.
(2) Salvo, a quanto ci risulta, due articoli solitari apparsi il 19 novembre su Il Sole 24Ore e sull’Unità.
(3) http://attentiallebufale.it/wp-content/pdf/contratto_ministero.pdf
(4) http://www.procivbastia.com/files/legislazione/2003_OPCM_3275_28_marzo.pdf
(5) Vedi articolo 2, lettera e), dell’Opcm.
(6) Deliberazione n. 16/2009/P del 21 settembre 2009 dell’ufficio della Corte dei conti che esercita controllo di legittimità su atti del governo e delle amministrazioni dello Stato.
Una risposta su “L’influenza suina? Una porcata.”
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