E’ stata scoperta una stella pigra, ma così pigra che non riesce a brillare da sola, perché ha bisogno dell’aiuto della sua compagna.
L’ha scoperta un gruppo italiano dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. La stella pigra appartiene a un sistema doppio, composto da due pulsar che emettono raggi X.
Una delle due pulsar emette raggi X solo grazie all’aiuto della compagna, che periodicamente la investe con un intenso flusso di particelle e le fornisce così l’energia necessaria per brillare.
Come ogni scoperta che si rispetti, bisognerebbe dargli un nome a questa nuovo stella, che brilla di luce altrui. La chiamerei: “Pubblicità italiana”.
Sono aperte le iscrizioni all’albo di quelli che hanno da obiettare che è “un po’ lungo”. Beh, buona giornata.
Una risposta su “La chiamerei “Pubblicità italiana”.”
Vi fu un tempo in cui grandi astri illuminavano il cielo della creatività.
Vi fu un tempo in cui, anche nella nostra terra iper-tradizionale, grandi menti riuscivano a far vibrare gli animi.
Poi giunse l’era dei piccoli agglomerati di stelle, in cui la luce era il risultato della somma delle parti.
Ora siamo nell’epoca delle supernova, dei buchi neri e degli scudi spaziali anti-asteroidi.
Non è facile per i giovani creativi come me riuscire a portare la luce prometea nelle eclissi delle grandi agenzie e dei grandi nomi.
Ogni giorno i lumi di cui abbondano le università e le accademie ci insegnano ad essere mobili, flessibili, quasi plastici; nelle accademie si addestrano i fac totum della comunicazione, mentre il mondo del lavoro, gioiello astrale costellato di pietre miliari, pretende da noi scelte, coerenza, inflessibilità. Noi siamo ibridi, per metà carne e per metà Iphone; per metà materia e per l’altra metà sogno. Finché non ci verrà dato il giusto spazio, la pubblicità italiana brillerà sempre di luce riflessa, obbligando noi neo-pubblinauti a sondare l’universo, in cerca di stelle: quelle vere.