Se fosse vero, e sottolineo se, come nella famosa canzone di Mina, se fosse vero, dunque, che una importante agenzia italiana, filiale di un’altrettanto importante network che reca il nome di un celeberrimo pubblicitario, e che fa parte di un’enorme holding quotata nella principale Borsa europea, se fosse vero, insomma, che l’importante agenzia in questione ha vinto una gara pubblica, per un ente di primaria importanza per i cittadini italiani, rilanciando, fuori tempo massimo, una commissione pari a un zero virgola qualcosa, la notizia sarebbe più sensazionale dello storico flop che la pubblicità italiana ha ricavato durante l’ultima edizione del Festival di Cannes, in occasione della quale ebbi a scrivere che avevamo sfondato il fondo del barile.
Se fosse vero, e sottolineo se, significherebbe che forza di fare dumping, stiamo facendo profondi buchi, fin nel sottosuolo della professione, fin nelle viscere del terra-terra, stiamo scavando caverne buie e senza uscita al comune senso del pudore nel gestire new -business, creatività, relazione con i clienti.
Sarebbe una sorta di tragi-comica sindrome cinese, capace di bucare da parte a parte ogni considerazione che i committenti dovrebbero avere del nostro lavoro, del nostro talento, del nostro ruolo nella comunicazione commerciale. Se fosse vero, e sottolineo se. Beh, buona giornata.