Nella cronaca di Roma di ieri del quotidiano la Repubblica, si può leggere un titolo sublime: “baby prostitute, in cella coi clienti”. Straordinario: a prenderlo alla lettera, ci sarebbe la fila.
Non pago, non la baby prostituta, ma il quotidiano medesimo scrive in didascalia della foto della sottosegretario al Ministero dell’Interno, una dichiarazione della sottosegretario medesima, che invoca “pene severe”. E’ l’apoteosi del doppio senso.
Ora, lo sappiamo tutti che i titoli dei giornali, per via della ricerca dell’effetto sull’attenzione del lettore, si espongono spesso a esilaranti interpretazioni. C’è chi ha scritto più di un libricino che ne raccoglie antologie. Ricordo un titolo dell’Eco di Bergamo che urlava a caratteri cubitali: “In 600 contro un albero, tutti morti.” ( La 600 era una vettura molto in voga a quei tempi).
Il fatto è, però, che il doppio senso giocoso, il rovesciamento dei significati, che rimandavano ad altri beffardi significanti, erano il pane quotidiano del titolo pubblicitario, spesso il talento del copy writer, il brodo primordiale della head- line.
Ma in tempi di ottundimento delle menti, alla pubblicità e al pubblicitario viene chiesto, imposto, subornato di scrivere righe notarili. Che ne no la gente non capisce.
Mentre, per fortuna, può ancora succedere di leggere titoli sbarazzini sulle pagine dei quotidiani, meglio se pagine meno sottocontrollo, tipo quelle della cronaca cittadina.
Il che è un invito a leggerli i giornali, soprattutto da parte di chi vorrebbe fare il creativo pubblicitario. Beh, buona giornata.