L’attacco al governo Prodi è concentrico. I primi a volerlo morto sono i suoi, perché la mediocrità è al giorno d’oggi un’arma letale. I suoi dicono di volere il Partito democratico, ma siccome è una novità, tutti hanno paura del nuovo: per il semplice motivo che il nuovo costringe a ragionare e a mettersi in discussione. Le due cose messe insieme sono molto pericolose per chi si crede l’unico gallo del pollaio.
I secondi a volerlo morto sono i partitini della sinistra, che sopravvivone solo perché possono fare quelli più a sinistra, infatti si autodefiniscono “sinistra radicale”, il che presuppone ci sia un contraltare, cui specchiare il proprio essere più puri. Poi vanno alle elezioni locali e prendono una bagno. Ma non si interrogano sulla loro scarso radicamento: alla fine il risultato è che la sinistra non è né radicale né radicata.
Poi ci sono i nemici veri del governo Prodi. Berlusconi e Forza Italia che temono, fortissimamente temono che il pragmatismo di Prodi risvegli il loro elettorato, e di conseguenza i ceti sociali che lo hanno eletto a loro campione: Berlusconi fa come il polpo che emette inchiostro, fa tutto nero per confondere le acque del suo fallimento.
E, a proposito di nero, ecco Fini, ormai tornato missino: è la cosa migliore che sa fare, compresa quella di appoggiare a spada tratta i ranghi delle forze armate. Un ambiente che ha frequentato con sapienza, tra una fellonia e l’altra, tra un complotto e l’altro. Fini è a sua agio in una novella strategia della tensione nei confronti del governo Prodi. A chi sperava in un paese normale, ecco il caso Speciale.
Mentre Casini chiacchiera e Bossi sbraita, il ceto politico di centro-destra trova la sua coesione nella maldicenza organizzata, magari illegalmente, contro Prodi.
All’ allegra combriccola anti-governativa si sono aggregati, a vario titolo, Montezemolo per gli industriali e Bagnasco per il Vaticano. Cercando, ognuno a concionare per le rispettive schiere, uno spazio credibile per candidarsi alla guida di una armata brancaleone, che cerca la difesa delle precedenti rendite di posizione.
Il Paese attende il risanamento dei conti, una nuova legge sul lavoro, una buona legge sulla tv, la riforma della Rai, una legge che dia impulso al cinema italiano. Tutte cose che qualcuno proprio non vuole.
Il Paese attende un aggancio alla ripresa economica, che sappia rilanciare le imprese, ivi comprese quelle aziende che fanno cultura, risorsa irrinunciabile per la collocazione dell’Italia in Europa. Altre cose che i soliti noti proprio osteggiano.
Prodi è circondato di nemici. L’impressione è che i suoi nemici siano i nemici di sempre. Non fosse altro che per l’attitudine ad andare controcorrente, bisognerebbe avere il coraggio di confessare a noi stessi il compito che abbiamo in questa fase. E’ racchiuso in una frase: salviamo il soldato Prodi.
Qualsiasi cosa pensiate, ovunque le vostre menti siano rivolte, qualunque siano i vostri desideri, in questi momenti è la cosa migliore da fare. Beh, buona giornata.
Una risposta su “Save Private Prodi.”
Cito l’ usato proverbio:
Inutile dare una mano ( anzi, tutto il braccio e anche oltre, molto più in basso )a chi non sa cosa farsene, e anzi non trova di meglio da fare che continuare a sputarci sopra…
Bruno