Il presidente della Camera Fausto Bertinotti è intervenuto a Milano a un incontro con i comitati di quartiere, formati da cittadini che lottano contro la speculazione edilizia.
A chi gli chiedeva del distacco tra la politica, le istituzioni e i cittadini, Bertinotti ha replicato: “in alto c’è il problema della riforma della politica e delle istituzioni, degli interventi sui costi della politica, ma in basso, fondamentale, c’è da costruire un nuovo rapporto tra la politica e i cittadini, la gente comune”.
A Genova per la campagna elettorale, Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, il predecessore di Bertinotti alla terza carica dello Stato, ha parlato a lungo del ruolo della Chiesa nella storia del nostro Paese. “Oggi osserviamo il fenomeno che la politica è afona e la Chiesa parla agli italiani, è importante”. E conclude:”il Family day ha parlato linguaggio della grande maggioranza degli italiani.”
Il rituale della politica “in ascolto” è diventato il leit-motive dei discorsi della politica, ne scandisce l’impotenza, svela il trucco dell’escamotage retorico, soprattutto in periodi di campagna elettorale. Gli eletti trattano gli elettori come la pubblicità italiana tratta i consumatori: come bambini.
Fatto sta, che i “bambini” soffrono. Nel 2006 in Italia ci sono state 1280 morti sui luoghi di lavoro. Dall’inizio del 2007, in Italia ci sono stati: 407 morti, 407.606 infortuni, 10.190 invalidi. Centinaia di migliaia sono i precari, decine di migliaia i lavoratori in nero. Le famiglie cosiddette monoreddito hanno varcato la soglia della povertà, e non hanno, allo stato, chance di tornare su livelli accettabili di vita.
E’ il fronte interno delle politiche neoliberiste, è la guerra civile tra il Mercato e lo Stato sociale.
Allora, bisogna chiamare le cose come stanno: non è vero che si deve essere in ascolto, come dice Bertinotti. La politica ascolta chi gli favorisce convenienze, con la tacita promessa di restituirle.
Non è neanche vero che la politica è afona, come dice Casini. La politica parla ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. E così facendo, toglie prepotentemente la parola alle rivendicazioni sociali.
In realtà, la politica urla e non ascolta affatto.
Alla soglia della povertà del reddito delle famiglie, dei lavoratori e dei cittadini corrisponde, e si sovrappone la soglia della povertà delle idee della politica italiana. Che oggi appare il vero ostacolo alla ripresa di una dialettica sociale, in grado di ridimensionare i ceti forti che controllano la politica debole.
Una debolezza dissimulata dall’arroganza tipica dei predatori, che non si accontentano di sbranare la preda, ma ne distruggono l’habitat sociale, il tessuto connettivo, la cultura, le prospettive.
Sentono forte il pericolo dell’estinzione, quindi distruggono tutto ciò che sospettano possa sostituirli.
Nella vana speranza di rimandare l’evento della fine, sfiniscono le loro vittime. Una volta in questo modo si sono estinti i Dinosauri, che una leggenda vuole siano stati seppelliti da una grandinata di meteoriti.
La Chiesa e le chiese, il disagio sociale, il precariato, l’immigrazione, la sicurezza, l’inferno del lavoro subordinato, l’esaurimento delle fonti tradizionali di energia, le guerre, lo stato comatoso dell’Ambiente sono i meteoriti del Terzo Millennio.
Il meteorite più micidiale di tutti è la politica stessa. Si salvi chi può. Beh, buona giornata.
2 risposte su “Il fronte interno.”
Magari fosse così !!!
Magari i Dinosauri del Mercato ( e della politica ) potessero essere seppelliti dalle meteoriti del Disagio generalizzato !!!
Io vedo uno scenario un po’ più inquietante, in cui il Disagio è creato “ad hoc”, proprio per favorire l’ eterno perpetrarsi della razza dei Dinosauri, proprio per impedire che qualsiasi cambiamento ( climatico, economico, politico, ecc. ) possa minarne il potere …
Per questo “sul fronte interno non si combatte”: perchè, semplicemente, non interessa più a nessuno…!!!
E’ semplicemente una riserva di braccia sottocosto, e di denaro più o meno elegantemente rubato …
Bruno
Mi sembra che quando si parla della politica come soggetto che deve ascoltare o parlare, si parla in realtà di morte della democrazia. In democrazia la politica non dovrebbe essere un soggetto altro rispetto alle persone, ma espressione delle persone stesse. I politici non dovrebbero parlare con me, ma rappresentare ciò che io ho da dire.
Il discorso cambia per la Chiesa, che è per sua natura istituto egemonico, non democratico, detentore di una verità da diffondere ed insegnare. La Chiesa è effettivamente un soggetto altro rispetto al fedele (suddito), soggetto con il quale deve esistere una dialettica.
Ma la politica, i politici, sono, in democrazia, rappresentanti.
Allora siamo onesti: la democrazia trova il suo eterno riposo nella logica della rappresentanza, intesa come delega di ogni idea e responsabilità. La democrazia non può essere tale se non è partecipativa. Altrimenti è un’altra cosa, un altro tipo di ordinamento sociale.
Andiamo a votare per scegliere chi dovrà governarci, e non chi ci rappresenta. Scegliamo a chi affidare il potere.
Ma un grande poeta dice: “Certo bisogna farne di strada (…) per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.”
Beh, buon proseguimento di giornata…