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About “Family Day”, intervista a Vladimir Luxuria.

Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione Comunista, ha scritto un libro. Si intitola «Chi ha paura della Muccassassina? Il mondo in discoteca e viceversa», edito Bompiani. E’ stato definito un libro autobiografico, infatti l’on Luxuria conferma che nel libro si tratta di omosessualità, travestitismo e transgender, anticoncezionali e procreazione assistita, matrimoni gay, tra normalità e follia. […]

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Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione Comunista, ha scritto un libro. Si intitola «Chi ha paura della Muccassassina? Il mondo in discoteca e viceversa», edito Bompiani. E’ stato definito un libro autobiografico, infatti l’on Luxuria conferma che nel libro si tratta di omosessualità, travestitismo e transgender, anticoncezionali e procreazione assistita, matrimoni gay, tra normalità e follia. Parliamo al telefono, l’on. Luxuria è a Bergamo per impegni politici. E’ una conversazione pacata, riflessiva, c’è un atteggiamento dialogante. Molto conciliante.

On Luxuria, questo suo libro vuole chiudere col passato di frequentatrice di discoteche?
No. Il passato non lo rinnego. Muccassasina è stata un episodio nato dall’esperienza del Circolo Mario Mieli, è stato uno strumento pratico di aggregazione e di autofinanziamento, una bella storia durata 10 anni, duranti i quali sono stata la Direttrice artistica di serate, itineranti da un luogo all’altro.

Che lei ha definito “un luogo di aggregazione e di conforto, soprattutto per gay, lesbiche e trans che l’hanno sempre vissuta come una sorta di terra promessa dove poter abbracciare il proprio compagno o compagna senza essere derisi o condannati da uno sguardo che, spesso, è capace di ferire più di un dardo”
Oggi è quasi una moda, ma allora le serate a tema erano una assoluta innovazione, che ha poi saputo attirare anche persone eterosessuali, o, per meglio dire, etero-solidali.

Muccassasina, perché questo nome?
Le prime serate le abbiamo organizzate al centro sociele Villaggio Globale, a Roma, vicino al Mattatoio. Il nome è un gioco tra mucche assassinate al Mattatoio e l’idea pazza di rovesciarne il significato.

È la discoteca il centro del suo racconto, vista come un microcosmo in cui si può riflettere il mondo intero, la riconciliazione con le proprie attitudini sessuali. Ma non le sembra un ghetto?
No, perché il ghetto è una imposizione degli altri. Noi abbiamo costruito uno spazio di scelta, in a cui partecipare volontariamente. Un microcosmo che è servito per parlare del macrocosmo mondo.

‘Chi ha paura della Muccassassina?’ è una esperienza letteraria o una esercitazione di sociologia un poco popolare?
E’ un saggio. Ma soprattutto, con questo libro voglio abbattere l’idea che la discoteca sia un luogo frivolo da demonizzare. La discoteca è un luogo.

Che però lei non frequenta più. Come deputato della Repubblica forse ha dei doveri etici, nei confronti della carica che oggi ricopre.
Il fatto è che mi devo svegliare presto la mattina, leggere i giornali e poi andare al mio lavoro di deputato. Faccio anche parte della Commissione Cultura della Camera. In questi mesi la notte l’ho usata solo per scrivere questo libro. Comunque, in questa esperienza di parlamentare ho trovato molte più energie di prima.

Parliamo della sua esperienza di onorevole. Non le sembra che certa stampa l’abbia voluta far passare come la Cicciolina del Terzo Millennio?
Non ho mai avuto niente contro Cicciolina. Se questo Paese non riesce ad accettare l’idea che un transgender possa fare politica in Parlamento, allora vuol dire che abbiamo molta strada da fare.

Non è che lei è un poco narcisa e che vuole fare il personaggio? Perché sbandierare l’intervento chirurgico al seno, come una velina qualsiasi?
Non sono narcisa più di quanto non lo siamo tutte. Non si dimentichi che sono una trans, e per me conquistare il corpo femminile ha una grande importanza. Non sono io che ho fatto comunicati stampa. Mi è stato chiesto se era vero che avevo fatto qualcosa al seno è ho semplicemente detto la verità.

A proposito della strada che il Paese deve fare per riconoscere le diversità, di che cosa si occupa principalmente in Parlamento?
Dei temi della laicità dello Stato.

Come dire, il dito nella piaga dello scontro in atto tra la Chiesa e lo Stato sui temi cosiddetti etici. A proposito, lei è credente?
Credo nella spiritualità, sono buddista. Quanto all’atteggiamento della Chiesa mi sembra si voglia tornare al 1948, ai tempi di Gedda e dei Comitati civici. Che il Papa voglia a tutti i costi farsi sentire come il capo di uno schieramento politico, che influenzi il consenso dei cittadini di fede cattolica. Ma quell’esperienza era figlia della Guerra Fredda, oggi i tempi sono cambiati. Credo che molti credenti nella Chiesa cattolica non siano disposti a essere considerati massa di manovra.

Che cosa farà il prossimo 12 Maggio, il fatidico Family Day?
Ho un pretesto molto nobile per non essere a Roma quel giorno. Sarò al Salone del Libro di Torino a presentare il mio libro.

Auguri per il suo libro, onorevole Luxuria.
Grazie.

(l’intervista è stata pubblicata il 5 Maggio su OFF, quotidiano di spettacolo. Beh, buona giornata.)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “About “Family Day”, intervista a Vladimir Luxuria.”

Il 12 maggio ci dovremmo fare una domanda: in quale tipo di famiglia avrebbe trovato il suo posto Giorgiana? Giorgiana manca alla sua famiglia?

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