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Berlusconi al contrattacco: “A dire la verità ci sarebbero persino gli estremi di una querela per diffamazione ma è meglio lasciar stare.”

Il premier: avevo tenuto insieme una situazione difficile per amore dei miei figli, ma ora non ne vedo più le condizioni

di MARIO CALABRESI- lastampa .it
Queste sono cose private, privatissime, che non dovrebbero finire sui giornali». Silvio Berlusconi è furioso, è l’una di domenica mattina ed è appena entrato in casa a Villa San Martino ad Arcore, la televisione è accesa ad alto volume e i telegiornali parlano della richiesta di divorzio avanzata da sua moglie Veronica Lario. Risponde al telefono ma il suo umore è cupo, fatica a nascondere il fastidio verso i quotidiani: «Avete dato tanto spazio ad una vicenda privata piena di falsità. Avete preso le parole della signora, le avete amplificate senza contraddittorio e a me neppure la possibilità di spiegarmi».

Ma la storia è vera, la signora Berlusconi si prepara a chiedere questa settimana la separazione dal marito e anche il presidente del Consiglio ammette di aver già mobilitato i suoi legali, questa volta nessuno dei due sembra più intenzionato a tentare di salvare il matrimonio. «Sono preoccupato e dispiaciuto – sottolinea Berlusconi -, avevo tenuto insieme una situazione difficile per amore dei figli, ma adesso è finita, non vedo più le condizioni per andare avanti. E’ una storia che doveva rimanere in casa, non riesco a farmene una ragione che sia finita sui giornali». Soprattutto non riesce a farsi una ragione del fatto che la moglie e l’opinione pubblica abbiano potuto credere che volesse riempire le liste elettorali per le elezioni europee di «veline» e che si sia insinuato di suoi rapporti con una minorenne.

Parte a raccontare, per venti minuti parla senza quasi prendere fiato, e la sua rabbia gira tutta intorno alla vicenda di Noemi Letizia e della sua festa dei 18 anni a Casoria. La parola «minorenne», pronunciata dalla moglie, è quella che per Berlusconi rende impossibile qualunque riconciliazione: «Io frequenterei, come ha detto la signora, delle diciassettenni. E’ una cosa che non posso sopportare. Io sono amico del padre: punto e basta. Lo giuro. La cosa mi sembrava talmente chiara e limpida che pensavo fosse impossibile che ci si potesse costruire sopra un tale castello di menzogne. Suo padre, che conoscevo da tempo, mi ha telefonato per chiedermi se lasciavo fuori Martusciello dalle liste per le Europee, io gli ho spiegato che avrei cercato di mettere sia l’ex questore Malvano sia Martusciello e che stavo arrivando a Napoli per dare una spinta ai contratti per i nuovi termovalorizzatori che sono frenati dalla burocrazia.

A quel punto lui mi ha interrotto e mi ha detto: “Stai venendo a Napoli? Io stasera festeggio il diciottesimo compleanno di Noemi, perché non vieni per un brindisi, lo facciamo in un locale che è poco distante dall’aeroporto. Ti prego vieni, sarebbe il più bel regalo della mia vita”. Così ci sono andato e ho fatto foto con tutti: parenti, amici, cuochi, camerieri. Adesso ho chiesto che le si diffonda per dimostrare che non era una cosa nascosta e per intimi, ma una festa piena di gente e sotto gli occhi di tutti. C’era la polizia, il questore, se ci fosse stato sotto qualcosa di non chiaro o di poco pulito figuriamoci se ci sarei andato. Poi sono andato in albergo e ho fatto una passeggiata con il presidente del Napoli che quella sera aveva battuto l’Inter».

Al ricordo della sconfitta dell’Inter per un secondo ritrova il buon umore, ma poi ritorna al suo sfogo: «Questa storia della festa però è stata scritta in maniera distorta e allusiva e mia moglie è cascata nel tranello come un’ingenua. Ma non voglio dire nulla di male di lei, tutto quello che sta succedendo tra di noi fa parte di una vicenda privata e personale». Gli chiedo cosa prova di fronte alla fine del suo secondo matrimonio: «E’ una cosa che mi addolora molto e che deve restare privata, non voglio aggiungere altre parole, non voglio causare dolore ai nostri figli». Resta un momento in silenzio, poi torna all’attacco: «La storia delle veline è un’altra macchinazione, una polemica costruita sul nulla che ci ha costretto a tirare fuori tre donne dalle liste».

Però anche all’interno del Popolo della Libertà si erano alzate voci contrarie a questa infornata di donne con una caratteristica comune: essere giovani e particolarmente appariscenti. «Tutti dicono che vogliono rinnovare la classe politica, fare spazio ai giovani e alle donne, poi se lo faccio io allora la cosa deve essere torbida. E se guardiamo alle donne che ho portato in politica troviamo persone come la Prestigiacomo, la Bertolini, la Carfagna, la Gelmini, che sono indiscutibilmente bravissime». E le tre messe nelle liste? «Una si chiama Licia Ronzulli, fa la manager in un ospedale di Milano, si occupa della gestione delle sale operatorie e fa anche attività di volontariato: due volte l’anno va in Bangladesh dove mettono in piedi delle strutture per operare bambini che hanno malformazioni.

Poi c’è Lara Comi che è stata capo del nostro movimento giovanile in Lombardia, è una ragazza bravissima e laureatissima. Lavora da quello dei giocattoli, da Preziosi, che anzi è dispiaciuto che gliela porto via. Non mi sembra proprio che siano “veline”». E Barbara Matera? «Me l’ha presentata Gianni Letta, dandomi le migliori garanzie. E’ di una famiglia buonissima e secondo le accuse ha la colpa di aver fatto l’annunciatrice, come le “signorine buonasera di tanti anni fa”, non ha mai sgambettato mezza nuda da nessuna parte, non è una “velina”. Ma dove sono le veline? Dove le hanno viste?». Beh, quelle che avete tirato fuori dalle liste: «Sì, una ha lavorato cinque anni all’Onu e parla cinque lingue, la seconda era figlia di un tipografo di Avellino che ha sempre aiutato i nostri ed eravamo felici di darle un’occasione; la terza, Cristina Ravot, è una professoressa di musica e canta, è una che ha del talento ed era l’unica che avevamo per la Sardegna, era un candidato presentabile e mi dispiace proprio che alla fine sia rimasta fuori».

Provo a fargli un’altra domanda ma Berlusconi non riesce a smettere di parlare, la questione per un momento non è più privata ma diventa politica: «Io sono felice di candidare le donne, perché sono più serie: in Parlamento hanno il 98,8 per cento di presenze, al Parlamento europeo ci sono deputati che non vanno mai, che hanno meno del trenta per cento delle presenze. Nelle nostre liste ci sono fior di professori, manager e imprenditori, mentre nel Partito democratico il novanta per cento dei candidati sono funzionari di partito, molti ancora del vecchio Pci. La stessa cosa vale per le Europee: mettono in lista degli ottantenni, ma se li immagina che vanno avanti e indietro con Bruxelles e Strasburgo, dove non c’è neppure un volo di linea. E poi mi dicono che candido le veline e questo mi indigna».

Appena si è svegliato a Roma ha letto i giornali: «Sono andato fuori dai gangheri, indignato per la falsità delle veline e della minorenne, le insinuazioni su una mia frequentazione con una diciassettenne non si possono leggere. E poi come si può pensare che uno vada a casa di una famiglia se c’è qualcosa di sordido dietro, ma pensano che io sia pazzo?». E adesso cosa succederà? «Andrò per avvocati anch’io, ho già dato il mandato di prendere in mano la situazione. A dire la verità ci sarebbero persino gli estremi di una querela per diffamazione ma è meglio lasciar stare». E’ preoccupato per i sondaggi e per le Europee? «No, i sondaggi non sembrano interessarsi di queste questioni private, sono preoccupato per i miei figli, per Barbara che aspetta un bambino, per quello che dovranno passare e per quello che hanno dovuto leggere e sentire in questi giorni. Era meglio tenerli fuori, fare una cosa pulita e silenziosa. Non riesco a farmene una ragione».(Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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