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Onna è diventata un palcoscenico per autorità: “Andiamo a portare una corona alla lapide dei martiri del ’44. Ieri c’è stato l’omaggio visto nelle tv di mezzo mondo, ma noi abitanti non eravamo invitati. Siamo costretti ad andare oggi, il giorno dopo l’anniversario”.

“Tutti qui, dal premier al Papa
ma Onna non è uno spot tv”
dal nostro inviato JENNER MELETTI-repubblica.it

Berlusconi durante la cerimonia del 25 aprile a Onna
L’AQUILA – La strada di sassi bianchi taglia il prato, al fianco di una stalla distrutta. Supera un dosso, arriva in un altro prato, coperto da un’enorme pedana metallica. “Ecco, questo è l’eliporto. Sabato è sceso qui Berlusconi, domani arriva il Papa. Elicotteri che atterrano a Onna, chi se lo sarebbe mai immaginato.

La strada bianca è stata costruita proprio per arrivare a questo prato”. Benedetto XVI farà trenta passi, per salire sulla papamobile. Non si sa ancora se attraverserà il paese distrutto o se guarderà le rovine da “via Geremia Properzi, sacerdote-teologo”. Entrerà nella tendopoli, per un breve incontro con i terremotati. “Stavolta, almeno – dice Gianfranco Busilacchio, del direttivo del comitato Onna Onlus – vedremo in faccia il nostro ospite. Con il presidente del Consiglio siamo stati tenuti lontano da tutto”.

La pioggia continua ad allagare le tendopoli, in questa terza domenica dopo il terremoto. Sembra di vivere in due mondi diversi e lontani. Da una parte operai, vigili del fuoco e volontari che lavorano sotto l’acqua per montare palchi e alzare transenne per l’arrivo del Papa; dall’altra operai, vigili e volontari che aiutano chi vive nel fango e cerca di raggiungere una mensa o un gabinetto.

Non c’è rabbia, nelle parole di Gianfranco Busilacchio e degli altri del comitato. “Ma gli occhi per vedere li abbiamo. Per otto giorni i vigili del fuoco, che sono bravissimi, hanno lavorato soprattutto per preparare le visite di Berlusconi e del Papa. Hanno puntellato la chiesa, così il Santo Padre la può vedere ancora in piedi. Un lavoro inutile, perché poi sarà abbattuta. Hanno costruito la strada e l’eliporto. Hanno preparato anche un piccolo campanile, con le campane recuperate fra le macerie, a fianco del tendone della nuova chiesa. Tutto bello. Ma nelle tende si vive malissimo. Gli anziani e chi cammina con difficoltà non riesce ad entrare in bagno. Venga a vedere”.

Per entrare in un gabinetto o in una doccia bisogna salire due gradini alti, in ferro. “Questi sono servizi che arrivano dall’Iraq, erano usati dai nostri militari in missione. Bisogna avere vent’anni, essere giovani e aitanti, per entrare qui. Tutti gli altri sono esclusi”. Ci sono anziani che non riescono a lavarsi da tre settimane.

Prima il presidente del Consiglio, poi il Papa. E subito dopo inizieranno i lavori per il G8. “Onna è diventata un simbolo – dice Vincenzo Angelone, che fa parte della Onlus – ed è giusto che qui arrivino le persone importanti. Ma dovevano mandare altri vigili e altri militari, per costruire ciò che serve a questi “eventi”. A noi i vigili servono per recuperare una foto o un maglione nelle nostre case e per rendere umana la vita in tenda”.

C’è una piccola cerimonia, alle ore 15. “Tutti qui, dal premier al Papa
ma Onna non è uno spot tv”
dal nostro inviato JENNER MELETTI

Berlusconi durante la cerimonia del 25 aprile a Onna
L’AQUILA – La strada di sassi bianchi taglia il prato, al fianco di una stalla distrutta. Supera un dosso, arriva in un altro prato, coperto da un’enorme pedana metallica. “Ecco, questo è l’eliporto. Sabato è sceso qui Berlusconi, domani arriva il Papa. Elicotteri che atterrano a Onna, chi se lo sarebbe mai immaginato.

La strada bianca è stata costruita proprio per arrivare a questo prato”. Benedetto XVI farà trenta passi, per salire sulla papamobile. Non si sa ancora se attraverserà il paese distrutto o se guarderà le rovine da “via Geremia Properzi, sacerdote-teologo”. Entrerà nella tendopoli, per un breve incontro con i terremotati. “Stavolta, almeno – dice Gianfranco Busilacchio, del direttivo del comitato Onna Onlus – vedremo in faccia il nostro ospite. Con il presidente del Consiglio siamo stati tenuti lontano da tutto”.

La pioggia continua ad allagare le tendopoli, in questa terza domenica dopo il terremoto. Sembra di vivere in due mondi diversi e lontani. Da una parte operai, vigili del fuoco e volontari che lavorano sotto l’acqua per montare palchi e alzare transenne per l’arrivo del Papa; dall’altra operai, vigili e volontari che aiutano chi vive nel fango e cerca di raggiungere una mensa o un gabinetto.

Non c’è rabbia, nelle parole di Gianfranco Busilacchio e degli altri del comitato. “Ma gli occhi per vedere li abbiamo. Per otto giorni i vigili del fuoco, che sono bravissimi, hanno lavorato soprattutto per preparare le visite di Berlusconi e del Papa. Hanno puntellato la chiesa, così il Santo Padre la può vedere ancora in piedi. Un lavoro inutile, perché poi sarà abbattuta. Hanno costruito la strada e l’eliporto. Hanno preparato anche un piccolo campanile, con le campane recuperate fra le macerie, a fianco del tendone della nuova chiesa. Tutto bello. Ma nelle tende si vive malissimo. Gli anziani e chi cammina con difficoltà non riesce ad entrare in bagno. Venga a vedere”.

Per entrare in un gabinetto o in una doccia bisogna salire due gradini alti, in ferro. “Questi sono servizi che arrivano dall’Iraq, erano usati dai nostri militari in missione. Bisogna avere vent’anni, essere giovani e aitanti, per entrare qui. Tutti gli altri sono esclusi”. Ci sono anziani che non riescono a lavarsi da tre settimane.

Prima il presidente del Consiglio, poi il Papa. E subito dopo inizieranno i lavori per il G8. “Onna è diventata un simbolo – dice Vincenzo Angelone, che fa parte della Onlus – ed è giusto che qui arrivino le persone importanti. Ma dovevano mandare altri vigili e altri militari, per costruire ciò che serve a questi “eventi”. A noi i vigili servono per recuperare una foto o un maglione nelle nostre case e per rendere umana la vita in tenda”.

C’è una piccola cerimonia, alle ore 15. “Andiamo a portare una corona alla lapide dei martiri del ’44. Ieri c’è stato l’omaggio visto nelle tv di mezzo mondo, ma noi abitanti non eravamo invitati. Siamo costretti ad andare oggi, il giorno dopo l’anniversario”.

I cartelli del Comune, nelle strade che passano accanto alla tendopoli di piazza d’Armi, annunciano “Divieto di sosta con rimozione forzata” dalle ore 6 alle ore 15 di martedì per “Corteo papale”. Nunzio S., 70 anni, non sa dove portare la sua Ritmo con il lunotto rotto coperto da un telo di plastica. “L’altra notte, quando è venuta una mezza alluvione, sono venuto a dormire in macchina”.

La preparazione del piazzale della Finanza per la visita papale è già una prova di G8. Centinaia di uomini al lavoro per piazzare sbarramenti, allargare la sala stampa (500 giornalisti), organizzare la sicurezza. Per il G8 i giornalisti saranno 3.000, gli uomini della sicurezza 16.000. “Il terremoto – dice Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd – non è un set pubblicitario.

Come si può organizzare un G8 quando in cinque mesi devi trovare casa a 50.000 persone?”. Naturalmente la sinistra è spaccata. “Berlusconi – sostiene la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, pure lei del Pd – ha detto che il vertice mondiale sarà qui e adesso lo deve fare davvero. Lo Stato deve essere capace di organizzare questo incontro internazionale e allo stesso tempo gestire le tende alluvionate”.

All’Isola del caffè, all’inizio del centro storico, una signora legge il giornale. “Berlusconi si chiede già come “abbellire” la scuola della Finanza per il G8? Fossero questi, i problemi”. Sembra una domenica normale. Poi la signora si mette a piangere. “Venivo sempre qui, alla festa. Una pasta e un caffè. Ma poi tornavo a casa mia, non in una tenda”.

I cartelli del Comune, nelle strade che passano accanto alla tendopoli di piazza d’Armi, annunciano “Divieto di sosta con rimozione forzata” dalle ore 6 alle ore 15 di martedì per “Corteo papale”. Nunzio S., 70 anni, non sa dove portare la sua Ritmo con il lunotto rotto coperto da un telo di plastica. “L’altra notte, quando è venuta una mezza alluvione, sono venuto a dormire in macchina”.

La preparazione del piazzale della Finanza per la visita papale è già una prova di G8. Centinaia di uomini al lavoro per piazzare sbarramenti, allargare la sala stampa (500 giornalisti), organizzare la sicurezza. Per il G8 i giornalisti saranno 3.000, gli uomini della sicurezza 16.000. “Il terremoto – dice Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd – non è un set pubblicitario.

Come si può organizzare un G8 quando in cinque mesi devi trovare casa a 50.000 persone?”. Naturalmente la sinistra è spaccata. “Berlusconi – sostiene la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, pure lei del Pd – ha detto che il vertice mondiale sarà qui e adesso lo deve fare davvero. Lo Stato deve essere capace di organizzare questo incontro internazionale e allo stesso tempo gestire le tende alluvionate”.

All’Isola del caffè, all’inizio del centro storico, una signora legge il giornale. “Berlusconi si chiede già come “abbellire” la scuola della Finanza per il G8? Fossero questi, i problemi”. Sembra una domenica normale. Poi la signora si mette a piangere. “Venivo sempre qui, alla festa. Una pasta e un caffè. Ma poi tornavo a casa mia, non in una tenda”. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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