I benzinai hanno proclamato uno sciopero di 48 ore annunciando che il calendario della serrata sarà deciso lunedì prossimo. Perché? Perché i gestori delle pompe di benzina si oppongono alla liberalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti in Italia.
Infatti, l’Antitrust ha segnalato a Parlamento, governo e regioni la necessità di “rimuovere tutti i vincoli che bloccano l’evoluzione del mercato della distribuzione dei carburanti per aumentare la competitività del settore e ridurre il prezzo industriale, in Italia costantemente più elevato della media di 15 paesi UE”. L’ipotesi è che i supermercati e gli ipermercati e i grandi centri commerciali possano vendere benzina.
Secondo Carlo Rienzi del Codacons, l’associazione dei consumatori, questo semplice fatto farebbe calare subito il costo al litro di 7 centesimi.
Dopo i tassisti, i commercialisti, i panettieri e gli avvocati e i farmacisti adesso anche i benzinai si mettono contro la libera concorrenza, magari con la scusa che non erano stati avvertiti prima. O magari con l’ausilio di qualche parlamentare di destra: ‘sti ragazzi perdono il pelo ma non il vizio, quando gli pare sono liberisti, ma le tentazioni corporative riemergono, nostalgicamente.
Ma stavolta c’è poco da buttare benzina sul fuoco: i prezzi al litro di benzina sono sotto gli occhi di tutti, basta guardarli attentamente sulle colonnine dei 25 mila distributori in Italia. La stessa pubblicità fatica a fare campagne convincenti, per creare fedeltà alle marche di benzina: ai voglia a fare promozioni, raccolta punti e promettere premi.
Siccome quando uno va a fare benzina è come se gli facessero una trasfusione, sarebbe come preferire di farsi succhiare da Dracula o da Nosferatu. Beh, buona giornata.