(da unita.it)
Le centrali nucleari di nuova generazione sono più pericolose, in caso di incidente, degli impianti che dovrebbero sostituire. A dirlo è un’inchiesta del quotidiano britannico «The Independent», secondo il quale alcuni documenti di natura industriale proverebbero come, in caso di incidente, la fuoriuscita di radiazioni da queste centrali sarebbe notevolmente più consistente e pericolosa che non in passato.
Documenti che provengono anche dalla francese Electricite de France. Si tratta di prove, scrive il quotidiano, «ben sepolte tra le carte della stessa industria nucleare» e che «mettono in dubbio le ripetute affermazioni secondo le quali i nuovi Epr, European Pressurised Reactors, sarebbero più sicuri delle vecchie installazioni». Semmai sarebbe vero il contrario: «Pare che un incidente ad un reattore o al sistema di smaltimento delle scorie, sebbene più difficile da verificarsi, potrebbe avere conseguenze ancor più devastanti in futuro». In particolare, tra gli studi esaminati, « ce n’è uno che suggerisce che le perdite umane stimate potrebbero essere doppie» rispetto al passato.
Un impianto della generazione Epr è già stato realizzato in Finlandia, due sono in fase di realizzazione o progettazione in Normandia. Quattro verrebbero realizzati dalla Edf in Gran Bretagna. L’India è interessata a costruirne sei.
«Finora questo tipo di centrali è stato generalmente considerato meno pericoloso di quelli attualmente in funzione», continua il giornale britannico, «solitamente perché dotato di maggiori misure di sicurezza e in grado di produrre meno scorie. Ma le informazioni contenute nei documenti da noi consultati dimostrano che in effetti producono una quantità di isotopi radioattivi di gran lunga maggiore tra quelli definiti tecnicamente «frazioni di rilascio immediato» proprio perché fuoriescono facilmente dopo un incidente».
Inoltre «i dati contenuti in un rapporto fornito dalla Edf suggeriscono l’idea che la quantità di particelle radioattive di rubidio, bromo, cesio e iodio sarebbero il quadruplo che con i reattori attualmente in uso». Un secondo rapporto, questa volta della Posiva Oy, una compagnia specializzata nel trattamento delle scorie nucleari e che è di proprietà di due ditte specializzate nella costruzione di centrali, «lascia intendere che la produzione di iodio 129 sarebbe addirittura sette volte superiore».
Non basta, c’è anche «un terzo dossier, redatto dalla Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste, che lascia concludere che il cesio 135 ed il cesio 137 sarebbero maggiori di
11 volte». Tanta disparità nei possibili effetti di un incidente è dovuta proprio all’idea attorno alla quale sono impostati i reattori di nuova generazione, che bruciano il loro combustibile nucleare ad una velocità doppia rispetto agli attuali«.
La Areva, l’azienda che progetta gli Epr, ha puntualizzato, una volta interpellata dall’Independent, «che la radioattività complessiva delle scorie in realtà aumenta solo in misura leggera». Inoltre «queste centrali sono state progettate esattamente per bloccare ogni fuga radiattiva».
Il quotidiano, però, ha fatto analizzare i dati ad alcuni esperti di propria fiducia. Conclusione: «Il motivo di preoccupazione è comunque la grande quantità di materiale radioattivo che può fuoriuscire», perché «nessun sistema dà la certezza matematica della sicurezza». A riguardo il commento della Edf è lapidario: «Siamo fiduciosi che i nuovi impianti possano essere costruiti e gestiti in assoluta sicurezza».
Per ora dunque, e proprio nel giorno in cui anche il governo Berlusconi prende accordi con la Francia per tornare al nucleare, pare non ci resti che la “fede”. (Beh, buona giornata).