1. Sistema universale di ammortizzatori sociali, essenziale strumento di protezione sociale e di tutela della vita stessa delle piccole imprese. Il Pd propone alcune misure immediate e in prospettiva la realizzazione di una organica riforma degli ammortizzatori sociali di tipo europeo. Nell’immediato: a) l’introduzione di una misura temporanea di sostegno al reddito dei precari e degli altri lavoratori che perdono il lavoro e sono sprovvisti di copertura assicurativa, da associare ad attività di formazione e programmi di reinserimento lavorativo;
b) l’innalzamento della copertura Cassa integrazione ordinaria e straordinaria (CIG e CIGS) per proteggere dalle crisi, insieme ai lavoratori, anche le piccole imprese, che solo così possono sopravvivere e non creare ulteriore disoccupazione;
c) la sospensione del pagamento delle rate del mutuo contratto per l’acquisto dell’abitazione di residenza per i lavoratori che perdono il posto di lavoro. In prospettiva, va realizzata una organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali in modo da arrivare all’istituzione di un sussidio unico di disoccupazione, di cui possa beneficiare chiunque perde il proprio posto di lavoro, inclusi i precari, a prescindere quindi dal tipo di contratto, dal settore e dalla dimensione dell’impresa nella quale veniva svolta l’attività lavorativa, con l’unica condizione dell’impegno alla riqualificazione e ad accettare offerte di lavoro.
5. Aumento degli investimenti pubblici in infrastrutture, con priorità alle opere immediatamente cantierabili dei Comuni, a questo scopo parzialmente liberati dal vincolo del Patto di Stabilità Interno; si potrebbe così far partire entro il mese di giugno un programma di piccole e medie opere immediatamente cantierabili, ora bloccate dalla legge 133/2008, e avviare in tempi contenuti un piano straordinario di riqualificazione degli edifici pubblici, scuole soprattutto, per migliorare l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Vanno inoltre ripristinate le risorse sottratte agli investimenti nel Mezzogiorno, in particolare al Fondo per le Aree Sottoutilizzate.
2. Aumento del potere d’acquisto delle famiglie con una riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Aumento delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente, autonomo e da pensione, a partire dai redditi e dalle pensioni più basse, per dare, attraverso questa via, alla fine della legislatura, 100 euro in più al mese per i redditi fino a 30.000 euro l’anno. L’intervento, alternativo al bonus famiglia e alla social card, viene erogato anche ai contribuenti incapienti attraverso trasferimenti.
3. Promozione di nuova occupazione femminile: meno costi per l’impresa che assume una donna; meno tasse sul reddito da lavoro delle donne; sostegno all’imprenditoria femminile, anche attraverso il microcredito; accompagnamento degli interventi fiscali con politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e con il potenziamento di servizi di cura per la famiglia (asili nido, assistenza anziani non autosufficienti, ecc).
4. Green economy per rilanciare la nostra economia rendendola più competitiva, per attivare fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni e rispettare gli impegni presi a livello europeo. Il Pd propone una serie di interventi, tra i quali un piano di riqualificazione degli edifici pubblici; rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati, costruzione di 100 mila nuovi alloggi, tra edilizia pubblica e canone agevolato, a bassissimo consumo energetico; incentivi per la rottamazione delle auto vincolati all’acquisto di auto a basse emissioni e bassi consumi e sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro; favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano e avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 milioni di euro all’anno per cinque anni; ecoincentivi per l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo; raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili e favorire lo sviluppo di una industria nazionale del settore, rafforzando Industria 2015 e promuovendo nuove imprese che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia; semplificare e dare certezza alle regole, ad esempio, nelle procedure di autorizzazione e nei regolamenti edilizi dei comuni; promuovere una politica agricola organica e favorire le imprese e le economie che puntano sul turismo di qualità, sui prodotti agricoli legati al territorio, alla manifattura italiana; incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2 e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
6. Sostegno alle imprese sia rafforzando Confidi, sia garantendo il regolare e tempestivo pagamento delle pubbliche amministrazioni, sia ripristinando l’automatismo dei crediti d’imposta per la ricerca, gli investimenti, le ristrutturazioni; in particolare il Pd propone di accelerare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese fino a 250 dipendenti attraverso il ricorso, nei limiti di 3 miliardi di euro per il 2009, alle risorse della gestione separata della Cassa Depositi e Prestiti; di potenziare le contro-garanzie per i Confidi – fino a triplicarne l’attuale capacità – di tutte le categorie del lavoro autonomo e delle piccole imprese, anche attraverso l’intervento della SACE; di dare attuazione alle misure previste nei decreti per la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell’erogazione del credito alle imprese ed alle famiglie approvati all’inizio di ottobre 2008, ma rimasti inapplicati per l’assenza a tutt’oggi dei regolamenti attuativi, in particolare per la garanzia della raccolta bancaria a medio termine e a garanzia del rischio di credito. Il Pd propone inoltre una serie di interventi fiscali per il lavoro autonomo e le imprese. Tra questi, il potenziamento del forfettone fiscale: per lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti innalzamento del limite di fatturato a 70.000 euro l’anno e del limite di spesa per la disponibilità di beni strumentali a 45.000 euro nel triennio (circa 2 milioni di soggetti potenzialmente interessati, per i quali si elimina l’Iva, l’Irpef, l’Irap e gli studi di settore e si applica un’imposta sostitutiva complessiva del 20%); la riduzione della ritenuta d’acconto applicata sui ricavi dei professionisti (dal 20 al 10%) per evitare ricorrenti crediti fiscali, soprattutto per i professionisti più giovani; per il biennio 2009-2010; l’introduzione di un moltiplicatore pari a 2 per la deducibilità degli oneri finanziari derivanti dagli investimenti produttivi effettuati nel biennio 2007-2008, aggiuntivi rispetto alla media del triennio precedente; l’azzeramento per il biennio 2009-2010 dell’imposta sostitutiva sul reddito, attualmente prevista al 27,5%, per le ditte individuali e società di persone in contabilità ordinaria per la parte di reddito re-investita in azienda; la sospensione del tetto alla deducibilità degli interessi passivi per il biennio 2009-2010 per i soggetti Ires.
7. Difesa e valorizzazione del made in Italy, con la ricerca e con l’innovazione ma anche tutelando marchi e denominazioni e contrastando il dumping sociale e lo sfruttamento del lavoro minorile. Alla manovra anticiclica, con misure di immediato sostegno all’economia, devono essere unite riforme strutturali che accrescano il PIL potenziale e dunque riforme per la regolazione concorrenziale dei mercati (dalle banche alle assicurazioni, dalle professioni ai servizi pubblici locali, fino all’energia), in modo da mettere il paese in condizione di correre, quando la crisi internazionale sarà superata. Insieme a queste, va tutelato come bene assoluto il merito di credito del paese e quindi la stabilità finanziaria. La riduzione della spesa corrente, attraverso una spending review sulla quale fondare una sistematica operazione di benchmark che faccia emergere le migliori pratiche in modo che verso esse convergano tutti i segmenti della pubblica amministrazione; il controllo delle entrate attraverso una intelligente lotta all’evasione fiscale; la valorizzazione dell’ingente patrimonio pubblico, per ottenere che si trasformi da fonte di costo a fonte di reddito sono essenziali per garantire la stabilità di medio periodo della finanza pubblica. Insieme a queste va poi realizzata la riorganizzazione della spesa per acquisto di beni e servizi, delle amministrazioni centrali e di ciascuna amministrazione regionale; la digitalizzazione “forzata” di tutta la Pubblica Amministrazione; l’accorpamento, in due anni, di tutti gli uffici periferici dello Stato centrale. Questo insieme di attività – da realizzare attraverso innovazioni legislative e, soprattutto, amministrative – è in grado di realizzare obiettivi di risparmio crescenti nel tempo (dopo due anni, un punto di PIL). Già nel 2009, il costo delle misure anticicliche proposte è coperto, per la metà, da maggiori entrate legate all’innalzamento del Pil, dal riavvio delle politiche antievasione, dall’assorbimento nell’ambito dell’intervento generalizzato delle risorse dedicate al bonus famiglia e alla social card, dai primi risparmi dovuti all’attivazione delle centrale unica per gli acquisti. Possibili risparmi in conto interessi, da valutare in sede di assestamento del Bilancio dello Stato a Luglio 2009, dovrebbero essere utilizzati per migliorare la copertura. L’indebitamento ed il debito aggiuntivo previsto per il 2009 viene più che compensato nel corso del 2010 e 2011, grazie al venir meno degli effetti delle misure di carattere temporaneo, al recupero di risorse dall’evasione, al risparmio di spesa e, soprattutto, alla maggiore crescita conseguente alle riforme strutturali proposte.
Più Europa: nella gestione del debito pubblico, per le infrastrutture, per la vigilanza sul sistema del credito Proprio mentre il modello europeo – con la sua economia sociale di mercato – viene assunto a riferimento in altre aree dell’economia globale, l’Unione Europea fatica a ritrovare slancio e si fanno più seri i rischi di scivolamento verso interventi protezionistici.
Il PD sostiene tre precise proposte: coordinamento, anche costituendo un’apposita Agenzia europea, della gestione delle emissioni di titoli del debito pubblico dei Paesi dell’Eurogruppo; finanziamento dei progetti infrastrutturali con emissione di eurobonds sul merito di credito dell’Unione; affidamento alla BCE del coordinamento della regolazione e della vigilanza sul sistema del credito, ormai perfettamente integrato a dimensione europea. (Beh, buona giornata).