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Come una vertenza sindacale può rendere sostenibile lo shopping on line.

Si chiama logistica, è un sistema industriale che permette di ordinare merci e riceverle a domicilio. Quando acquistiamo via internet un prodotto, questo viene portato in un grande centro di raccolta, che si chiama piattaforma logistica.

Da lì, nottetempo, viene smistato su un camion che porta quel prodotto in un magazzino vicino alla città di consegna. E’ poi proprio da lì che la mattina presto il prodotto viene caricato su un furgone, quello che vedete quando suonano alla porta per consegnarvelo.

La quasi totalità dei lavoratori della logistica sono stranieri.

Bel sistema, eh? Tutto parte da un click sulla tastiera del vostro pc. Ma tra il click sulla tastiera e il driiin sul vostro citofono ci sono persone che lavorano sodo: devono fare di tutto per rispettare l’orario di consegna che avete selezionato sul sito dell’azienda che vi ha venduto on line il prodotto.

A questo punto vi starete chiedendo: dov’è la novità che ti spinge a scrivere queste righe?

La novità è una notizia: a Riano Flaminio, vicino Roma, l’azienda che movimenta le merci per conto della multinazionale GLS ha raggiunto un accordo sindacale con i dipendenti: gli si riconoscono i diritti del contratto nazionale collettivo, l’aumento del monte ferie annuo, la stabilizzazione dei precari, il diritto a una lista di precedenza di assunzione tra gli attuali organici a tempo determinato.

Altra domanda: che c’entra tutto questo con il fatto che posso acquistare via internet?

Molto semplicemente è successo che una vertenza sindacale ha reso “sostenibile” l’e-commerce. Vale a dire che chi acquista un prodotto che viene distribuito da quella azienda logistica non viola i diritti sindacali; che chi compra non lo fa a spese della dignità delle persone che lavorano per rendere possibile la soddisfazione di vedersi recapitare puntualmente ciò che si è acquistato con tanto desiderio di possederlo il prima possibile.

Questa è una bella notizia.

La si deve a un sindacato di base che si chiama Usb, Unione sindacale di base. Fu proprio durante una vertenza guidata dall’ Usb che perse la vita, schiacciato da un Tir, Abdel Salam, lavoratore egiziano che partecipava a un picchetto davanti ai cancelli della GLS, a Piacenza.

Ho conosciuto la moglie di Abdel Salam in occasione del 22° MedFilm Festival: consegnò un premio intitolato al marito a Ginella Vocca, direttrice di quel prezioso festival di cinema del Mediterraneo, che si svolge a Roma con gran successo di pubblico. L’accompagnava uno dei suoi figli, un adolescente dalla sguardo attento. Questo ragazzo cui è stato strappato il padre, oggi potrebbe essere fiero di lui: il sindacato a cui era iscritto il padre ha ottenuto una importante vittoria per i lavoratori di un’appaltatrice dell’azienda per cui lavorava.

Ho raccontato questa piccola storia perché ha dentro di sé un grande significato.

E’ un buon segno per gli acquirenti, perché sanno che lo sconto per chi compra on line non è un prezzo che paga chi lavora per consegnarglielo; è buono per chi vende, perché fa guadagni senza togliere nulla a nessuno; è buono per l’azienda della logistica perché preferisce accordi intelligenti allo sfruttamento bestiale; è buono per chi ci lavora: per la quasi totalità sono stranieri, che hanno la prova che la loro dignità sta nel rispetto dei loro diritti, per i quali è giusto e possibile lottare e vincere, offrendo in cambio i propri doveri. È la democrazia: cambiando le regole s’impara a rispettarle. Un buon sindacato vale più di mille appelli alla civile convivenza.

Aver reso sostenibile lo shopping on line è un bel colpo.

Se abitate a Roma, non vi resta che sperare che la prossima volta che suonano alla porta per consegnarvi un pacco sia un addetto GLS. Mentre firmate il ritiro, fategli un sorriso. Magari lui non sa perché. Ma di certo voi adesso sì.

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“Siamo tutti sullo stesso autobus”.

In cinque domande, il perché dello sciopero del 5 dicembre, che il Prefetto di Roma ha differito ad altra data.

Roberto Cortese guida gli autobus a Roma, è impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori del trasporto pubblico, è un dirigente dell’Usb, il sindacato di base che a Roma è capace di avere altissimi livelli di adesione agli scioperi.

Roberto Cortese ha 58 anni, 29 dei quali spesi in Atac, l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico del Comune di Roma (“Quando sono entrato in Atac il sindaco era Giubilo, di lì a poco scoppiò “Tangentopoli” e Roma fu commissariata”).
È sposato, ha due figlie di 29 e 22 anni. La famiglia Cortese vive a Castel Madama, un comune di 7.500 abitanti lungo la valle dell’Aniene. Per andare a lavorare al deposito dell’Atac dove è in forza, Roberto Cortese prende tre mezzi pubblici: una corriera, la metropolitana e un autobus che infine lo porta al suo luogo di lavoro, il Deposito di Portonaccio, sulla Tiburtina. Da lì ogni giorno prende servizio su un autobus come autista. A fine turno, percorso inverso: autobus, metro, corriera. E’ un uomo gentile, sorridente, con un delizioso accento regionale. E’ come se il cognome gli si addicesse alla perfezione. Cortese è a tutti gli effetti un dipendente e contemporaneamente un passeggero di mezzi pubblici.

D. Cortese, lo sciopero del 5 dicembre è stato precettato. Cioè, il Prefetto di Roma, la dottoressa Basilone, ne ha ordinato il differimento ad altra data. Un sindacato che riesce a organizzare scioperi con alto consenso nella categoria viene indicato all’opinione pubblica come un pericolo per i cittadini. Come mai?
R. La precettazione è solo propaganda. La situazione politica generale del Paese esprime sempre più spesso l’idea che lo sciopero sia uno strumento di comodo per fannulloni, un pericolo per il servizio ai cittadini, addirittura un sabotaggio contro le amministrazioni comunali. Siamo di fronte a un attacco frontale a un diritto dei lavoratori: lo sciopero è uno strumento di difesa legittimo, costituzionalmente garantito. Nel trasporto pubblico, inoltre, gli scioperi vanno al vaglio di un organismo di garanzia che ne certifica la legittimità. Con la precettazione, un organo pubblico contraddice un’altra istituzione. Queste misure sembrano le fermate a richiesta: qualcuno suona e lo sciopero si deve fermare. I lavoratori non stanno giocando. Personalmente, ogni sciopero mi costa 80 euro. E vi assicuro che chi guida un autobus a Roma non naviga certo nell’oro.

D. Però gli scioperi sono tanti. Non sono troppi?
R. Il problema è che sono pochi i mezzi pubblici, hanno una pessima manutenzione, il trasporto pubblico è stato di anno in anno finanziato sempre meno, in parte dato ai privati. L’unica cosa che è aumentata è il disagio dei dipendenti e degli utenti. Invece che innalzare la qualità del servizio pubblico, sono aumentati i biglietti. Sono le aziende che ignorano le rivendicazioni dei lavoratori. Questo i sindaci non dovrebbero permetterlo. La precettazione è una toppa che non copre il buco. Appare anche un atto di intromissione autoritaria nelle vertenze sindacali. È grave non sentire neanche una parola da CGIL, CISL e UIL, per esempio.

D. I cittadini se la prendono con voi: siete scortesi, menefreghisti, trasportate persone come fossero cose da sballottare. E poi fate pure sciopero.
R. Ogni servizio al pubblico che non funziona come dovrebbe attira le giuste ire di chi avrebbe invece il sacrosanto diritto di muoversi in città comodamente.
Noi al volante siamo la rappresentazione fisica del pessimo servizio. Siamo facili obiettivi di giuste rimostranze. Il fatto è che siamo vittime della pessima gestione aziendale e contemporaneamente nel mirino del risentimento del pubblico. Mi piacerebbe si capisse che su quei mezzi noi ci passiamo ore, la nostra giornata lavorativa, tra passeggeri incazzati, traffico impazzito e mezzi vecchi, pieni di guasti, che addirittura s’incendiano. Siamo tutti sullo stesso autobus. Sarebbe come se un operaio, un impiegato, uno studente lavorassero o studiassero in un ambiente fatiscente, con tutti intorno che lo incolpano. Noi lottiamo per un buon servizio pubblico perché siamo cittadini come chi sale a bordo. Ma anche perché abbiamo il diritto di lavorare in condizioni professionali adeguate alle nostre responsabilità.

D. Ma sembra che le cose non migliorino affatto. Che scioperate a fare?
R. Se invece che criminalizzare i lavoratori, come si cerca di fare con la precettazione, si avesse come obiettivo la qualità della vita delle città, si metterebbero al centro i cittadini, i loro bisogni, la loro stessa dignità umana: come si può ogni giorno essere accalcati come bestie su mezzi di trasporto fatiscenti, che non rispettano gli orari? Con noi costretti a dare un servizio scadente, del quale siamo addirittura additati come colpevoli? Le aziende del trasporto pubblico promettono un servizio che non sono in grado di svolgere. Questo è il vero e grave problema, che accomuna dipendenti e passeggeri. Bisogna che la battaglia per un trasporto pubblico veda uniti dipendenti e passeggeri. Bisogna investire nel trasporto pubblico. Bisogna smettere di svendere ai privati, che spesso non pagano neanche regolarmente gli stipendi.

D. Cortese, ma voi che fate per dialogare coi passeggeri?
R. Noi di Usb ci stiamo organizzando per aprire un canale diretto con i cittadini. Anche perché spesso le nostre iniziative vengono tenute nascoste: o non si dice niente e quindi molti vengono presi alla sprovvista o si lanciano allarmi di paralisi del mezzi pubblici. Mai, dico mai, informando del perché organizziamo gli scioperi. La leggenda metropolitana, la “fake news” come si dice oggi, che facciamo sciopero per rubacchiare un ponte nel fine settimana è la prova provata di come si vogliano mettere i lavoratori che usano i mezzi pubblici contro i lavoratori che li guidano. Bisogna rompere questo circolo vizioso. Su questo dobbiamo fare di più. E posso garantire che lo faremo. Sono convinto che passeggeri e dipendenti insieme siano imbattibili.

La qualità e l’efficienza del trasporto pubblico sono risorse insostituibili per la città, per i suoi abitanti, per i suoi visitatori. Sono tra gli indicatori della qualità della vita. Dicono chiaro se una città è tenuta bene o se è in declino. Perché un’azienda funzioni è necessario che si rispettino le esigenze dei passeggeri e i diritti dei suoi dipendenti. Che è quello che non succede da troppi anni. Le agitazioni sindacali sono effetti, non le cause. Le cause sono più che note: è tempo si affrontino, senza indulgere a trucchi propagandistici, capaci solo di esasperare gli animi e tirare la volata all’ingordigia di soggetti privati.

Il caso Roma è più che chiaro: il 20% delle linee sono gestite da privati. Ma nulla è migliorato. Sono anzi peggiorati sia il servizio che le condizioni di lavoro. Ce n’è abbastanza per dire basta. Le precettazioni sono una pantomima, per non dire un’invasione di campo. Prima di prendersela con chi sciopera c’è da puntare il dito verso chi governa l’azienda. A cominciare dall’azionista principale: il Comune.

(Marco Ferri)

Roma, 1 dicembre 2017

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democrazia Lavoro Leggi e diritto Movimenti politici e sociali

Mutanda Day contro la tassa sui permessi di soggiorno.

Le mutande tornano a essere strumenti di protesta.
COMUNICATO STAMPA ricevuto da Unione Sindacale di Base.

“Mentre il governo Monti continua nella sua “riflessione e valutazione” sul che fare della legge che dal 30 gennaio porta a 200 euro la tassa sui permessi di soggiorno, noi diamo appuntamento a tutti i migranti e le loro famiglie venerdì 3 febbraio al “MUTANDA DAY”.

Aboubakar Soumahoro Responsabile nazionale USB Immigrazione denuncia: “poiché a pagare siamo sempre noi, mentre il Governo incassa i soldi, consegneremo Mutande alle prefetture se questo può servire a salvare la nave Italia, sulla quale ci siamo anche noi migranti, che la crisi sta affondando. L’importante è che si cancelli questa norma razzista della tassa sui permessi di soggiorno”.

“Invitiamo i cittadini immigrati e le loro famiglie a portare tante Mutande, perché migliaia sono i migranti che hanno perso il lavoro con la crisi che sta divorando il paese” conclude Soumahoro.
I primi appuntamenti già in programma per venerdì 3 febbraio per la MUTANDA DAY sono le Prefetture di Torino in Piazza Castello dalle ore 12,00 Napoli in Piazza del plebiscito dalle ore 10.00 e Vicenza in Via Contra’ Gazzolle,6 dalle ore 11.00. (Beh, buona giornata).

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Equità mancata: “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”.

(Riceviamo e pubblichiamo)
NO MONTI DAY: BLITZ USB A PALAZZO CHIGI E MONTECITORIO, Calato striscione da scalinata Trinità dei Monti “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”

Blitz a Roma dell’Unione Sindacale di Base, che oggi ha indetto in tutta Italia il “NO MONTI DAY”, giornata di mobilitazione contro il governo Monti e la sua manovra.

Un gruppo di circa 1.000 manifestanti è salito in cima alla scalinata della Trinità dei Monti, dove ha steso lo striscione “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”.
Insieme ai sindacalisti ed ai lavoratori di tutti i settori, hanno protestato migranti e attivisti dei movimenti sociali: lotta per la casa, per il reddito, per i beni comuni.
In corteo , percorrendo via del Corso, i manifestanti hanno raggiunto prima Palazzo Chigi e poi il Parlamento dove si sono uniti al presidio di oltre 500 Vigili del Fuoco, che da questa mattina stanno protestando contro la manovra.

Emidia Papi, dell’Esecutivo nazionale USB, spiega così le ragioni dell’iniziativa: “Siamo qui perché questo governo, cosiddetto tecnico, è in realtà un governo politico che rappresenta e tutela i padroni, i ricchi, il ceto politico, le banche, la finanza internazionale e gli interessi di quella Europa che sta mettendo in ginocchio interi popoli del vecchio continente. La manovra di Monti, in perfetta continuità con quelle del governo precedente e con l’appoggio della maggioranza delle forze politiche di centro-destra e centro-sinistra, massacra i lavoratori, i pensionati, i precari, impoverendoli ulteriormente e togliendo diritti”.

“Contro questa redistribuzione di reddito e diritti verso l’alto – conclude Papi – abbiamo indetto lo sciopero generale per il 27 gennaio e continueremo a mobilitarci in un fitto percorso di iniziative di lotta, di confronto, di assemblee, in tutti i luoghi di lavoro e su tutto il territorio nazionale”. (Beh, buona giornata)

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Movimenti politici e sociali Politica

“Dal governo dei cialtroni, al governo dei padroni”: i sindacati di base indicono lo sciopero generale.

COMUNICATO STAMPA
Sciopero Generale 27 gennaio 2012,manifestazione nazionale a Roma
USB, SLAI COBAS, CIB-UNICOBAS, SNATER, USI e SICOBAS hanno indetto lo Sciopero generaldi tutte le categorie pubbliche e private per intera giornata del 27 gennaio 2012.

Lo sciopero generale e’ indetto:
– contro il governo Monti che conferma le precedenti manovre, colpisce l’intero sistema pensionistico e il livello di vivibilità economica dei pensionati, riduce il potere d’acquisto
dei salari attraverso l’aumento dell’IVA, dell’Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l’adozione dell’ICI sulla prima casa;
– contro le politiche ispirate dall’unione europea e condivise dai vari governi, che tutelano gli interessi del grande capitale bancario, finanziario ed economico, scaricando i costi della crisi capitalista sui lavoratori e sulle fasce di popolazione più disagiata;
– contro le precedenti manovre del governo Berlusconi che complessivamente prevedono misure su licenziamenti, privatizzazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori privati e del personale del pubblico impiego e della scuola (anche con l’accorpamento selvaggio degli istituti), compresa la riduzione del personale, la cassaintegrazione, la mobilità obbligatoria, la possibilità di licenziare e il blocco dei contratti, contro la riforma scolastica del Ministro Gelmini;
– contro le politiche del “piano Marchionne”, le delocalizzazioni e la deindustrializzazione in atto, l’estensione dell’accordo Pomigliano in tutto il gruppo Fiat e nelle aziende metalmeccaniche collegate, la cancellazione del contratto nazionale e la svolta autoritaria in atto nelle relazioni sindacali;
– contro il patto sociale e l’attacco ai diritti dei Lavoratori;
– contro l’accordo del 28 giugno 2011 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ratificato il 21 settembre scorso che ha aperto la strada all’art. 8 della manovra del governo e alla cancellazione dei contratti nazionali;
– per la piena applicazione delle misure di tutela su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Durante lo sciopero generale saranno garantiti i servizi minimi essenziali.
Si rammenta agli organi di informazione che le previsioni di legge a garanzia dell’utenza prevedono una compiuta informazione sullo sciopero.
Roma, 14 Dicembre 2011

(Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Sciopero generale: ecco gli appuntamenti di Roma contro la manovra iniqua e insufficiente.

Oggi 6 settembre a Roma sfileranno due cortei: quello della Cgil alle 9.30 da piazza dei Cinquecento e quello dell’Unione sindacale di base alle 10 da largo Corrado Ricci.

CGIL. Dalle 9,30 alle 12,30 sfilerà il corteo della Cgil Roma e Lazio che partirà da piazza dei Cinquecento e percorrerà via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, via Labicana, piazza del Colosseo, via Celio Vibenna e via di San Gregorio fino all’Arco di Costantino, dove si terrà il comizio conclusivo con il segretario regionale Claudio Di Berardino e il segretario generale Susanna Camusso.

USB. Dalle 10 alle 14, da largo Corrado Ricci partirà il corteo organizzato dall’Unione sindacale di base. I manifestanti percorreranno via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via San Marco, via delle Botteghe Oscure, largo di Torre Argentina, corso Vittorio Emanuele, via della Cuccagna e giungeranno in piazza Navona. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Manovra finanziaria o manovra contro i lavoratori?

CONFERMATO LO SCIOPERO GENERALE DEL SINDACALISMO
CONFLITTUALE IL PROSSIMO 6 SETTEMBRE- Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa diffuso da USB, Unione Sindacale di Base.

“Le ultime modifiche alla seconda manovra estiva colpiscono in modo ancor più pesante i lavoratori dipendenti ed i futuri pensionati, attraverso un ulteriore peggioramento del sistema previdenziale che di fatto ad oggi elimina la metà delle pensioni di anzianità, cioè quelle derivanti da riscatto di militare ed università”, afferma Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB.

Prosegue Tomaselli: “Prima le misure che avevano allontanato di un anno il diritto ad usufruire alla pensione; poi l’aumento di 5 anni per le donne, prima del pubblico e poi del privato; poi l’aggancio all’aspettativa di vita e l’ulteriore ritardo di tre mesi per andare in pensione. Ora si attacca la pensione di anzianità, che per oltre la metà deriva da riscatti del militare e dell’università. Se poi, come sembra, tali riscatti non saranno conteggiati neanche per raggiungere i 18 anni al 1995, necessari all’applicazione del regime retributivo invece che contributivo, allora all’aumento dai 4 ai 10 anni di lavoro in più si aggiungerebbe anche un forte salasso economico sulle pensioni”.

“In compenso – ironizza il dirigente USB – si ritira il contributo previsto per gli stipendi oltre 90.000 e 150.000 Euro, si lascia inalterata la politica delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, si continua a tagliare la politica sociale degli enti locali, si bloccano i contratti e si congelano le tredicesime dei pubblici dipendenti, si ammorbidiscono i già limitati tagli ai costi della politica, non si costruisce una lotta seria contro l’evasione e non si applica alcuna patrimoniale”.

“Insomma, altro che lo ‘sgarbo’ di cui parla un incredibile Angeletti – conclude Tomaselli – il governo e la confindustria, con l’appoggio dei sindacati complici hanno scelto la strada della lotta di classe: la loro, quella dei ricchi, contro i lavoratori e i pensionati. Sta a noi ricambiare con gli interessi ed iniziare una lunga e determinata mobilitazione a partire dallo sciopero generale del prossimo 6 settembre”. (Beh, buona giornata)

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