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Attualità

Steve Jobs, l’uomo che pensava differente.

Steve Jobs ci ha messo nella condizione di essere tutti all’altezza della sua visione del mondo. Grazie al lancio di Macintosh e all’invenzione del mouse, il mondo andò oltre le barriere, cinque anni prima della Caduta del Muro di Berlino.

Con iMac pensammo differente la fruibilità di Internet. Con iPhone fummo catapultati dal web all’era dei social network, prima dello sviluppo logaritmico di Facebook. Con l’IPod la musica è diventata la personale colonna sonora di ogni giorno, per tutti.

Con iPad siamo stati spinti nell’era digitale, in anticipo di almeno dieci anni sulla capacità di evoluzione della stampa di libri e giornali.

Difficile pensare che Steve Jobs non ci sia più, quando abbiamo in tasca, come fosse la cosa ormai più naturale del mondo le sue idee, felicemente trasformate in prodotti per la comunicazione, con le quali parliamo, fotografiamo, filmiamo, scriviamo, ascoltiamo musica, guardiamo film e tv. E per farlo, siamo costretti a pensare in modo differente circa le nostre capacità tecnologiche.

Oggi che sappiamo come condividere idee, pensieri, emozioni ci sentiamo tutti visionari come lui, proprio grazie a lui. Una cosa gli dobbiamo: continuare a pensare differente. Ne abbiamo gli strumenti. Facciamoci venire buone idee. Beh, buona giornata.

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Steve Jobs, l’uomo che pensava differente.

Steve Jobs ci ha messo nella condizione di essere tutti all’altezza della sua visione del mondo. Grazie al lancio di Macintosh e all’invenzione del mouse, il mondo andò oltre le barriere, cinque anni prima della Caduta del Muro di Berlino.

Con iMac pensammo differente la fruibilità di Internet. Con iPhone fummo catapultati dal web all’era dei social network, prima dello sviluppo logaritmico di Facebook. Con l’IPod la musica è diventata la personale colonna sonora di ogni giorno, per tutti.

Con iPad siamo stati spinti nell’era digitale, in anticipo di almeno dieci anni sulla capacità di evoluzione della stampa di libri e giornali.

Difficile pensare che Steve Jobs non ci sia più, quando abbiamo in tasca, come fosse la cosa ormai più naturale del mondo le sue idee, felicemente trasformate in prodotti per la comunicazione, con le quali parliamo, fotografiamo, filmiamo, scriviamo, ascoltiamo musica, guardiamo film e tv. E per farlo, siamo costretti a pensare in modo differente circa le nostre capacità tecnologiche.

Oggi che sappiamo come condividere idee, pensieri, emozioni ci sentiamo tutti visionari come lui, proprio grazie a lui. Una cosa gli dobbiamo: continuare a pensare differente. Ne abbiamo gli strumenti. Facciamoci venire buone idee. Beh, buona giornata.

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Attualità Società e costume Sport

La calcificazione della politica italiana.

Lo sanno tutti quanto in Italia sia forte l’intreccio tra calcio e politica.
Tanto che negli stadi si fa politica e la politica usa spesso toni da
stadio. Fu la politica a designare Lippi, uomo dell’establishment che portò
al macello la Nazionale in Sud Africa. Fu sempre la politica a salvare i
vertici del calcio italiano: come se nulla fosse successo, ognuno è rimasto
al suo posto, dopo l’ignominiosa debacle africana. Fu il calcio a vaticinare
l’ingresso in politica, o meglio “la discesa in campo” del presidente del
Milan, che poi divenne il presidente del Consiglio. Fu il calcio ad
ammalarsi di politica, come abbiamo visto nelle vicende di Calciopoli.

Dunque, se il calcio si è politicizzato e la politica si è calcificata (in
tutti i sensi), forse è proprio da questo binomio che può venire la
soluzione alla crisi del governo, che è poi la crisi del berlusconismo,
visto che l’attuale squadra di governo è ormai bollita, dunque
irrimediabilmente perdente.

Governo tecnico? Allargamento della maggioranza
conl’Udc? Un neo CLN da Fini a Vendola, passando per Rutelli, Casini, Luca
di Montezemolo? Tremonti, gioca all’attacco o in difesa? Berlusconi vuole
comprare Casini? Basterebbe leggere i titoli dei giornali di queste
settimane, per avere la netta sensazione della calcificazione (in tutti i
sensi) della politica italiana.

Cionondimeno, una soluzione ci sarebbe: è
sotto gli occhi di tutti. C’ è una squadra di calcio in Italia che è stata
capace di vincere tutto, sia sul piano nazionale che su quello europeo.
Proprio quello che servirebbe alla politica italiana, per vincere le
drammatiche difficoltà, in questi frangenti molto critici per l’economia,
per il vivere sociale, per il lavoro, per lo sviluppo. Questa squadra di
calcio ha introdotto un’innovazione che sarebbe molto salutare fosse copiata
pari pari dalla politica italiana. Parliamo dell’Inter di Moratti, nelle cui
fila militano solo giocatori stranieri, allenatore compreso. Ecco allora
l’idea che spariglierebbe le carte (un po’ sporche) della politica
italiana: un governo di soli ministri stranieri, capo del governo compreso.

Una ideale squadra di governo? Presto detto: Nelson Mandela (presidente del
Consiglio); Bono degli U2 (vice presidente); Dave Letterman (portavoce);
Sub Comandante Marcos (Difesa); Baltazar Garzòn (Giustizia); Mark Harmon,
alias Leroy Jethro Gibbs dell’NCIS (Interni); Al Gore (Ambiente); Joska
Fischer (Esteri); dott Hause (Sanità); Woody Allen (Cultura); Dalai Lama (Istruzione); Rigoberta
Manchu (Agricoltura); Aung San Suu Kyi (Pari Opportunità); Steve Jobs
(Sviluppo economico); Kofi Annan (Welfare); Íngrid Betancourt (Attività forestali);Michael Schumacher (Trasporti); Bernard Madoff (Economia);
Mike Tyson (Attuazione del Programma); Dan Brown (rapporti con la Santa
Sede).

La nostra Costituzione dice a chiare lettere che spetta al Capo dello
Stato, il presidente Napolitano, la scelta di chi incaricare per la
formazione di un nuovo governo. Noi rispettiamo la Costituzione e il ruolo
del Presidente della Repubblica.

Ci permettiamo solo di suggerire di lasciar
fuori ministri di nazionalità russa e libica. Niente di personale con i
cittadini di quei paesi, semmai con i rispettivi governanti. Infatti, viste
certe poco chiare frequentazioni, non vorremmo che alla fine Berlusconi
uscisse dalla porta, per poi rientrare negli spogliatoi, e magari tornare in
campo, con un colbacco o un turbante. Beh, buona giornata.

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