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Berlusconi denuncia il quotidiano la Repubblica.

La menzogna come potere di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.

Avanzare delle domande a un uomo politico nell’Italia meravigliosa di Silvio Berlusconi è già un’offesa che esige un castigo?

L’Egoarca ritiene che sollecitare delle risposte dinanzi alle incoerenze delle dichiarazioni pubbliche del capo del governo sia diffamatorio e vada punito e che quelle domande debbano essere cancellate d’imperio per mano di un giudice e debba essere interdetto al giornale di riproporle all’opinione pubblica. E’ interessante leggere, nell’atto di citazione firmato da Silvio Berlusconi, perché le dieci domande che Repubblica propone al presidente del Consiglio sono “retoriche, insinuanti, diffamatorie”.

Sono retoriche, sostiene Berlusconi, perché “non mirano a ottenere una risposta dal destinatario, ma sono volte a insinuare l’idea che la persona “interrogata” si rifiuti di rispondere”. Sono diffamatorie perché attribuiscono “comportamenti incresciosi, mai tenuti” e inducono il lettore “a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti”. Peraltro, “è sufficiente porre mente alle dichiarazioni già rese in pubblico dalle persone interessate, per riconoscerne la falsità, l’offensività e il carattere diffamatorio di quelle domande che proprio “domande” non sono”.

Come fin dal primo giorno di questo caso squisitamente politico, una volta di più, Berlusconi ci dimostra quanto, nel dispositivo del suo sistema politico, la menzogna abbia un primato assoluto e come già abbiamo avuto modo di dire, una sua funzione specifica. Distruttiva, punitiva e creatrice allo stesso tempo. Distruttiva della trama stessa della realtà; punitiva della reputazione di chi non occulta i “duri fatti”; creatrice di una narrazione fantastica che nega eventi, parole e luoghi per sostituirli con una scena di cartapesta popolata di nemici e immaginari complotti politici.

Non c’è, infatti, nessuna delle dieci domande che non nasca dentro un fatto e non c’è nessun fatto che nasca al di fuori di testimonianze dirette, di circostanze accertate e mai smentite, dei racconti contraddittori di Berlusconi.

E’ utile ora mettersi sotto gli occhi queste benedette domande. Le prime due affiorano dai festeggiamenti di una ragazza di Napoli, Noemi, che diventa maggiorenne. E’ Veronica Lario ad accusare Berlusconi di “frequentare minorenni”. E’ Berlusconi che decide di andare in tv a smentire di frequentare minorenni. Nel farlo, in pubblico, l’Egoarca giura di aver incontrato la minorenne “soltanto tre o quattro volte alla presenza dei genitori”. Questi sono fatti. Come è un fatto che le parole di Berlusconi sono demolite da circostanze, svelate da Repubblica, che il capo del governo o non può smentire o deve ammettere: non conosceva i genitori della minorenne (le ha telefonato per la prima volta nell’autunno del 2008 guardandone un portfolio); l’ha incontrata da sola per lo meno in due occasioni (una cena offerta dal governo e nelle vacanze del Capodanno 2009).

La terza domanda chiede conto al presidente del Consiglio delle promesse di candidature offerte a ragazze che lo chiamano “papi”. La circostanza è indiscutibile, riferita da più testimoni e direttamente dalla stessa minorenne di Napoli. La quarta, la quinta, la sesta e settima domanda ruotano intorno agli incontri del capo del governo con prostitute che potrebbero averlo reso vulnerabile fino a compromettere gli affari di Stato. La vita disordinata di Berlusconi è diventata ormai “storia nota”, ammessa a collo torto dallo stesso capo del governo e in palese contraddizione con le sue politiche pubbliche (marcia nel Family day, vuole punire con il carcere i clienti delle prostitute). La sua ricattabilità – un fatto – è dimostrata dai documenti sonori e visivi che le ospiti retribuite di Palazzo Grazioli hanno raccolto finanche nella camera da letto del Presidente del Consiglio.

L’ottava domanda è politica: può un uomo con queste abitudini volere la presidenza della Repubblica? Chi non glielo chiederebbe? La nona nasce, ancora una volta, dalle parole di Berlusconi. E’ Berlusconi che annuncia in pubblico “un progetto eversivo” di questo giornale. E’ un fatto. E’ lecito che il giornale chieda al presidente del Consiglio se intenda muovere le burocrazie della sicurezza, spioni e tutte quelle pratiche che seguono (intercettazioni su tutto). Non è minacciato l’interesse nazionale, non si vuole scalzarlo dal governo e manipolare la “sovranità popolare”? In questo lucidissimo delirio paranoico, Berlusconi potrebbe aver deciso, forse ha deciso, di usare la mano forte contro giornalisti, magistrati e testimoni. Che ne dia conto. Grazie.

La decima domanda infine (e ancora una volta) non ha nulla di retorico né di insinuante. E’ Veronica Lario che svela di essersi rivolta agli amici più cari del marito per invocare un aiuto per chi, come Berlusconi, “non sta bene”. E’ un fatto. Come è un fatto che, oggi, nel cerchio stretto del capo del governo, sono disposti ad ammettere che è la satiriasi, la sexual addiction a rendere instabile Berlusconi.

Questa la realtà dei fatti, questi i comportamenti tenuti, queste le domande che chiedono ancora oggi – anzi, oggi con maggiore urgenza di ieri – una risposta. Dieci risposte chiare, per favore. E’ un diritto chiederle per un giornale, è un dovere per un uomo di governo offrirle perché l’interesse pubblico dell’affare è evidente.

Si discute della qualità dello spazio democratico e la citazione di Berlusconi ne è una conferma. E dunque, anche a costo di ripetersi, tutta la faccenda gira intorno a un solo problema: fino a che punto il premier può ingannare l’opinione pubblica mentendo, in questo caso, sulle candidature delle “veline”, sulla sua amicizia con una minorenne e tacendo lo stato delle sue condizioni psicofisiche? Non è sempre una minaccia per la res publica la menzogna?

La menzogna di chi governa non va bandita incondizionatamente dal discorso pubblico se si vuole salvaguardare il vincolo tra governati e governanti? Con la sua richiesta all’ordine giudiziario di impedire la pubblicazione di domande alle quali non può rispondere, abbiamo una rumorosa conferma di un’opinione che già s’era affacciata in questi mesi: Berlusconi vuole insegnarci che, al di fuori della sua verità, non ce ne può essere un’altra. Vuole ricordarci che la memoria individuale e collettiva è a suo appannaggio, una sua proprietà, manipolabile a piacere. La sua ultima mossa conferma un uso della menzogna come la funzione distruttiva di un potere che elimina l’irruzione del reale e nasconde i fatti, questa volta anche per decisione giudiziaria.

La mordacchia (come chiamarla?) che Berlusconi chiede al magistrato di imporre mostra il nuovo volto, finora occultato dal sorriso, di un potere spietato. E’ il paradigma di una macchina politica che intimorisce. E’ la tecnica di una politica che rende flessibili le qualifiche “vero”, “falso” nel virtuale politico e televisivo che Berlusconi domina. E’ una strategia che vuole ridurre i fatti a trascurabili opinioni lasciando campo libero a una menzogna deliberata che soffoca la realtà e quando c’è chi non è disposto ad accettare né ad abituarsi a quella menzogna invoca il potere punitivo dello Stato per impedire anche il dubbio, anche una domanda. Come è chiaro ormai da mesi, quest’affare ci interroga tutti. Siamo disposti a ridurre la complessità del reale a dato manipolabile, e quindi superfluo.

Possiamo o è già vietato, chiederci quale funzione specifica e drammatica abbia la menzogna nell’epoca dell’immagine, della Finktionpolitik? Sono i “falsi indiscutibili” di Berlusconi a rendere rassegnata l’opinione pubblica italiana o il “carnevale permanente” l’ha già uccisa? Di questo discutiamo, di questo ancora discuteremo, quale che sia la decisione di un giudice, quale che sia il silenzio di un’informazione conformista. La questione è in fondo questa: l’opinione pubblica può fare delle domande al potere? (Beh, buona giornata).

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Per la stampa estera il G8 non è ancora cominciato ed è già un disastro.

di ENRICO FRANCESCHINI-repubblica.it

Un summit che sta “discendendo nel caos”, su cui è meglio avere “basse aspettative” e che potrebbe addirittura produrre, oltre al rischio di nuove “gaffe di Berlusconi” e controversie sulla sua vita privata, proposte per “espellere l’Italia dal G8” e sostituirla con la Spagna. Sono le indiscrezioni raccolte dalla stampa estera tra le delegazioni degli altri paesi invitati al vertice che si apre domani all’Aquila e i commenti e le previsioni che alcuni dei più autorevoli giornali del mondo, dal Financial Times al Wall Street Journal, fanno sull’appuntamento internazionale che richiama i grandi della terra, e le luci dei riflettori, sul nostro paese.

“Crescono le pressioni all’interno del G8 per espellere l’Italia, mentre i preparativi per il summit scendono nel caos”, è il titolo del Guardian di Londra. Nell’assenza di qualsiasi iniziativa sostanziale da parte italiana per organizzare l’agenda del vertice, scrive il quotidiano della capitale britannica, “gli Stati Uniti hanno assunto il controllo”, con un giro di conferenze telefoniche effettuate dai loro “sherpa”, come si chiamano in gergo gli alti funzionari che pianificano i temi e le iniziative del G8, per “iniettare all’ultimo momento qualche significato” nell’incontro dell’Aquila. “Che sia un altro paese a organizzare le telefonate degli sherpa è un fatto senza precedenti”, dice al Guardian un alto esponente della delegazione di un paese del G8. “Gli italiani sono stati semplicemente terribili. Non c’è stata organizzazione e non c’è stata pianificazione”.

Dice allo stesso giornale un altro diplomatico europeo coinvolto nei preparativi del vertice: “Il G8 è un club e per far parte di un club ci sono le quote d’iscrizione. L’Italia non ha pagato la propria”. Le proteste dietro le quinte del summit sono arrivate al punto, prosegue l’articolo del Guardian, da far circolare suggerimenti di espellere l’Italia dal G8 o da un gruppo che ne diventi il successore. Una possibilità che circola nelle capitali europee, secondo il giornale, è che la Spagna, che ha un reddito pro capite più alto e versa in aiuti al Terzo Mondo una percentuale più alta del pil, “prenda il posto dell’Italia”.

Il ministero degli Esteri italiano, afferma Julian Borger, corrispondente diplomatico del Guardian e autore dell’articolo, non ha risposto a richieste di commentare simili critiche. Oltre alle fonti anonime, il giornalista riporta il parere di Richard Gowan, un analista del Centre for International Cooperation presso la New york University: “I preparativi italiani per il vertice sono stati caotici dall’inizio alla fine”, dice il politologo. “Già in gennaio gli italiani dicevano di non avere una visione per il summit e che se l’amministrazione Obama aveva delle idee loro erano pronti a seguire le istruzioni degli americani”. Il giornale conclude che l’Italia ha cercato di coprire la mancanza di sostanza aumentando la lista degli ospiti, che secondo una stima saranno ben 44. “Gli italiani non hanno idee e hanno deciso che la cosa migliore è allargare l’agenda al massimo in modo da oscurare il fatto che non hanno un’agenda”, dice ancora il professor Gowan.

Giudizio analogo è espresso da un editoriale non firmato, dunque espressione della direzione del giornale, sul Financial Times. “Da settimane”, scrive il quotidiano finanziario, “le notizie sulla vita privata del 72enne leader italiano sono stato un totale imbarazzo, ma la sua reputazione è calata per ragioni che vanno al di là dei recenti titoli di giornale”. Il Ft afferma che Berlusconi è sempre stato giudicato all’estero come una figura controversa e imprevedibile. Durante il suo precedente governo, dal 2001 al 2006, Bush “aveva bisogno di corteggiarlo” perché Washington era in conflitto con Chirac e Schroeder, “ma oggi tutto è cambiato, Francia e Germania hanno leader fortemente pro-americani, sicché Obama non ha bisogno di essere tollerante verso Berlusconi come il suo predecessore”. Il giornale cita le questioni che hanno irritato gli Usa e gli altri membri del G8: l’inadempienza dell’Italia sugli aiuti all’Africa, lo scarso interesse del premier italiano sull’impegno per combattere il cambiamento climatico, la sua ambizione di mediare sull’Iran e sulla Russia. “Le previsioni non sono buone”, conclude il Financial Times, ricordando che la prima volta che Berlusconi presiedette un summit del G8 gli fu inviata una comunicazione giudiziaria (Napoli, 1994), la seconda volta il summit fu rovinato dalle proteste e dagli scontri (Genova 2001): meglio tenere “le aspettative vasse” per la terza volta.

Sempre sul Financial Times, un secondo articolo, firmato dal columnist più autorevole di affari internazionale Quentin Peel, rivela che l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan, noto per essere uno dei diplomatici più tranquilli e posati della scena internazionale, ha perso la pazienza e ha scritto “una dura lettera personale” a Berlusconi, rimproverandolo per non avere mantenuto gli impegni da lui presi al precedente G8 sugli aiuti all’Africa. In proposito, un corsivo del Guardian ironizza che il premier italiano potrebbe venire ribattezzato “mister 3 per cento”, come lo ha chiamato Bob Geldof, il cantante paladino degli aiuti ai paesi poveri, nel senso che Berlusconi “mantiene solo il 3 per cento delle promesse fatte”.

A Berlusconi dedica la prima e la terza pagina anche il Daily Telegraph, il più diffuso quotidiano “di qualità” britannico. In prima pubblica una gigantografia di una giovane donna con una maglia traforata sotto la quale non indossa niente: “Quale leader europeo porta il suo ministro pieno di glamour al G8?” è il titolone che l’accompagna. La donna è Mara Carfagna, rivela un articolo a pagina 3, e il leader ovviamente è Berlusconi: “la modella in topless che è diventata ministro riceve il compito di intrattenere le moglie al G8”, afferma il servizio all’interno, a causa dell’assenza di Veronica Lario che ha chiesto il divorzio accusando il marito di avere “rapporti copn minorenni” dopo la sua partecipazione alla festa per il 18esimo compleanno di Noemi Letizia.

Altri articoli sulle difficoltà logistiche e politiche del summit, che si sommano agli scandali sulla vita privata del premier, appaiono sull’Independent, sul Times e su giornali di altri paesi. Il Wall Street Journal rivela che lo scetticismo e la preoccupazione degli altri leader del G8 è tale che Angela Merkel ha confidato a un consigliere politico che starà attenta a come viene fotografata accanto a Berlusconi durante il summit “nel contesto delle prossime elezioni tedesche”: un’immagine ridicola o offensiva accanto al premier italiano, si rende conto il cancelliere della Germania, potrebbe costargli la rielezione.(Beh, buona giornata).

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” È facile attendersi che il comunicato di Palazzo Chigi più che congelare l’attenzione dei media internazionali, rafforzerà i loro sforzi per offrire alle opinioni pubbliche occidentali una rappresentazione più puntuale e documentata dell’uomo che governa l’Italia.”

Quell’incubo che tormenta il premier di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.it
ALLA vigilia del G8, con i Grandi della Terra attesi a Roma nelle prossime ore, Silvio Berlusconi riscrive nell’agenda dell’attenzione pubblica – non solo nazionale – i suoi incubi, la sua paura, l’ossessione per comportamenti che, da mesi, non può spiegare e giustificare se non mentendo. Il capo del governo mostra alla luce del sole, e ora anche impietosamente all’opinione pubblica internazionale, la sua vulnerabilità e l’abisso su cui pencola il suo destino politico.

Lo fa nel modo più ufficiale che si conosca. Con un comunicato di Palazzo Chigi. Poche righe che impartiscono ai media internazionali la stessa minacciosa lezione assegnata all’informazione nazionale. Lo si ricorderà: ai giornali italiani andava “chiusa la bocca”. Costi quel che costi, anche la rovina economica preparata dall’invito agli imprenditori di non fornire più pubblicità, e quindi i necessari profitti, alle testate e ai gruppi editoriali che non rispettano la consegna del silenzio sugli scandali che vedono il premier mattatore unico e ambiguissimo.

Ora tocca a tutti gli altri media, quale che sia la loro nazionalità. Si preparano a pubblicare foto raccolte a Villa Certosa, avverte con indignazione Palazzo Chigi. Si preparano a nuovi racconti, altre cronache come se non dovesse essere questo il loro impegno verso il lettore. Con una tecnica che può essere convincente soltanto per un servizio pubblico televisivo sottomesso e servile come il nostro o per media di proprietà del capo del governo, la nota della presidenza del Consiglio parla di “menzogna”, “fotomontaggi digitali”, “manipolazioni”, “morbosa campagna di stampa”.

Consapevole delle tecniche di adulterazione abituali per i media che possiede o indirettamente controlla (il Tg1, su tutti), Berlusconi muove un attacco preventivo e intimidatorio nella presunzione che l’informazione internazionale ne rimanga intimidita e muta.

La mossa è politicamente catastrofica, per il capo del governo e per la reputazione del Paese che governa. Azzera con un solo gesto il tentativo di Giorgio Napolitano di superare il G8 (8/10 luglio) senza danni d’immagine al nostro Paese. Il calcolo di Berlusconi è clamorosamente miope, buono per un Paese che non conosce il conflitto d’interesse come il nostro, inefficace per un Occidente consapevole che una stampa libera è necessaria alla democrazia come un potere controllato da contrappesi. È facile attendersi che il comunicato di Palazzo Chigi più che congelare l’attenzione dei media internazionali, rafforzerà i loro sforzi per offrire alle opinioni pubbliche occidentali una rappresentazione più puntuale e documentata dell’uomo che governa l’Italia.

È questo che Berlusconi teme. È questo il suo angoscioso tormento – e d’altronde soltanto lui può essere consapevole di che cosa deve temere. Il capo del governo sa che non può rispondere a nessuna domanda che voglia verificare le sue narrazioni fantastiche. Si è illuso che i suoi dispositivi di dominio mediatico e politico del discorso pubblico fossero sufficienti per dissolvere nel nulla ogni legittimo interrogativo o addirittura la trama stessa della realtà.

Asini e corifei a parte, chiunque si è reso conto in questi mesi del paradigma berlusconiano, nel “caso veline” (le ragazze del presidente, “gingilli da esibire”, conquistano senza alcun merito responsabilità pubbliche); nel “caso Noemi” (minorenni a Villa Certosa); nel “caso D’Addario” (prostitute a Palazzo Grazioli).

La tecnica è nota. Berlusconi nega con forza l’episodio che gli si contesta. Accusa chi non tace, o trucca i ricordi, di essere al soldo del suo “nemico” politico (anche Rupert Murdoch finisce nell’immaginoso calderone). Scatena l’intero sistema mediatico che controlla contro i malaccorti che hanno aperto la bocca. Inventa dal nulla testimoni e testimonianze che distruggono quei poveretti, con una accorta operazione di character assassination amplificata dai media della Casa o gregari per tendenza o passione.

Nel silenzio, chi ha avuto la decenza di raccontare quel che ha visto o ascoltato nelle residenze del governo, riceve nel suo appartamento la visita di stravaganti ladri o, una notte, un “pirata” prova a gettarlo fuori strada (accade alla D’Addario).

Questa scena, questi metodi possono funzionare in un Paese sempre più lobotomizzato nella sua scadente qualità democratica non nei sette Paesi i cui leader saranno presto ospiti in Italia. Berlusconi, consapevole forse che quanto finora emerso è soltanto una piccola parte delle sue condotte e abitudini, se ne renderà presto amaramente conto. Non era senza fondamento il vaticinio che il capo del governo avrebbe trascinato nel suo declino l’intero Paese. Il comunicato di Palazzo Chigi, che apre di fatto il G8, ne è la conferma. La prima. (Beh. buona giornata).

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Il complotto demo- pluto- giudaico- massonico contro Berlusconi.

“Si pubblicano articoli in Italia, vengono tradotti in inglese e inviati nelle redazioni di Londra e Bruxelles, e quindi ripubblicati in Italia creando una rete promossa da italiani nemici dell’Italia nel mondo, una rete di stampa internazionale ostile al Governo di Roma”. Franco Frattini, ministro degli Esteri dixit. Beh, buona giornata.

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«Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non somigli sempre più alla decadenza imperiale del “Satyricon” di Fellini».

Berlusconi, Noemi e la stampa estera. Per il New York Times il Cavaliere è “decadente come Satyricon”. Per il Time l’Italia è il “Berlusconistan”-blitzquotidiano.it
La stampa estera torna a parlare di Berlusconi: a parlare del Presidente del Consiglio, sono questa volta due autorevoli testate americane, il New York Times e il Time. «Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non somigli sempre più alla decadenza imperiale del “Satyricon” di Fellini». Questo è ciò che scrive il New York Times, al termine di una dettagliata ricostruzione su tutta la vicenda di Noemi Letizia.

Il Time, dalla penna del suo corrispondente Jeff Israely, parla dell’Italia come del «Berlusconistan», dove «il 72enne maestro dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie che in realtà potrebbe portare alla sua fine politica».

Anche il Christian Scence Monitor si occupa della faccenda. Il giornale americano scrive come «nel mezzo di una crisi economica, l’Italia sembra occuparsi più del presunto affaire del primo ministro con una teenager che del summit del G8 di luglio».

I giornali europei hanno pubblicato molti editoriali sul Cavaliere negli ultimi giorni. Il Guardian inglese collega la vicenda e il comportamento di Berlusconi all’ex premier inglese Tony Blair ed alla moglie Cherie scrivendo che «persino i Blair stanno prendendo le distanze da lui». Cherie parlando del viaggio col marito in Sardegna nel 2004 ospiti del Cavaliere, ha preso «in giro la bandana indossata per coprire quello che lei insiste fosse un trapianto di capelli (nonostante il suo rifiuto di ammetterlo)». (Beh, buona giornata).

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