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Quel pasticciaccio brutto di via Fatebenefratelli: il bunga-bunga nella Questura di Milano.

La catena delle verità mancate . Ecco i sei punti rimasti oscuri, di LUIGI FERRARELLA-corriere.it

Una falsità certa. Un’altra affermazione o non corrispondente al vero o confinante con la sciatteria. Un rimpallo di versioni. Una controversia procedurale. Un ritardo. E una inadempienza. Sono questi i sei nodi della notte tra il 27 e il 28 maggio in cui una 17enne marocchina, scappata da una comunità protetta di Messina e rivelatasi in seguito una delle ospiti delle feste di Berlusconi ad Arcore sulle quali in estate deporrà ai pm, fu portata alle ore 19 in Questura per essere identificata di fronte a un’accusa di furto di 3 mila euro, e dopo due telefonate da Palazzo Chigi ai dirigenti della polizia ambrosiana uscì alle 2 di notte provvisoriamente affidata alla consigliere regionale pdl Nicole Minetti, anziché a una comunità per minorenni.

La bugia su Mubarak
Una delle poche certezze, paradossalmente, è diventata proprio la circostanza che all’inizio pareva più incredibile: gli stessi funzionari di polizia hanno infatti confermato che alle 11 di sera il presidente del Consiglio telefonò al capo di gabinetto della Questura, tramite il cellulare del suo caposcorta, per chiedere informazioni su una minore presente in quegli uffici: ragazza che – affermava Berlusconi – gli era stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak, prospettando che perciò sarebbe stato opportuno evitare di trasferirla in una struttura di accoglienza, suggerendo fosse affidata piuttosto a persona di fiducia, e informando che a questo scopo sarebbe presto arrivata in Questura il consigliere regionale Minetti, disposta a prendersene cura. A cascata, la menzogna sulla parentela con il presidente Mubarak venne man mano riversata dalla polizia anche al pm di turno alla procura dei minorenni, Annamaria Fiorillo. Senza essere corretta neppure quando, ad identificazione avvenuta, sarebbe dovuta balzare agli occhi l’incongruenza tra le due nazionalità.

Non c’era o c’era posto
Questura e Viminale oggi ribadiscono che l’iniziale ordine del pm di portare la minorenne in una comunità protetta non sarebbe stato eseguibile perché la polizia aveva verificato che nelle comunità per minori contattate non vi era in quel momento disponibilità di accoglienza. Un agente, nello specifico, attesta di aver fatto un giro di telefonate ma di essersi sentito rispondere che ci sarebbe stato posto solo per qualche ragazzo, e niente invece per una ragazza. Il Corriere, con un giro di telefonate ieri, ha però rintracciato almeno quattro strutture «storiche» nel settore a Milano, che avrebbero avuto posto anche per una ragazza e che comunque non furono mai chiamate quella notte. O c’è stato un falso oppure, magari sotto pressione delle telefonate tra funzionari innescate da quella di Berlusconi, c’è stata una ricerca carente o sfortunata.

Il consenso del pm
Controverso è se il pm dei minori al telefono abbia dato a voce alla funzionaria di polizia, diversamente da un primo orientamento, il consenso a che la ragazza, se identificata con certezza con un documento, fosse provvisoriamente affidata all’adulta preannunciata da Berlusconi e comparsa in Questura a mezzanotte come «delegata per la presidenza del Consiglio»: e cioè la consigliere regionale Nicole Minetti, ex ballerina in tv e igienista dentale del premier, che in marzo l’aveva imposta nel listino sicuro di Formigoni per le elezioni del Pirellone. Benché ora il pm Fiorillo rifiuti di rispondere a domande, e il suo capo Monica Frediani dichiari che «per la mia Procura posso parlare solo io e io non voglio parlare per non partecipare a indebite ingerenze», asserite altre «fonti giudiziarie» veicolano infatti una versione divergente: e cioè che il pm non avrebbe dato l’autorizzazione ad affidare la giovane identificata alla Minetti, né avrebbe raggiunto con la polizia alcuna intesa in questo senso. Ma se il pm tace ufficialmente, altre persone riferiscono che a loro avrebbe detto di non poter ricordare con esattezza il contenuto delle telefonate quella notte. Non avrebbe più visto il fascicolo giacché il relativo rapporto di polizia arrivò alla Procura dei minorenni solo il 14 giugno, e non a lei ma (in base alle regole interne di assegnazione) a un altro pm di turno. E il 14 giugno la 17enne aveva già fatto in tempo a risparire, essere ritrovata e riaffidata stavolta a una comunità.

Nicole Minetti (Imagoeconomica)
I documenti
La questione se fosse stata o meno compiuta una identificazione certa, presupposto dell’eventuale via libera all’affidamento alla Minetti, sembra trovare risposta in un passo del rapporto del 28 luglio dei due agenti del commissariato Monforte. Già si sapeva che la comunità di Messina, dalla quale la 17enne si era allontanata, aveva risposto alla polizia di avere una copia dei documenti della ragazza ma di poterli inviare via fax la mattina seguente. Gli agenti, però, attestano due cose in più: e cioè che poi «all’identificazione della ragazza si addiveniva col codice univoco ottenuto mediante il fotosegnalamento e la copia del documento pervenuto dalla struttura di Messina». Se dunque resta prudenzialmente da capire se l’espressione «pervenuto» si riferisse a un invio di documenti materialmente già avvenuto oppure solo dato per certo il giorno dopo, come identificazione a tutti gli effetti vale però già il «codice univoco», cioè la combinazione di cifre e lettere assegnata a una persona fotosegnalata che si ritrova nei riscontri dei precedenti fotodattiloscopici.

Il fascicolo sul furto
Che del resto anche in Procura dei minorenni ci sia stata qualche battuta a vuoto lo testimonia una circostanza collaterale: solo questa settimana, per una serie di disguidi emersi ora con la notorietà del caso, la 17enne è stata indagata per il sospetto furto che l’aveva portata in Questura cinque mesi fa il 27 maggio, formalmente denunciato dalla presunta derubata non quella notte ma giorni dopo.

Gli obblighi di Minetti
Da chiarire resta il successivo comportamento della Minetti, oggi indagata con Lele Mora e Emilio Fede per favoreggiamento della prostituzione (come sempre scritto in questi giorni, e non per sfruttamento come invece comparso ieri per un refuso tipografico). Dalla Questura alle 2 di notte Minetti uscì come provvisoria affidataria della minorenne, «con l’obbligo di tenerla a disposizione del pm e vigilare sul suo comportamento». Ma poi non ospitò a casa la 17enne, che invece fu trovata a casa di una brasiliana arrivata in Questura con la Minetti: la stessa che dice al Corriere di aver avvisato lei il premier che la 17enne fosse finita in Questura, e dalla quale dopo 9 giorni (in una violenta lite) la minorenne si dirà «malmenata» e «indotta a prostituirsi». (Beh, buona giornata).

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