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3DNews/IL SENSO DI GIANNI PER LA NEVE.

di Giulio Gargia
Vogliamo le dimissioni di Alemanno. Non da sindaco, da alpinista. Uno che si è fatto riprendere in montagna in tutte le salse, in teoria dovrebbe avere una qualche dimestichezza con la neve. E dovrebbe sapere che 35 mm di pioggia si trasformano in centimetri, se nevica, come molti prevedevano. Uno che non si vorrebbe mai avere come compagno di cordata, visto come si comporta davanti a una tempesta imprevista.

Riepiloghiamo le azioni del degli ultimi giorni del sindaco alpinista, per dirla alla Silvio .
Innanzitutto, con una decisione degna della Sibilla romana, sospende le lezioni ma lascia aperte le scuole. Poi rifiuta l’aiuto della Protezione Civile, salvo richiederlo quando è troppo tardi. Ancora, in ordine di apparizione mediatica : chiama l’Esercito, chiude gli uffici pubblici, allerta i volontari, obbliga gli automobilisti a circolare in catene, fa spargere il sale quando piove ( così che non ne rimane per quando nevica ) richiude le scuole ( stavolta per intero ), chiede ai romani di rimanere a casa, e poi gli chiede di uscire di casa a spalare i marciapiedi. Si lamenta che Roma sia stata lasciata sola e poi dice che se l’è cavata bene da sola . Ma se la prende con Gabrielli e vuole la commissione d’inchiesta .

Per non sbagliare, domenica gira per le strade scortato dai vigili con un paio di mezzi del Comune, mettendo in piedi la grottesca sceneggiata del sindaco- spalatore. Si fa riprendere mentre si dà da fare sui marciapiedi di piazzale Clodio, S. Giovanni e Re di Roma, dove incontra cittadini plaudenti che lo ringraziano.

Una Viagra Online cosa a metà tra a “ battaglia del grano” del Duce a torso nudo che miete nei campi e il Berlusconi con casco giallo da operaio all’apice della forma. Pubblicato sul blog ufficiale del sindaco, il video di Alemanno spalatore è già oggetto di una serie di esilaranti risposte alla You Tube alla retorica finto moderna dell’alpinista de noantri. Si rivede un video del 2010, costruito come un cinegiornale dell’Istituto Luce di fascista memoria, è diventato un piccolo cult, postato sulle bacheche di Facebook e sui siti amici . “Alemanno regala la neve a Roma” è il titolo del video, girato in bianco e nero, sulla nevicata del 12 febbraio 2010: occasione che offre al giovane autore, Dario Comel, lo spunto per fare ironia sul “podestà Alemanno”, con l’inno ufficiale del Ventennio “Giovinezza” di sottofondo.

Appena sfornato, invece è “ALEMANNIUM – uomini che odiano la neve”. Un breve montaggio delle dichiarazioni del sindaco alternate alle immagini di Roma di questi giorni è sufficiente a inchiodare il sedicente amante della montagna al senso del ridicolo. E non c’è nemmeno bisogno di montaggio quando il nostro fa il suo accorato appello a Sky : “ E ora tutti con le pale in mano “. Risposta dal web : “ Un sindaco che ci fa girare le pale” . Oppure quando attacca e dice : “ Chi è il responsabile di questo disastro ? “. Ovvero la stessa domanda che la CONSOB si fece dopo il crack Parmalat, il Sant’Uffizio dopo lo scandalo dei preti pedofili e Ranieri dopo la partita di ieri con la Roma. L’unico posto, lo stadio, dove tutto ha funzionato benissimo. (Beh, buona giornata).

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Leggi e diritto

La bolla speculativa del Vaticano: “Nel corso degli anni si è progressivamenbte fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorare la redditività del patrimonio immobiliare e finanziario”

Inchiesta G8, il Vaticano su Propaganda Fide:”Sono stati fatti errori di valutazione”-repubblica.it

In una lunga nota, la Santa Sede ha difeso oggi la “buona fama” del Dicastero per l’evangelizzazione dei popoli, già Propaganda Fide, pur ammettendo che esso, nell’amministrazione del proprio patrimonio immobiliare, può “essere esposto ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale”.

Propaganda Fide è finita nell’inchiesta sulla “cricca degli appalti”, in relazione alla gestione avvenuta sotto la guida del cardinal Crescenzio Sepe, dal 2001 al 2006, attualmente indagato per “corruzione” dai magistrati di Perugia.

Nel corso ”degli ultimi anni – si legge nella nota del Vaticano – si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorare la redditività” del patrimonio ”immobiliare e finanziario” di Propaganda Fide e, a questo scopo, ”sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati”.

Lo spiega una nota della Sala Stampa vaticana diffusa oggi per spiegare il funzionamento e i compiti della Congregazione dopo le recenti notizia giudiziarie che hanno coinvolto anche l’ex-prefetto, l’arcivescovo di Napoli card. Crescenzio Sepe. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Gli inconvenienti del presenzialismo: Bertolaso intrappolato a l’Aquila.

(fonte: ilmessaggero.it)
Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, è rimasto bloccato per qualche minuto in un ascensore della nuova sede della Gran Sasso Acque, società che gestisce il ciclo idrico integrato nell’Aquilano. Bertolaso era intervenuto per l’inaugurazione della sede, il primo edificio pubblico realizzato dopo il terremoto anche se l’opera era stata programmata prima del sisma. Il problema si è creato – come ha sottolineato il presidente della Gran Sasso Acque – perchè sono saliti in troppi superando il peso massimo trasportabile. Il gruppo, tra cui la scorta del capo della protezione civile, è stato «liberato» dalla polizia.
Beh, buona giornata.

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Attualità

“Guido Bertolaso si sente sopra le cose, gli uomini e forse anche Dio e parla con una arroganza e una insolenza che non sono certo proprie di un gran servitore dello Stato come lui vuole farsi credere.”

Bertolaso, uno che si vede sopra le cose, gli uomini e anche Dio, di Marco Benedetto-blitzquotidiano.it

Berlusconi ne ha fatto un eroe e avrà le sue buone ragioni. La sinistra, dal Pd a Legambiente, lo guarda con indulgenza e ha certamente molte buone ragioni. Il Papa lo ha santificato da vivo e ha le sue buone ragioni.

Per questo Guido Bertolaso si sente sopra le cose, gli uomini e forse anche Dio e parla con una arroganza e una insolenza che non sono certo proprie di un gran servitore dello Stato come lui vuole farsi credere.

Certo ha servito tutti i governi che si sono alternati in Italia da quando è stato messo a capo della Protezione civile e lo ha fatto con precisione e senza badare a spese. Non aveva da badare alle spese, perché Bertolaso ha poteri che nessuno in Italia ha. Di qualsiasi cosa Bertolaso si occupi, non deve guardare ai limiti che le leggi mettono ai comuni cittadini e nemmeno ai massimi funzionari della pubblica amministrazione. Quanto ai soldi, poi, basta chiedere e gli stanziamenti per le spese fuori budget arrivano.

Sembra però che nessuno si sia mai preso la briga di rilevare come tutta la sua bravura dipenda da questa sua condizione speciale e unica. I giornali ne hanno fatto un eroe e, se non fosse che devono registrare le notizie che vengono dal fronte giudiziario, non si perdono molto nell’esame critico di quel che dice e di quel che si attribuisce.

Appare quasi che nel caso di Bertolaso i giornali più che mai abdichino alla loro conclamata funzione di controllori del pubblico agire e deleghino il ruolo alle Procure della Repubblica, non tenendo conto di una importante differenza, che la magistratura deve giudicare solo secondo il codice penale, mentre i giornali devono giudicare in base a molte regole: del buon senso, della affidabilità, della credibilità politica, dell’etica anche quando non viola alcuna legge penale. Non a caso Berlusconi, che si dichiara eterna vittima di persecuzione giudiziaria, ha scaricato il ministro Claudio Scajola: finora Scajola non è accusato di nulla, ma giustamente Berlusconi non perdona la figura fatta.

Bertolaso, lo si è visto in più di un’occasione, è bravissimo nelle pr e in genere è senza pudori nello spararle anche grosse. Qualche esempio alla rinfusa.

Ricostruisce l’Aquila dopo il terremoto e lo fa letteralmente, come facevano gli antichi: sposta la città un po’ più in là, lasciando le macerie al loro destino.

Guida un dipartimento della pubblica amministrazione dove i carabinieri fanno una retata tra funzionari, imprenditori e non si sa ancora dove arriveranno e lui dice che non si è accorto di nulla. Peccato che in una intercettazione dica al suo braccio destro Angelo Balducci: “Il capo sono io e decido tutto io”. E ancora non ci ha spiegato perché voleva decidere tutto lui a proposito della assegnazione della Maddalena a prezzo stracciati a Emma Marcegaglia, aggressiva presidentessa della Confindustria. Forse agiva per conto di Berlusconi?

Scarica tutti, getta schizzi su tutti. Nella conferenza stampa del 7 maggio, fa pesanti allusioni a colleghi che lavorarono a pochi metri da lui: “Non sono mai stato ospite in alberghi di nessuno”.

Tiene la conferenza stampa a Palazzo Chigi, appoggiando il suo insopportabile maglione al podio su cui domina il marchio “Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Berlusconi non se lo è mai pernesso, ha sempre distinto il suo ruolo di presidente del Consiglio da quello di imputato e per parlare dei suoi fatti ha usato tribune diverse dal suo ufficio.

Di Balducci dice: “Come potevo pensare che fosse quello che dite? Ho preso il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, cioè il top”. Sembra un capo d’azienda che dica: dovevo coprire un buco nell’organigramma e ho preso, a scatola chiusa, il meglio sul mercato. Peccato che il percorso seguito sia stato meno schematico e Balducci abbia intrecciato incarichi di Ministero con cariche di commissario straordinario per oltre dieci anni e la sua carriera si sia intersecata con quella di Bertolaso almeno fino dai tempi del Giubileo, almeno dal 1999.

Di Diego Anemone, l’imprenditore edile alla radice dello scandalo che ha travolto la Protezione Civile, dice: lo conosco per doveri d’ufficio, ma non l’ho mai frequentato. Peccato che poi vada alle dieci di sera, al centro sportivo di proprietà del figlio di Balducci e ristrutturato da Anemone, per farsi fare dei massaggi da una tal Monica, una brasiliana che a tante altre cose fa pensare. Bertolaso nega e nessuno ha elementi per smentirlo.

A suo onore, o forse a onore del suo istinto di sopravvivenza, evita una festa che Anemone e soci gli hanno organizzato al centro Salaria con un po’ di ragazze. Bertolaso dà buca all’ultimo momento: ma perché quelli si sono sentiti autorizzati a festeggiarlo?

Va a Haiti, senza che nessuno lo abbia chiamato, e dice che l’esercito americano non è all’altezza, facendosi insultare pubblicamente e con ragione da Hillary Clinton che definisce le parole di Bertolaso chiacchiere da bar sport.

Passa qualche mese e si vendica. In conferenza stampa, il 7 maggio dice: ieri mi ha chiamato Bill Clinton [marito di Hillary] per farmi i complimenti per quel che l’Italia ha fatto a Haiti e io volevo fargli una battuta: “io e lei abbiamo un problema che ha lo stesso nome, Monica”, ma poi ho desistito perché io con Monica non ho avuto problemi reali, lui probabilmente qualche problemuccio ce lo ha avuto.

Pregasi notare la poca eleganza di uno che parla con l’ex presidente degli Stati Uniti e dice “io e lei”, pregasi notare la pesante allusione alle corna, peraltro coraggiosamente e dignitosamente portate da Hillary, pregasi notare che Clinton chiama Bertolaso.

Viene in mente quel giornalista napoletano invitato a cena da Bob Geldof, quando suona il telefonino del cantante filantropo. “Era Clinton, voleva sapere del concerto”.

Bertolaso la battuta non la fa, ma all’ambasciata americana a Roma i giornali li leggono e deve essere successo un piccolo finimondo se di sabato mattina il ministro degli Esteri Franco Frattini, di solito rigido nel suo cerimoniale e mite nell’approccio perfino con pirati e terroristi, è stato costretto a dire: Bertolaso chi?

Ma perché, con tutta l’eleganza che le circostanze e la decenza richiedono, non mettono Bertolaso in condizioni di non nuocere? Ci guadagnerebbero l’Italia, il Governo, Berlusconi. Invece lo faranno ministro. Un’idea: perché non al posto di Scajola? Con tutti i poteri del commissario straordinario di tutto, ovviamente. (Beh, buona giornata).

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In Italia la corruzione è aumentata del 229%. La Lombardia guida la classifica. Lo dice la Sinistra? No, la Corte dei Conti.

La moltiplicazione di mazzette e bustarelle. Corte dei Conti: “Raddoppiate”
Secondo i numeri della Corte dei Conti, le denunce di casi di corruzione sono aumentate del 229% dal 2008 al 2009 – Incremento del 153% anche per gli episodi di concussione – da blitzquotidiano.it

Aumentano in Italia le denunce per casi di corruzione: secondo la Corte dei Conti le denunce per questo tipo di reato hanno subito un incremento del 229% tra il 2008 e il 2009.

Sempre secondo le stesse stime anche le denunce per concussione si sono moltiplicate: nel 2009 sono cresciute del 153%. Per colpa delle “mazzette” le casse statali hanno ricevuto 69 milioni di euro in meno.

A confermare il trend ci sono anche le cifre che riguardano i processi: nel 2008 le citazioni in giudizio per i reati di tangenti, corruzione e concussione sono state l’8,6% del totale. Una percentuale che è salita fino a quota 11 per cento nel 2009 per quanto riguarda le sentenze di condanna in primo grado per questi reati.

Se invece si sposta l’attenzione sul dato geografico, si scopre che è la Lombardia la regione più colpita da questa prassi, seguita a ruota da Campania, Sicilia, Lazio e Puglia. Forse sarà solo un caso, ma due dei casi di corruzione più clamorosi degli ultimi tempi hanno avuto come protagonisti proprio due “lùmbard”: il 17 dicembre viene arrestato il leghista Pier Gianni Prosperini, assessore allo Sport della giunta Formigoni. L’11 febbraio è il turno di Milko Pennisi, consigliere comunale a Milano in quota Pdl. Quest’ultimo è stato colto in flagrante mentre intascava 5 mila euro da un costruttore milanese che chiedeva di “sbloccare” una pratica che lo interessava.

Gli ultimi episodi, uniti ai numeri della Corte dei Conti, hanno fatto ipotizzare un ritorno a “Tangentopoli”, che alcuni hanno battezzato “Ri-Tangentopoli”. Berlusconi e la maggioranza smentiscono che si tratti di una pratica generalizzata, ma le inchieste e gli arresti vanno avanti.

Ora l’inchiesta sullo “scandalo Protezione Civile” ha rivelato che la corruzione aveva inquinato persino le situazioni di emergenza: anche qua gli appalti erano assegnati attraverso una rete di favori e “cortesie”. E nel mirino dei magistrati è finito un altro esponente del Pdl, questa volta un “pezzo da novanta”: si tratta di Denis Verdini, coordinatore del partito e ora indagato dalla Procura di Firenze, sempre per corruzione.

Intanto, un altro amministratore locale del centrodestra è finito nei guai: il presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero, è ai domiciliari con l’accusa di concussione. Tra le altre cose, è emerso che avrebbe chiesto il “pizzo” al presidente dell’Ufficio Stampa della Provincia, che si è così garantito il posto di lavoro.

Sono questi gli episodi più eclatanti che hanno fatto parlare di “Ri-Tangentopoli”. Una voce che preoccupa il premier Berlusconi, visto che le elezioni regionali sono alle porte. Ma il Cavaliere getta acqua sul fuoco e assicura che si tratta di «casi isolati». Berlusconi torna anche ad accusare magistrati e opposizione che, dice, vogliono «dare l’impressione che c’è un sistema che funziona solo a suon di bustarelle».

Tutti i “big” del centrodestra si sono schierati insieme al suo leader. Anche Gianfranco Fini sostiene la tesi dei “casi isolati”. «Chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro, un volgare lestofante», ha spiegato il presidente della Camera. Maurizio Gasparri ha invece assicurato che nei confronti dei casi di corruzione ci vuole tolleranza zero, senza pregiudizi «politico-ideologici». (Beh, buona giornata).

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Attualità Pubblicità e mass media

Bertolaso e Frattini, i nuovi fratelli De Rege (Do you remember:”Vieni avanti, cretino”?).

Il sottosegretario di Stato replica alle polemiche scatenate dal capo della Protezione civile
che poi in serata rettifica: “Non parlavo degli Usa ma delle organizzazioni internazionali”
Haiti, Clinton ironizza su Bertolaso “Le sue critiche? Polemiche da bar”
Frattini ricevuto nella capitale americana: “Apprezziamo molto la vostra leadership”

Il segretario di Stato Hillary Clinton ironizza sulle accuse fatte dal sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, sulla gestione statunitense degli aiuti in Italia. “Mi sembrano quelle polemiche che si fanno il lunedì dopo le partite di football” ha dichiarato il capo della diplomazia Usa replicando alle parole di Bertolaso. “Ci sono enormi organizzazioni coinvolte ad Haiti – aveva detto in un’intervista su Rai Tre il capo della Protezione civile – e c’è moltissimo da fare, ma la situazione è patetica, tutto si sarebbe potuto gestire molto meglio. Si assiste a una fiera della vanità ma manca una capacità anche di coordinamento e di leadership”.

La Clinton ha ricevuto al dipartimento di Stato Franco Frattini (che aveva intanto già preso le distanze dalle dichiarazioni di Bertolaso) per poi tornare a ringraziare “il grande aiuto e la collaborazione che l’Italia sta dando a Haiti”. “Senza l’esercito sarebbe stato impossibile portare i soccorsi alla popolazione haitiana”, ha detto il segretario di Stato americano. “Per gli Stati Uniti è stato possibile arrivare prima perché Haiti è vicina a noi”.

Dello stesso parere il ministro degli Esteri: “Apprezziamo molto la leadership americana, l’impegno di Obama e dell’amministrazione Usa per Haiti”, ha ribadito. “Stiamo portando una nave (la Cavour, ndr) con elicotteri e carabinieri per garantire l’ordine pubblico, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti”.

Hillary Clinton ha ricordato il sisma in Abruzzo: “L’Italia ha sofferto anch’essa un tragico terremoto però ovviamente, la logistica e le infrastrutture di Haiti sono molto diverse da quelle de L’Aquila”. Poi ha ricordato l’amicizia con il ministro degli Esteri Frattini. “Con Franco -ha detto la Clinton – ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi e continueremo a farlo”.

Ma in serata Bertolaso è intervenuto di nuovo sulla vicenda: il suo, ha sostenuto, non era un attacco agli Stati Uniti, che “stanno mettendo in campo uno sforzo importante” per la popolazione di Haiti; ma una “critica alla mancanza di coordinamento delle organizzazioni internazionali” che sta lasciando “migliaia di haitiani abbandonati a se stessi”. E poi ha replicato anche a Frattini: “Respingo l’ipotesi che abbia parlato come reazione emotiva: è noto che sono pagato per stare calmo ma anche per fare le cose per bene”. Il ministro degli Esteri, da Washington, aveva definito le sue critiche “legate ad un elemento emotivo”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Natura Popoli e politiche Salute e benessere

Hanno privatizzato la Protezione Civile. Si salvi chi può.

Povero Bertolaso: gli tocca restare, comandare, privatizzare, di Antonio Sansonetti-blitzquotidiano.it
Aveva detto «mollo il Dipartimento e vado in pensione», invece resta – Aveva promesso: «La Protezione Civile non va riorganizzata e tanto meno trasformata in società per azioni», invece i suoi servizi adesso saranno gestiti da una Spa

Aveva fatto credere di essere stanco di fare il Superman delle emergenze e per questo Guido Bertolaso, poco più di due mesi fa, aveva confessato: «Mollo il Dipartimento e vado in pensione».

Un mesetto dopo aveva confermato: «A fine anno me ne vado. Ma non si tratta di dimissioni, si tratta della possibilità di avvalersi di una legge, la cosiddetta legge “anti-fannulloni” voluta dal ministro Renato Brunetta, che consente ai funzionari dello Stato di andare in pensione con anticipo rispetto alla scadenza naturale. Io ho fatto domanda».

Detto per inciso, si tratta di una norma destinata a decapitare lo Stato dei suoi uomini più esperti, come fu agli inizi degli anni ‘70 con la mai abbastanza vituperata legge detta “dei sette anni” di Giulio Andreotti, figlia di un cinismo elettorale che valse parecchi voti alla Dc ma che sfasciò l’apparato statale e in particolare la polizia contribuendo a lasciare per qualche anno l’Italia in balia di malavita e terrorismo.Rivestita del finto efficientismo di Brunetta, questa norma ha un sapore antico e preoccupante che sembra sfuggire a quanti sono troppo occupati a “mandare a casa” Berlusconi bollandolo con la lettera scarlatta per rendersi conto dello sfascio in atto.

La distrazione ha fatto sì che nessuno rilevasse le contraddizioni e anche i rischi del caso Bertolaso, il quale giovedì 17 dicembre ha comunicato: «Avevo chiesto di poter andare in prepensionamento alla fine di quest’anno, ma il governo ha inserito una norma che prevede una proroga a questi termini e quindi rimarrò nelle funzioni di capo del Dipartimento fino ad un massimo di 12 mesi a partire da gennaio». Accidenti ’sto Governo.

Ma non finiscono qui le contraddizioni. Bertolaso aveva detto (26 novembre) che «la Protezione Civile non va riorganizzata e tanto meno trasformata in società per azioni (Spa)». Aveva garantito che «la possibilità che la Protezione civile sia in via di privatizzazione, come ipotizzano alcuni organi di stampa, sono solo chiacchiere». Del resto, aveva sottolineato, «la Protezione Civile non può che essere pubblica».

Notizia fresca è che il Governo la Spa l’ha fatta. Lo ha annunciato lo stesso Bertolaso senza un’ombra di imbarazzo: «È stata approvata la realizzazione di una società di servizi che possa agire in nome e per conto della Protezione Civile».

Una cosa non da poco, questa neonata società, alla quale sarà affidata «la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, la progettazione, la scelta del contraente, la direzione dei lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, l’acquisizione di forniture o servizi di competenza del Dipartimento, compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale».

Una Spa che nasce per decreto. Nello stesso provvedimento vengono dati in mano a Bertolaso 8,2 milioni di euro che serviranno ad assumere il personale che in questi anni ha lavorato per il Dipartimento.

Insomma i servizi della Protezione Civile sono privatizzati. Su Blitz avevamo spiegato perché si tratta di un “bene pubblico puro”. Così non sarà più. E Bertolaso resta.

Ma per questo c’è una spiegazione. Lui promise che «quel che è certo è che non me ne andrò fino a quando l’ultimo degli sfollati del terremoto del 6 aprile non sarà sistemato in un’abitazione sicura». Un impegno ribadito pubblicamente più volte.

E come lui stesso ha dovuto ammettere il 9 dicembre, «3.000 sfollati che avrebbero dovuto ricevere le case entro la fine dell’anno non entreranno nei moduli abitativi provvisori (Map)». Peggio, molto peggio per altri 14 mila sfollati che si trovano sulla costa, di cui «il 60% vive in case prese in affitto ed il 40 % negli alberghi».

Che dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio cui la Protezione civile dovrebbe rispondere? Ovviamente nulla, visto che è lo stesso Bertolaso che ricopre la carica di controllore di se stesso, senza il minimo imbarazzo e senza che ci sia qualcuno che glielo faccia notare, a parte qualche moralista un po’ demodé. Naturalmente di dimissioni dal doppio incarico nessuno ha mai sentito parlare, anche se adesso il conflitto di interessi è ancora più lampante.
(Beh, buona giornata).

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Attualità Salute e benessere

Dopo l’emergenza terremoto, ecco l’emergenza soldi promessi e mai arrivati.

di di Francesco Marcozzi-ilmessaggero.it
GIULIANOVA (21 maggio) – Quello che si temeva potesse accadere, è successo. Ieri, all’ora di pranzo, in un camping di Roseto, gli oltre duecento sfollati aquilani ospiti della struttura sarebbero rimasti senza mangiare se non ci fosse stato l’intervento della Protezione civile. Il titolare della struttura ricettiva si è rifiutato di fornire il pasto ai suoi ospiti in quanto, come ha dichiarato anche ai carabinieri, «non ho ricevuto nemmeno un euro a fronte delle fatture regolarmente inoltrate per il promesso rimborso, ogni quindici giorni, in base all’accordo che era stato sottoscritto».

I carabinieri di Giulianova, coordinati dal capitano Luigi Dellegrazie, hanno raggiunto il campeggio su richiesta di alcuni aquilani che lamentavano l’atteggiamento del gestore, ma non hanno potuto far altro (e questo è stato, comunque, determinante al fini della soluzione momentanea del problema) che avvertire il coordinamento della Protezione civile, nel centro sociale del quartiere Annunziata a Giulianova. Il coordinamento si è messo in movimento ed è riuscito, recandosi in altre strutture, a recuperare dei pasti per gli ospiti del campeggio, e così ha fatto anche ieri sera dal momento che la situazione non sembra destinata a cambiare «se non arriveranno i soldi».

«Sono sotto di oltre 200mila euro – avrebbe dichiarato ai militari il gestore – e non so più come andare avanti. Le banche mi hanno ”chiuso i rubinetti” e, non incassando nulla, non so dove andare a prendere i soldi per continuare a fornire i pasti gratis. Il primo ad essere dispiaciuto sono io, ho resistito, ho pensato di tirare avanti sperando che la situazione si potesse sbloccare, ma a questo punto non ce la faccio più». E adesso i carabinieri temono che ci sia un effetto-domino e che altri titolari di alberghi, campeggi o residence possano fare la stessa cosa: sarebbe davvero una situazione difficile da poter tenere sotto controllo. (Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto

Se il dopo-terremoto in Abruzzo procede come i Mondiali di nuoto 2009, gli abruzzesi stanno freschi.

(fonte: l’Espresso)
Guido Bertolaso promette entro ottobre 3 mila appartamenti per L’Aquila. Le esperienze passate con i Mondiali di nuoto del 2009 non sono confortanti.

Nel dicembre 2005 Bertolaso chiede e ottiene da Berlusconi i poteri straordinari, promettendo di costruire per luglio 2009 le strutture. Dopo tre anni e mezzo la struttura commissariale guidata prima da Angelo Balducci e poi da Claudio Rinaldi, ha fallito. Nonostante gli appalti assegnati con urgenza per ben 110 milioni di euro, gli uomini di Bertolaso non hanno concluso nemmeno una nuova opera. Il museo dello Sport (21 milioni), il polo di Ostia (15 milioni), le piscine di San Paolo (13 milioni) e il palazzetto del Foro Italico (30 milioni) non saranno pronti. E ora alla figuraccia si aggiungono le indagini.

La Procura di Roma ha acquisito le carte su un circolo sportivo. Il Salaria Village, come raccontato da “L’espresso” a gennaio, ha potuto ampliare le sue strutture a ridosso del Tevere grazie alle deroghe urbanistiche concesse dalla struttura del commissario Claudio Rinaldi. Ora i pm vogliono vederci chiaro anche perché la società che ha usufruito di queste deroghe (e dei finanziamenti speciali) vantava tra i soci il figlio del precedente commissario dei mondiali, Angelo Balducci, e Diego Anemone, della famiglia omonima, asso pigliatutto degli appalti assegnati con procedure di urgenza sia per il G8 che per i Mondiali. (Beh, buona giornata).

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro

Il terremoto in Abruzzo e il “Decreto Abracadabra”: propaganda elettorale sulle disgrazie dei terremotati?

I trucchi del “decreto abracadabra”ricostruzione diluita in 23 anni di MASSIMO GIANNINI-la Repubblica.

Impegni solenni, progetti altisonanti. Garantiti dalle solide certezze del presidente del Consiglio. Ma se scorri il testo del provvedimento, ti accorgi che lì dentro di veramente solido c’è poco e niente.

Tutto balla, in quello che è già stato ribattezzato il “Decreto Abracadabra”. Le cifre, innanzitutto. Dopo il Consiglio dei ministri straordinario del 23 aprile, Berlusconi e Tremonti avevano annunciato uno stanziamento di 8 miliardi per la ricostruzione dell’Abruzzo: 1,5 per le spese correnti e 6,5 in conto capitale. A leggere il decreto 39, si scopre che lo stanziamento è molto inferiore, 5,8 miliardi, ed è spalmato tra il 2009 e il 2032. Di questi fondi, 1,152 miliardi sarebbero disponibili quest’anno, 539 milioni nel 2010, 331 nel 2011, 468 nel 2012, e via decrescendo, con pochi spiccioli, per i prossimi 23 anni. Da dove arrivano queste soldi? Il governo ha spiegato poco. Il premier, ancora una volta, ha rivendicato il merito di “non aver messo le mani nelle tasche degli italiani”. Il ministro dell’Economia si è fregiato di aver reperito le risorse “senza aumentare le accise su benzina e sigarette, senza aumenti di tasse, ma spostando i fondi da una voce all’altra del bilancio”.

Il “Decreto Abracadabra” non aiuta a capire. Il capitolo “Disposizioni di carattere fiscale e di copertura finanziaria” dice ancora meno. Una prima, inquietante cosa certa (come recita l’articolo 12, intitolato “Norme di carattere fiscale in materia di giochi”) è che la ricostruzione in Abruzzo sarà davvero un terno al lotto: 500 milioni di fondi dovranno arrivare, entro 60 giorni dal varo del decreto, dall’indizione di “nuove lotterie ad estrazione istantanea”, “ulteriori modalità di gioco del Lotto”, nuove forme di “scommesse a distanza a quota fissa”. E così via, giocando sulla pelle dei terremotati. Un “gioco” che non piace nemmeno agli esperti del Servizio Studi del Senato: “La previsione di una crescita del volume di entrate per l’anno in corso identica (500 milioni di euro) a quella prevista a regime per gli anni successivi – si legge nella relazione tecnica al decreto – potrebbe risultare in qualche modo problematica”.

Una seconda, inquietante cosa certa (come recita l’articolo 14, intitolato “Ulteriori disposizioni finanziarie”) è che altre risorse, tra i 2 e i 4 miliardi di qui al 2013, dovranno essere attinte al Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate, che dalla Finanziaria in poi è diventato un vero Pozzo di San Patrizio, dal quale il governo pompa denaro per ogni emergenza, senza che si capisca più qual è la sua vera dotazione strutturale.
E questo è tutto. Per il resto, la copertura finanziaria disposta dal decreto è affidata a fonti generiche e fondi imprecisati: dai soldi dell’Istituto per la promozione industriale (trasferiti alla Protezione civile per “garantire l’acquisto da parte delle famiglie di mobili ad uso civile, di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché di apparecchi televisivi e computer”) al trasferimento agli enti locali dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti.

A completare il gioco di prestigio contabile, non poteva mancare il solito, audace colpo a effetto, caro ai governi di questi ultimi anni: altri fondi (lo dice enfaticamente il comma 4 dell’articolo 14) potranno essere reperiti grazie alle “maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale, anche internazionale, derivanti da futuri provvedimenti legislativi”. Insomma, entrate scritte sull’acqua. A futura memoria. E a sicura amnesia.

Ma non è solo l’erraticità dei numeri, che spaventa e preoccupa nel “Pacchetto Ricostruzione”. A parte gli interventi d’emergenza, ci sono altri due fronti aperti e dolenti per le popolazioni locali. Un fronte riguarda l’edificazione delle case provvisorie (“a durevole utilizzazione”, secondo la stravagante formula del decreto) che dovrebbero garantire un tetto ad almeno 13 mila famiglie, pari a un totale di 73 mila senza tetto attualmente accampati nelle tendopoli. I fondi previsti per questi alloggi (nessuno ancora sa se di lamiera, di legno o muratura) ammonterebbero a circa 700 milioni. Ma 400 risultano spendibili quest’anno, 300 l’anno prossimo.

Questo, a dispetto del giuramento solenne rinnovato dal Cavaliere a “Porta a Porta” di due giorni fa, fa pensare che l’impegno di una “casetta” a tutti gli sfollati entro ottobre, o comunque prima del gelo invernale, andrà inevaso. Quasi la metà di loro (secondo il timing implicito nella ripartizione biennale dei fondi) avrà un tetto non prima della primavera del prossimo anno.

Un altro fronte, persino più allarmante, riguarda la ricostruzione delle case distrutte. Il governo ha annunciato “un contributo pubblico fino a 150 mila euro (80 mila per la ristrutturazione di immobili già esistenti), a condizione che le opere siano realizzate nel rispetto della normativa antisismica”.

Basterà presentare le fatture relative all’opera da realizzare, e a tutto il resto penserà Fintecna, società pubblica controllata dal Tesoro, che regolerà i rapporti con le banche. Detta così sembra facilissima. Il problema è che quei 150 mila euro nel decreto non ci sono affatto. Risultano solo dalle schede tecniche che accompagnano il provvedimento. E dunque, sul piano legislativo, ancora non esistono. Non basta. Sul totale dei 150 mila euro, il contributo statale effettivo sarà pari solo a 50 mila euro. Altri 50 mila saranno concessi sotto forma di credito d’imposta (dunque sarà un risparmio su somme da versare in futuro, non una somma incassata oggi da chi ne ha bisogno) e altri 50 mila saranno erogati attraverso un mutuo agevolato, sempre a carico della famiglia che deve ricostruire, che dunque potrà farlo solo se ha già risparmi pre-esistenti. Se questo è lo schema, al contrario di quanto è accaduto per i terremoti dell’Umbria e del Friuli, i terremotati d’Abruzzo non avranno nessuna nuova casa ricostruita con contributo a fondo perduto. Anche perché nelle schede tecniche del decreto quei 150 mila euro sono intesi come “limite massimo” dell’erogazione. Ciò significa che lo Stato declina l’impegno a finanziare la copertura al 100% del valore dell’appartamento da riedificare.

Nel “Decreto Abracadabra”, per ora, niente è ciò che appare. Man mano che si squarcia la cortina fumogena della propaganda, se ne cominciano ad accorgere non solo i “soliti comunisti-sfascisti” dell’opposizione come Pierluigi Bersani (che accusa l’esecutivo di trattare gli aquilani come “terremotati di serie B”), ma anche amministratori locali come Stefania Pezzopane, o perfino presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, che l’altro ieri a L’Aquila ha ripetuto “qui servono soldi veri”. C’è un obbligo morale, di verità e di responsabilità, al quale il governo non può sfuggire. Lo deve agli abruzzesi che soffrono, e a tutti gli italiani che giudicano. L’epicentro di una tragedia umana non può essere solo il palcoscenico di una commedia politica.

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Attualità

Il Governo dice che la Sardegna verrà “ricompensata” per non ospitare il G8. A che punto erano i lavori?

Dopo un vertice con Bertolaso a palazzo Chigi sull’emergenza terremoto in Abruzzo, il premier annuncia che la caserma di Coppito ospiterà il summit dei Grandi. Secondo l’agenzia Kronos, Berlusconi ribadisce che l’incontro e le manifestazioni previste per il G8 ”si terranno tutte all’interno” della cittadella di Coppito nella sede della scuola della Gdf, ”dove ci sono anche dei miglioramenti logistici rispetto a La Maddalena”. Una scelta, spiega il premier che ”permetterà un risparmio anche per le misure di sicurezza rispetto a quanto avremmo dovuto investire” in Sardegna.

”Anche i giornalisti – dice il Cavalier e- potranno assistere lì al G8 e non a distanza come avvenuto in Scozia o in Giappone. A Tokyo, ricordo, ho impiegato un’ora per raggiungere il centro delle conferenze”. Il presidente del Consiglio garantisce che ”la Sardegna sarà ricompensata. I lavori li termineremo come se il G8 dovesse tenersi lì. E’ molto probabile che sia il G8 per l’Ambiente, ma è certo che si tratti di incontri bilaterali con importanti interlocutori internazionali”. Suona strano che ci possano essere i risparmi dichiarati se ci dovesse essere la “ricompensa” alla Sardegna. Insomma, la prima impresione è che i conti non tornano. A proposito dei lavori per il G8 in Sardegna, Fabrizio Gatti per L’espresso dell’8 gennaio scorso ha condotto un’inchiesta nell’isola. Eccola.

Scandalo Formato G8 di Fabrizio Gatti-L’espresso

Per il summit dei grandi della terra alla Maddalena lavori da 300 milioni di euro. E l’appalto più ricco va a una società vicina alla moglie del dirigente della Protezione civile che sovrintendeva all’intera opera Prende forma il palazzo del vertice
In Italia è tra le più piccole imprese edili e incasserà oltre 117 milioni in nove mesi. Non è la lotteria di Capodanno, ma la montagna di soldi pubblici che l’Anemone Costruzioni di Grottaferrata, alle porte di Roma, riceverà grazie ai lavori per il G8 sull’isola della Maddalena. Luciano Anemone, 54 anni, amministratore unico della società a responsabilità limitata, tra le tante opere sta costruendo il centro congressi che nel luglio 2009 ospiterà il primo grande vertice internazionale con il neopresidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ed è come se gli italiani gli consegnassero 2 euro a testa. Neonati compresi. Un record. Anche perché il signor Anemone, pur dichiarando soltanto 26 dipendenti, si è preso la fetta più grossa della torta da quasi 300 milioni di euro suddivisi tra cinque società. Una spesa da nababbi con l’aria che tira, le famiglie in crisi, la Fiat in gravi difficoltà e l’Alitalia ko. Inutile tentare di sapere perché sia stata scelta proprio la ditta Anemone. I criteri di selezione delle cinque imprese, chiamate senza pubbliche gare d’appalto, così come i progetti, sono coperti dal segreto di Stato: provvedimento imposto da Romano Prodi, confermato da Silvio Berlusconi e affidato con tutte le opere alla Protezione civile e al suo direttore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso.

Questioni di sicurezza, hanno dichiarato. Ma sollevando il velo della riservatezza si incontra ben altro. ‘L’espresso’ è entrato di nascosto nei cantieri sull’isola della Maddalena. E ha scoperto cosa finora il segreto di Stato ha impedito di vedere. Il sospetto di spese gonfiate. Costi di costruzione da capogiro a più di 3.800 euro al metro quadro. Lavoratori senza contratto. Operai pagati con fondi neri. Le minacce del caporalato (vedi l’articolo a pag. 38). E un curioso legame d’affari tra la famiglia del coordinatore della struttura di missione della Protezione civile,
Angelo Balducci, e l’impresa che a fine lavori guadagnerà di più. L’Anemone, appunto.

Non finisce qui. Il secondo grande appalto, 59 milioni per la costruzione dell’albergo che ospiterà i capi di Stato, la Protezione civile lo ha affidato alla Gia.Fi. di Valerio Carducci, 60 anni, cavaliere della Repubblica, l’imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta di Luigi De Magistris sulla presunta rete di favori tra malaffare e politica nazionale in Calabria. E anche i criteri di selezione della Gia.Fi. sono coperti da segreto.

Angelo Balducci, ingegnere spesso accanto a Bertolaso, ha fama di uomo da centinaia di milioni di euro. È il braccio operativo nei grandi appalti della Protezione civile. Non solo calamità, soprattutto organizzazione di grandi eventi come il G8. Per anni provveditore ai Lavori pubblici su Lazio e Sardegna, Balducci ha coltivato le amicizie che contano con l’imprenditoria e il Vaticano. Le sue relazioni politiche vanno dal leader della Margherita, Francesco Rutelli, al ministro di An alle Infrastrutture, Altero Matteoli. Il 10 ottobre scorso Matteoli propone al Consiglio dei ministri e ottiene la nomina di Balducci a presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Nei mesi precedenti, dal 19 marzo al 13 giugno 2008, proprio durante il periodo più delicato con la preparazione dei cantieri e il conferimento degli appalti, l’ingegnere è il soggetto attuatore di tutte le opere per il G8, cioè l’uomo dalle mani d’oro: provvede alle procedure necessarie per l’affidamento degli incarichi, alla stipula dei contratti, alla direzione dei lavori e al pagamento degli stati di avanzamento. E come soggetto attuatore si occupa delle imprese della famiglia Anemone.

Balducci è un grande esperto nei contratti assegnati d’urgenza dalla Protezione civile, senza gare d’appalto. Segue per mesi i lavori per i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma e per le manifestazioni del centocinquantesimo anniversario della Repubblica da celebrare nel 2011. Venerdì 13 giugno, però, è una pessima giornata. Un’ordinanza di Berlusconi lo rimuove dall’incarico di soggetto attuatore per il G8 e i Mondiali di nuoto. Ai cantieri della Maddalena, Balducci viene sostituito da un ingegnere dello staff, Fabio De Santis. Ma continua a occuparsene con “funzioni di raccordo tra la struttura di missione”, cioè la Protezione civile, e i “soggetti coinvolti dagli interventi infrastrutturali”. In quell’ordinanza, c’è però un passaggio che farebbe tremare i polsi a qualunque funzionario. Berlusconi dispone che Bertolaso costituisca “una commissione di garanzia composta da tre esperti di riconosciuta competenza e professionalità, anche estranei alla pubblica amministrazione”. Una spesa in più per il G8, perché i compensi per gli esperti sono ovviamente a carico dello Stato. Obiettivo della commissione: “Assicurare un’adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori… in termini di congruità dei relativi atti negoziali”.

Filo spinato intorno al cantiere. Qualcosa insomma non va nella contrattazione degli appalti. Ma il segreto di Stato mette tutto a tacere. Così la squadra della Protezione civile in missione in Sardegna può raccontare, senza essere smentita, che Balducci è stato promosso. Anche se per lui, che era già stato presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, è un ritorno al passato. Il 31 ottobre tocca a De Santis. Sostituito per decreto, come Balducci. Berlusconi ora nomina un esterno alla pubblica amministrazione, Gian Michele Calvi, professore di ingegneria all’Università di Pavia. Il caso è archiviato.

Eppure non è solo una questione di nomine tra il governo e la Protezione civile. Tutte le ditte per lavorare ai progetti del G8 devono ottenere il nulla osta di segretezza. E il nulla osta dovrebbe essere rilasciato dal ministero dell’Interno soltanto dopo accurate indagini sulla trasparenza delle imprese. Invece troppi particolari sono sfuggiti a chi avrebbe dovuto controllare. Bisogna lasciare la Maddalena, volare a Fiumicino e salire a Grottaferrata, alle porte di Roma. Via 4 novembre 32, nel mezzo di un quartiere di viali alberati, è l’indirizzo dichiarato da Luciano Anemone come sua residenza o come sede legale dell’Anemone Costruzioni. Ed è anche, come ha scoperto ‘L’espresso’, l’indirizzo di una casa di produzioni cinematografica, la Erretifilm srl. Di chi è? Amministratore unico e proprietaria al 50 per cento è Rosanna Thau, 62 anni, moglie di Angelo Balducci. Venticinquemila euro per costituire la srl della signora Balducci li ha messi però Vanessa Pascucci, 37 anni, amministratore unico e socia a metà di un’altra impresa edile legata alla famiglia Anemone, la Redim 2002 di Grottaferrata. E attraverso la Redim 2002, Vanessa Pascucci è anche socia dell’Arsenale scarl: società costituita apposta per il cantiere nell’ex Arsenale della Maddalena. Così il cerchio si chiude. Protetto dal segreto di Stato, l’appalto più ricco del G8 è finito a società amiche di chi aveva in mano la cassa. Con il suo seguito di domande. A cominciare da questa: chi ha scelto di affidare a Balducci l’incarico più delicato?

I guadagni in gioco sono spaventosi. L’opera su cui è già possibile fare qualche conto è l’albergo che ospiterà i presidenti. Capocommessa del cantiere, la Gia.Fi. di Valerio Carducci. Le poche notizie uscite dagli uffici della Regione Sardegna parlano di 57 mila metri cubi per un costo d’opera salito da 59 a 73 milioni di euro. Considerando un’altezza media delle stanze di 3 metri, sono 19 mila metri quadri coperti. Dunque un costo di costruzione al metro quadro di 3.842 euro, escluso il valore dell’area. Una cifra pazzesca se paragonata al valore di costruzione che per le case di lusso, secondo un capomastro della Maddalena, non supera i 1.200 euro al metro. Polverizzati anche i valori di vendita pubblicati dal sito dell’Agenzia del territorio: un massimo di 3.100 euro al metro quadro per le ville e di 2.000-2.300 per le attività commerciali. Così un ente dello Stato, la Protezione civile, sta finanziando un’opera ignorando le quotazioni pubblicate da un altro ente statale, l’Agenzia del territorio. L’esubero potrebbe essere giustificato con le spese per l’arredamento, il centro benessere e i letti su cui dormiranno Nicolas Sarkozy, Carla Bruni e Angela Merkel. Ma è difficile crederlo. Ammettendo un costo di costruzione molto vantaggioso per le imprese di 2000 euro al metro quadro (38 milioni in totale), per l’arredamento avanzerebbero 35 milioni. Cioè il costo di un altro albergo. (Beh, buona giornata)

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Attualità

Il G8 a L’Aquila: “fantasia al potere”? “Follia positiva”?

di Eugenio Scalfari- La Repubblica

(……..)
C’è un freschissimo esempio della “fantasia al potere” o meglio della “follia positiva” stando all’autodefinizione che ne ha dato lo stesso nostro premier, ed è il trasferimento del G8 che avrà luogo nel prossimo luglio dall’isola della Maddalena alla scuola degli allievi ufficiali dell’Aquila. Un colpo di scena suggerito da Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile e ai Grandi eventi e fatto proprio da Berlusconi con entusiasmo all’insaputa dello stesso governo da lui presieduto.

Le motivazioni di questo “coup de théâtre” sono quattro: le minori spese, il desiderio di mettere i potenti della terra a diretto contatto con una catastrofe naturale, la possibilità di elevare il caso Abruzzo dal livello nazionale a quello mondiale, la maggiore sicurezza del “meeting” tra le montagne abruzzesi rispetto alle sedi navali che l’avrebbero ospitato alla Maddalena.

È sufficiente un sommario esame per capire che si tratta di motivazioni infondate.

Le spese per realizzare il G8 alla Maddalena sono state tutte in grandissima parte già fatte (anche se ancora debbono essere pagate). Gli impianti previsti saranno comunque portati a termine. Nessun risparmio da questa parte sarà dunque realizzato. Il grande albergo a cinque stelle costruito nell’isola sarda resterà come una delle tante cattedrali nel deserto, di sperpero del denaro pubblico e di cementificazione di uno degli arcipelaghi più belli d’Europa. Il risparmio sulle spese navali rispetto a quelle aquilane sarà minimo, invece delle navi alla fonda bisognerà mobilitare una flotta di elicotteri che faccia la spola tra Roma e l’Aquila.

I potenti della terra hanno purtroppo larga esperienza di catastrofi naturali, in Giappone, in Louisiana, in Florida, in California, in Russia, in India, in Cina, in Turchia. Insomma nel mondo intero.

Portare il caso Abruzzo all’attenzione del mondo affinché dia una mano per risolverlo è risibile. C’è l’intero continente africano che è di per sé una catastrofe, per citare un solo caso tra tanti.

La sicurezza contro i No Global. Non metteranno piede all’Aquila, l’hanno già detto. Ma faranno altrove le loro prove. Speriamo vivamente che siano prove puramente dimostrative. Se comunque, come scopre ora Bertolaso, garantire sicurezza alla Maddalena era un compito così arduo, ci si domanda adesso perché fu scelta quella località.

Forse Bertolaso ha troppe cose da fare: la protezione contro le catastrofi, i rifiuti dell’immondizia, la progettazione ed esecuzione dei grandi eventi. Il tutto non solo sulle sue spalle ma sulle strutture della Protezione civile. Che non stia nascendo, sotto la leadership politica di Berlusconi, una leadership tecnocratica di Bertolaso? Non credo che i vertici negli altri paesi siano affidati alla Protezione civile. Li curano i ministri dell’Interno, i Servizi di sicurezza, le forze della sicurezza pubblica. Che c’entra la Protezione civile? I pompieri che ne costituiscono l’ossatura?

Bertolaso, racconta il generale della Finanza, Lisi, che lo vede lavorare nella sua scuola, “lavora notte e giorno, non dorme, è una fucina di iniziative, non è un uomo ma un miracolo”.

Forse se si concentrasse su uno solo dei suoi tanti compiti eviterebbe alcune disfunzioni che stanno emergendo in questi giorni e che i terremotati vivono sulla loro pelle.

No, neanche Bertolaso è infallibile. Quanto ai miracoli, beati i paesi che sanno farne a meno. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Terremoto: “Nicola, caro vice ministro Bertolaso, è stato ucciso come tutti gli altri dall’imprudenza delle istituzioni.”

da ilmessaggero.it

Nicola Bianchi era uno studente di 22 anni di Monte San Giovanni Campano, morto nel crollo della palazzina in via Gabriele D’Annunzio 11 distrutta dal terremoto. Il padre, Sergio Bianchi, operatore del 118, ha scritto oggi una lettera aperta al capo della Protezione civile Guido Bertolaso, per chiedere perché, nonostante si registrassero scosse sismiche fin da gennaio, nessuno abbia preso provvedimenti, a partire dalla chiusura dell’università «una settimana prima come hanno fatto le scuole ritenendo la situazione pericolosa».

«Non voglio fare polemiche – scrive Bianchi – ma sono addolorato e non bisogna dimenticare che in questa tragedia ci siamo anche noi: abbiamo perduto i nostri figli perché nessuno ci ha avvertiti del pericolo. Il mio ragazzo, insieme ad altre giovani vite ciociare spezzate, era all’Aquila per costruirsi un futuro. Ho visto i muri del palazzo-tomba di Nicola con alcuni lesioni. Ho chiesto spiegazioni a tutti, dal proprietario ai vicini e mi hanno risposto di stare tranquillo, che la situazione era sotto controllo. I nostri ragazzi che vivevano al civico 11 di via Gabriele D’Annunzio e gli altri che alloggiavano nelle palazzine vicine erano tranquilli, perché noi genitori gli avevamo trasmesso la serenità. Nicola, caro vice ministro Bertolaso, è stato ucciso come tutti gli altri dall’imprudenza delle istituzioni». (Beh, buona giornata).

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